Resta poco agli eserciti del Benelux dopo aver fornito Kiev di armi e munizioni

Resta poco agli eserciti del Benelux dopo aver fornito Kiev di armi e munizioni

21 Agosto 2023 0

Nel corso degli ultimi decenni gli eserciti delle monarchie del Benelux (Belgio, Olanda e Lussemburgo) hanno sperimentato diversi gradi di importanza, ma sono sempre stati piccoli e piuttosto deboli. Il confronto con i  colossi della NATO come la Germania o il Regno Unito è ovviamente impietoso, eppure dall’inizio del 2022 i loro governi si sono impegnati a rifornire Kiev di quanti più armamenti possibili.

Oggi però hanno capito di essere rimasti scoperti essi stessi. Adesso provano a rafforzarsi, ma potrebbe essere già tardi per ricostituire gli arsenali: l’Ucraina ha già consumato molte delle loro risorse.

Durante e dopo la Guerra Fredda

Nel corso della Guerra Fredda il Benelux non era rilevante come potenza militare, ma lo era sul piano strategico. I tre Paesi – da soli o in maniera congiunta – sono riusciti comunque a raggiungere un discreto livello in certi ambiti. L’importanza geografica era data, e lo è ancora oggi, dalla posizione centrale e dallo sbocco dei porti belgi e olandesi sul Mare del Nord.

Il Belgio inoltre ha sempre ospitato la sede della NATO e dal 1967 quella dello SHAPE (Supreme Headquarters Allied Powers Europe). All’epoca della contrapposizione col blocco sovietico, Bruxelles contribuiva col suo I Corpo d’Armata al Gruppo d’armate settentrionale (NORTHAG) dislocato in Germania Ovest.

Finita con il collasso dell’URSS la motivazione primaria dell’Alleanza Atlantica, i governi del Benelux hanno tagliato il budget e trascurato gli arsenali. Hanno poi iniziato a spingere sull’integrazione, specialmente dopo che le tensioni in Europa sono ricominciate nel 2008 con la guerra in Georgia. Belgio e Olanda hanno stretto una cooperazione per le brigate meccanizzate e le Marine (BeNeSam). Le attività delle loro Forze armate si sono concentrate sul peacekeeping e la sicurezza internazionale.

Il Lussemburgo, ad esempio, ha finanziato e partecipato all’Operazione Atalanta contro la pirateria nel Corno d’Africa, mentre l’Olanda ha inviato le sue truppe in Jugoslavia e il Belgio in Ruanda. Come scriveva Forbes nel 2020, alla fine il taglio delle spese militari ha ridotto l’esercito belga all’impossibilità di uscire vittorioso da uno scontro intenso con un avversario evoluto e lo ha reso incapace di avere un qualche ruolo significativo in un conflitto serio fra la NATO e ad esempio la Russia. Per risparmiare i soldi della manutenzione, nel 2014 i belgi avevano addirittura eliminato i propri carri Leopard e li avevano sostituiti coi Piranha, veicoli corazzati più leggeri e meno armati dei veri tank. Nel 2011 anche gli olandesi si erano disfatti dei Leopard: poi si erano accorti di aver fatto un errore e hanno deciso di ricomprarli.

Lussemburgo

Sebbene sia uno dei membri più ricchi dell’Alleanza Atlantica, il Granducato di Lussemburgo dedica appena lo 0,72% del PIL al budget militare. Pur avendo intenzione di raddoppiare la cifra entro il 2028, rimane uno dei Paesi che spende di meno per le sue Forze armate. Anzi, il suo ministro della Difesa François Bausch ha dichiarato che sono le Repubbliche baltiche a dover raggiungere l’obiettivo del 2% raccomandato dalla NATO, poiché si trovano a ridosso della “minaccia potenziale” costituita dalla Federazione Russa.

Il Lussemburgo invece è lontano e deve altresì fare i conti col problema demografico, avendo un bacino di reclutamento estremamente piccolo. Oggi il suo esercito conta mille unità: un numero alto rispetto alla sua popolazione, ma microscopico in termini assoluti. Il governo vorrebbe ingrandirlo con altri due o trecento uomini, ma fa fatica a trovarli: il ministro Bausch spiega che con salari alti e disoccupazione bassa, i lussemburghesi non sono interessati ad arruolarsi.

Nel 2022 e nel 2023 il Lussemburgo ha assegnato il 16% del budget della difesa all’assistenza militare dell’Ucraina, per un totale di 90 milioni di euro, dati in gran parte sotto forma di munizioni. Ha pure donato un milione di euro a testa a Bosnia-Erzegovina, Moldavia e Georgia, nell’ottica di resistere a quelle che considera le “pressioni” della Russia sui Paesi vicini. Il ministro Bausch ha detto che occorre aiutare in particolare la Moldavia, che è la più povera delle tre nazioni suddette. Per quanto ricco, anche il Lussemburgo è esposto ai rincari delle materie prime e di tutta la catena di distribuzione. Lo scorso anno ha sperimentato un’impennata del prezzo della benzina tale da provocare difficoltà inedite agli automobilisti e ai cittadini. Dunque il governo del Granducato deve valutare bene quanto destinare ancora all’Ucraina lasciando che i propri cittadini si sentano privati del consueto benessere.

Belgio

Negli anni ’80, il Belgio decise di restringere le dimensioni del suo esercito e di aumentarne il livello professionale, pur avendo un equipaggiamento abbastanza modesto. Oggi il Belgio sta provando a invertire la tendenza al rimpicciolimento. Già nel 2018 il governo aveva lanciato il progetto STAR (Security, Technology, Ambition, Resilience) da 10,3 miliardi di euro per ingrandire l’esercito da 25mila a 29mila unità e per acquistare 34 caccia F35; in definitiva, per far salire le spese militari all’1,54% del PIL entro il 2030.

Intanto, però, sta impegnando le sue forze in varie missioni estere che servono a tenere stabili quelle zone da cui provengono le risorse energetiche per un’Europa che vuole rinunciare definitivamente a quelle della Russia. Le recenti crisi in Africa occidentale dimostrano che queste missioni pseudo-umanitarie non sempre servono a qualcosa, ma si tratta comunque di un impegno dispendioso. Il problema del Belgio è soprattutto di aver ceduto una grossa fetta di arsenale all’esercito ucraino.

Nel mese di maggio, però, a seguito della visita di Zelensky in Olanda, il Regno del Belgio e il Regno dei Paesi Bassi hanno emanato una dichiarazione congiunta di appoggio totale e irremovibile all’Ucraina. I due Paesi hanno così reiterato le promesse di impegno di rifornire Kiev dell’equipaggiamento bellico necessario e di darle sostegno umanitario e finanziario for as long as it takes.

O almeno finché le scorte non finiranno o non saranno distrutte nel corso della controffensiva: ma questa considerazione sta emergendo solamente adesso, a due mesi dall’inizio delle operazioni di attacco a lungo preannunciate dallo stesso Zelensky e accompagnate dalle sue dichiarazioni sull’inevitabile vittoria.

Olanda

Il ministro della Difesa olandese Kajsa Ollongren ha annunciato un pacchetto da oltre 40 miliardi di euro per le necessità aeree di Kiev, comprendente anzitutto l’addestramento dei piloti ucraini alla guida degli F-16 americani. Proprio l’Olanda, insieme alla Danimarca, è il Paese che in Europa coordina l’addestramento per gli F-16.

Non è stato comunicato con precisione quali armi o attrezzature fornirà l’Aia, ma si sa che si comincerà ad insegnare a un piccolo numero di piloti ucraini. Il prossimo autunno i velivoli stessi potrebbero essere concessi dall’Aia e da Copenhagen. L’Olanda acquisterà per 150 milioni di euro dei radar dalla Repubblica Ceca e li darà a Kiev per completare il quadro della difesa aerea.

Lo scorso aprile il governo olandese ha rivelato di aver donato all’Ucraina nel corso di un anno e mezzo attrezzature militari per 1,2 miliardi di euro, tra cui munizioni, fucili, missili, sistemi d’arma e veicoli. Questi ultimi sono stati i veicoli corazzati YPR, i Fennek da ricognizione, i BvS10 Viking anfibi e gli ormai celebri Leopard 1A5. Per la difesa aerea ha anche dato i Patriot e per il fuoco di artiglieria ha dato i mortai da 120mm e gli obici PzH 2000. Come si vede, gli aiuti olandesi sono stati variegati e molto ricchi.

Sono proprio i governi di Bruxelles, l’Aia e Lussemburgo a dirlo: noi mettiamo le armi, mentre sono gli ucraini a mettere le braccia e a combattere per noi sul confine orientale della NATO. Nel corso degli ultimi decenni gli eserciti delle monarchie del Benelux (Belgio, Olanda e Lussemburgo) sono sempre stati piccoli e piuttosto deboli. Oggi però hanno capito di essere rimasti scoperti essi stessi. Adesso provano a rafforzarsi, ma potrebbe essere già tardi per ricostituire gli arsenali: l’Ucraina ha già consumato molte delle loro risorse.

Vincenzo Ferrara
VincenzoFerrara

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