Picco di esportazioni di gas russo verso l’Europa, a dispetto di tutte le sanzioni

Picco di esportazioni di gas russo verso l’Europa, a dispetto di tutte le sanzioni

18 Agosto 2023 0

All’inizio di agosto le esportazioni di gas russo verso l’Europa hanno raggiunto un picco storico. A dispetto delle sanzioni occidentali e delle dichiarazioni di intenti dei vertici UE, che vorrebbero separare le nazioni europee dal popolo russo, gli scambi commerciali e di risorse energetiche con Mosca continuano a ritmi notevoli.

Il gasdotto turco-russo

Ma se è sanzionato, come fa ad arrivare in Europa il gas russo? Posto che alcuni Paesi hanno ottenuto delle esenzioni specifiche, nella maggior parte dei casi il combustibile arriva tramite il TurkStream, il gasdotto turco-russo che attraversa il Mar Nero. In altre parole, il gas non arriva direttamente, ma smistato dai turchi: per il consumatore finale e per i controllori europei non c’è modo di sapere se il combustibile è effettivamente russo o azero o iraniano oppure un mix. Ma è tutto nella norma: non si possono chiudere i rubinetti del gasdotto solo perché si sospetta che da lì esca del gas russo. O meglio, non conviene chiuderli. Al di là delle dichiarazioni ufficiali di ostilità e di superiorità morale e materiale, infatti, a Bruxelles sanno bene che l’inverno non è poi così lontano. Dunque è meglio lasciare che i Paesi europei facciano scorte già oggi, chiudendo un occhio sul metodo. Al momento, le riserve continentali sono arrivate quasi all’87% e presto potrebbero raggiungere la quota obbligatoria del 90%. A luglio, Gazprom ha cominciato ad aumentare le esportazioni verso l’Europa, passando da 46,3 milioni di metri cubi fino al picco oltre 51,3 milioni toccato ai primi di agosto.

Si tratta del 24% in più rispetto al medesimo periodo dello scorso anno.  Ed è persino più di quanto previsto. Il gas sta andando in vari Paesi dell’Europa sud-orientale, sbucando dall’uscita del TurkStream situata in Bulgaria. La Turchia è l’unico membro della NATO ad aver apertamente rifiutato di accodarsi alle sanzioni occidentali. La Grecia, che è sia nella UE che nell’Alleanza Atlantica, aderisce ufficialmente alle misure restrittive, ma nella pratica non fa molto per impedire che i tanker della cosiddetta “flotta ombra” portino il greggio russo nei porti europei.

Lo sciopero australiano

La minaccia di uno sciopero presso le industrie di gas naturale liquefatto in Australia ha fatto schizzare in alto il valore del gas del 28% in un solo giorno. Si tratta del prezzo stabilito presso il TTF, il punto di scambio virtuale situato in Olanda. Se i lavoratori degli impianti Chevron e Woodside Energy Group incrociassero le braccia, la metà delle esportazioni australiane di GNL si bloccherebbe. In questo modo, gli acquirenti cinesi e giapponesi in particolare sarebbero costretti a rivolgersi altrove, alzando la domanda e dunque il prezzo degli altri fornitori.

D’altro canto, oggi per la Russia uno dei migliori compratori è proprio la Cina. Tramite il gasdotto che parte dalla Siberia, Pechino prende milioni di tonnellate sia di GNL sia di petrolio, assorbendo così una buona parte di quelle materie prime che le sanzioni occidentali sono riuscite comunque a colpire. I cinesi oggi cercano di mantenere una posizione non troppo sbilanciata verso l’alleanza strategica coi russi, evitando ad esempio gli scambi che possono rientrare nell’ambito militare e che possono infastidire gli americani. Washington è infatti il primo partner commerciale di Pechino, ma i loro rapporti si stanno deteriorando. I rapporti fra “orso” e “dragone”, invece, si stanno via via intensificando: se la tendenza dovesse mantenersi, entro la fine del decennio la Russia potrebbe scalzare gli USA come partner numero uno della Cina.

Austria e CSI

Fra i Paesi dell’orbita euroatlantica che ancora oggi favoriscono di fatto il commercio con Mosca, vi sono l’Ungheria e l’Austria. Quest’ultima ha addirittura incrementato il livello delle importazioni dalla Russia, pur dichiarandosi sempre aderente ai pacchetti sanzionatori di Bruxelles. Soprattutto per quanto riguarda i combustibili, Vienna soddisfa la maggior parte del suo fabbisogno con le risorse russe. Ma pure in ambito bancario gli affari sono aumentati moltissimo, grazie all’uscita dal mercato di gran parte della concorrenza. L’austriaca Raiffeisen Bank International (RBI) ha raddoppiato i suoi utili in Russia e oggi è il canale da cui passa quasi la metà dei pagamenti per le transazioni internazionali dei russi con l’Occidente.

E il commercio procede bene a dispetto delle sanzioni anche grazie agli alleati naturali della Russia, cioè alcuni dei cosiddetti Paesi CSI, cioè le ex Repubbliche sovietiche. In particolare quelle che oggi formano l’Unione Economica Eurasiatica(UEE): tolta la Bielorussia, anch’essa sanzionata, ci sono il Kazakistan, il Kirghizistan e l’Armenia. Fra questi Paesi vi è una sorta di mercato unico che non ha quasi barriere doganali interne: perciò se un prodotto entra in questo spazio dal confine di un Paese non sanzionato, può arrivare in Russia o in Bielorussia. Gli USA hanno accusato l’Armenia di servire illegalmente da tramite per far giungere prodotti vietati a Mosca e hanno addirittura sanzionato in maniera selettiva determinate compagnie armene. Sta di fatto, comunque, che all’inizio di agosto le esportazioni di gas russo verso l’Europa hanno raggiunto un picco storico. A dispetto delle sanzioni occidentali, gli scambi commerciali e di risorse energetiche con Mosca continuano a ritmi notevoli.

Redazione Strumenti Politici
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