Quei “volontari” a stelle a strisce che muoiono in Ucraina

Quei “volontari” a stelle a strisce che muoiono in Ucraina

10 Luglio 2023 0

È tornato nuovamente alla ribalta il tema dei mercenari americani che vanno a combattere nelle file ucraine. Il settimanale newyorkese Newsweek ha diffuso dei video apparsi in rete che mostrano i “volontari” di Washington sotto il fuoco dei russi in un’area urbana dell’Ucraina. Il giornale precisa di non conoscere il luogo e la data esatta degli scontri ripresi nelle immagini, ma ha rilanciato la questione sottolineandone l’urgenza.

All’esercito di Kiev mancano uomini

Le cifre dei morti dell’esercito ucraino provengono da varie fonti e sono dunque oggetto di discussione. Un documento dell’intelligence USA risalente ad aprile parla di circa 16mila caduti e di 110mila feriti in combattimento. Aggiunge poi che questi numeri sono dieci volte maggiori di quelli resi noti da Kiev, che diffonde pochissime informazioni in merito. Per analoghi motivi di propaganda, sarebbe dunque lecito aspettarsi che anche i numeri dati dagli americani siano di molto inferiori alla realtà…

Secondo una stima effettuata da Marina Miron, ricercatrice del King’s College di Londra, le perdite ucraine ammonterebbero a 200mila. Quel che è certo è che a Zelensky mancano gli uomini per la sua controffensiva e ha quindi dovuto ricorrere a una mobilitazione forzata. Per forzarla ancora di più, contro i renitenti alla leva ha introdotto sanzioni pesanti, incluso il carcere.

Fin dallo scoppio del conflitto armato, la neo-formata Legione internazionale di difesa territoriale dell’Ucraina ha iniziato ad accogliere quanti più stranieri possibile tra le sue fila. Lo ha fatto senza andare troppo per il sottile nella selezione e continua a farlo ancora adesso, perché i volontari scarseggiano. Pur avendo scartato metà dei candidati, ha comunque preso dentro latitanti, ex detenuti o individui con intenzioni dubbie (che hanno poi approfittato della nuova posizione per commettere crimini, dal traffico di armi alle molestie sessuali). E fra coloro che si sono distinti per il comportamento criminale o proditorio, a seguito del quale sono stati espulsi dalla Legione o hanno disertato, vi sono anche degli americani.

I motivi per partire

Il New York Times ha analizzato le domande dei candidati dei gruppi di volontari e ne ha intervistati una trentina. Ne è emerso un quadro variegato, che va dalla convinzione di combattere per il Bene contro il Male alla mera ricerca di vantaggi economici e personali. Ma anche chi è partito carico di belle speranze è finito per deviare dai suoi obiettivi idealistici, ad esempio appropriandosi delle offerte fatte dai cittadini europei e americani per comprare armi e viveri.

Poi ci sono quelli che, pur di essere ammessi subito a un livello più alto, si sono inventati il loro passato militare, compreso il grado e le zone in cui avrebbero operato. Essi costituiscono un problema serio per gli Stati Uniti. In primo luogo perché hanno commesso errori ingenui dettati dalla vanità, ad esempio apparendo in diretta dal campo di battaglia e rivelando la posizione della loro unità. Poi perché hanno accesso alle armi fornite dall’amministrazione Biden: pare che spesso non le abbiano usate al fronte, ma rispedite altrove.

Washington ha sempre formalmente scoraggiato la partenza dei suoi cittadini per andare a combattere in Ucraina, spiegando che potevano essere fatti prigionieri dai russi e tenuti come ostaggi. Tale preoccupazione vale ancora di più se si tratta di quegli americani presenti sul territorio ucraino come istruttori della NATO. Sono là da prima del 24 febbraio 2022, ufficialmente con compiti di addestramento derivanti dagli accordi di cooperazione e partenariato con Kiev.

Si pensa però che nel corso degli ultimi due anni alcuni siano passati direttamente all’azione. Poiché gli USA negano qualunque coinvolgimento dei loro uomini in operazioni sul campo, lavorano in segreto come commando e spie, anche oltre le linee nemiche.

La reazione del governo americano

Il Dipartimento di Stato ha ribadito più volte l’invito ai suoi cittadini a non viaggiare in Ucraina a causa del rischio rappresentato dagli scontri armati e dalla possibilità di essere individuati dai “funzionari di sicurezza russi”. A quelli già presenti sul territorio ucraino, Washington chiede di ritornare immediatamente in patria, qualora ciò non presenti pericoli, uscendo dal Paese con qualunque mezzo di trasporto terrestre privato o commerciale.

Un portavoce del Dipartimento ha spiegato che la capacità di verificare le notizie sulla presenza o sulla morte di cittadini statunitensi in Ucraina è “estremamente limitata”. A gennaio di quest’anno, le fonti ufficiali parlavano di sei americani uccisi in combattimento, l’ultimo dei quali era un ex Navy SEAL recatosi laggiù senza permesso. Nel recente caso di Nicholas Maimer, ex sergente scelto dell’esercito americano deceduto a maggio a Bakhmut/Artyomovsk, Washington era a conoscenza del fatto che un cittadino americano fosse morto nel corso di quella battaglia, ma era alla ricerca di ulteriori informazioni per identificarlo.

Quelli che muoiono

Maimer è stato nell’esercito per vent’anni e apparteneva alle Forze Speciali, ma non era più in servizio quando si unito alle file ucraine. Inizialmente si è aggregato alla forza privata di volontari occidentali nota come Mozart Group, creata proprio da due ex Marine e ora scioltasi, da lui stesso descritta come non professionale. Poi pare si sia offerto come addestratore e sia finito nel “tritacarne” di Bakhmut.

Si conoscono i dettagli di almeno altri due americani morti a partire dallo scorso autunno. Il primo è morto a settembre del 2022 e aveva sembianze che gli hanno guadagnato il soprannome di “Gesù tattico”. Joshua Jones, ex militare di 24 anni, era partito dichiarando di essere un cristiano devoto e di combattere per i suoi ideali di libertà. Il secondo è morto a ottobre ed era il veterano Dane “Bird” Partridge, in Ucraina già dall’aprile 2022. Si era unito alla Legione internazionale di difesa territoriale dopo essere passato dalla Polonia ed è rimasto ferito mortalmente nel Donbass. Torna così nuovamente alla ribalta il tema dei mercenari americani che vanno a combattere nelle file ucraine.

Il settimanale newyorkese Newsweek ha diffuso dei video apparsi in rete che mostrano i “volontari” di Washington sotto il fuoco dei russi in un’area urbana dell’Ucraina. Pur precisando di non conoscere il luogo e la data esatta degli scontri ripresi nelle immagini, il giornale ha rilanciato la questione sottolineandone l’urgenza.

Martin King
Martin King

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