Sanzioni euroamericane masochiste e inefficaci contro una Russia che fa affari con Asia e Medio Oriente

Sanzioni euroamericane masochiste e inefficaci contro una Russia che fa affari con Asia e Medio Oriente

26 Febbraio 2024 0

L’accademico americano Michael Corbin parla degli effetti controproducenti delle sanzioni applicate finora da USA e UE contro la Federazione Russa. Hanno dato scarsi risultati nell’ostacolare lo sforzo bellico di Mosca e ne hanno addirittura stimolato l’attività economica e diplomatica, avvicinando la Russia all’India, alla Cina e alle potenze finanziarie e petrolifere del Medio Oriente. Per la rivista Responsible Statecraft Corbin ha condotto un’analisi precisa e basata sui dati, che mostra il fallimento delle sanzioni e il pericolo di provocare il crollo del sistema di governo mondiale controllato dall’Occidente, il cosiddetto “ordine basato sulle regole”.

Fin dall’inizio delle ostilità in Ucraina, i Paesi dell’Occidente hanno dichiarato che avrebbero fatto ricorso alle sanzioni come a uno strumento cruciale per soffocare l’economia della Russia e troncare le sue possibilità di commerciare col resto del mondo. Hanno mantenuto la promessa, aumentando continuamente il numero delle sanzioni mentre il conflitto ucraino entra nel suo secondo anno.

28mila sanzioni

Gennaio 2024: la Federazione Russa è sottoposta a più di 28mila misure sanzionatorie, la maggioranza delle quali è stata imposta dopo l’avvio dell’operazione militare speciale nel febbraio 2022. Circa 16mila di esse sono applicate a individui, mentre quasi 10mila ad aziende e 3200 a istituzioni. Inoltre vi sono sanzioni settoriali, come l’embargo commerciale generale su gas e petrolio.

L’Unione Europea e gli Stati Uniti hanno determinato il maggior numero di sanzioni, ma si sono accodati anche Paesi come il Giappone, la Corea del Sud e la Svizzera. L’intenzione di tali misure è di ostacolare lo sforzo bellico russo e fomentare l’instabilità interna a livello politico ed economico, ma non hanno praticamente raggiunto l’obiettivo. La Russia ha mantenuto le sue attività belliche in Ucraina e il Fondo Monetario Internazionale prevede per Mosca una crescita del 2,6% nel 2024; al contrario, molti Stati membri della UE stanno finendo in recessione e sono preda di grosse incertezze politiche, proprio in un anno fondamentale di elezioni in varie democrazie occidentali.

Probabilmente, il principale conseguimento è stato quello di rafforzare l’orientamento commerciale della Russia verso est e verso il Sud Globale, cioè lontano dall’Unione Europea. Il risultato è che il totale degli scambi russi ha toccato i 530,2 miliardi di dollari nei primi nove mesi del 2023. L’export è stato di 316,9 miliardi e l’import di 213,3 miliardi. Le esportazioni russe in Asia hanno raggiunto i 226,6 miliardi, con un aumento annuale del 10,3%, e le importazioni sono cresciute del 39,5%, arrivando a 139,7 miliardi.

I numeri dell’import-export

Nei primi nove mesi del 2023 la quota della Cina negli scambi commerciali con la Russia è stata di 105 miliardi, contro i 78 dell’intero 2021. Le importazioni cinesi di carburante sono state di 52,7 miliardi nel 2021 contro i 77 dei primi nove mesi del 2023; in quello stesso intervallo l’import russo dalla Cina è stato di 81,8 miliardi (quasi il 40%) contro i 54,5 del 2021. Nel periodo considerato le esportaziono russe verso l’India sono state di 52 miliardi di dollari contro gli 8 del 2021.

L’import indiano di combustibile russo è aumentato dai 4 miliardi dell’intero 2021 a 46 del 2023. Invece, l’export russo verso la UE è di 47 miliardi di dollari nei primi nove mesi del 2023: una significativa diminuzione rispetto ai 192,8 miliardi di tutto il 2021. Le importazioni russe dalla UE sono crollate sotto i 32 miliardi, dagli 81 di appena ventuno mesi prima. Le importazioni europee di combustibile russo sono cadute dai 120 miliardi del 2021 a meno di 27 dei primi nove mesi del 2023. Infine, le sanzioni hanno molto ridotto la quota di import dalla Russia dal 28% del 2021 al 3% del 2023.

Le cifre delineano chiaramente un reindirizzamento colossale dei flussi commerciali della Russia, nel corso dei quasi due anni dell’operazione militare speciale in Ucraina. Tuttavia, i numeri non riflettono le azioni geopolitiche che sostengono il mutamento sismico né indicano le recente iniziative che il governo russo ha intrapreso per consolidare il corso dei commerci.

Un quadro nuovo per gli scambi commerciali

A questo proposito, la Russia si è molto impegnata in una vasta serie di attività diplomatiche, che vanno dai colloqui bilaterali con Paesi come India e Iran agli sforzi di espansione del numero dei membri e della sfera di influenza dei BRICS e dell’Unione Economica Euroasiatica (UEE).

Alla fine dello scorso anno il ministro degli Esteri indiano Subrahmanyam Jaishankar e il suo omologo russo Sergei Lavrov si sono incontrati a Mosca per parlare di temi di cooperazione politica, di difesa e di cultura. Hanno discusso anche di una cooperazione economica più intensa al fine di rafforzare la grossa crescita degli scambi in atto dal 2022.

In tali colloqui il ruolo centrale lo ha fatto la logistica, con particolare riguardo alla costruzione del Corridoio di trasporto internazionale nord-sud (INSTC). Tutti e tre i segmenti del corridoio sono operativi e includono la rotta occidentale (Russia-Azerbaigian-Iran-India), quelle centrale (Russia-Iran-India) e quella orientale (Russia-Asia centrale-Iran-India). La Russia spera che l’aumentato utilizzo del Corridoio migliori le infrastrutture dei porti sul Mar Caspio e la possibilità di elevare lo status di Astrakhan e Makhachkala come hub commerciali.

Ora che è operativa anche la rotta marittima Vladivostok-Chennai (che costituisce il Corridoio marittimo orienentale o orientale EMC), India e Russia avranno l’opportunità realistica di far crescere la cooperazione economica e in questo modo di supportare le relazioni bilaterali. Il corridoio porterà beneficio anche all’India in termini sia economici che geopolitici. Riflette il desiderio dell’élite indiana di avere alternative praticabili alla Nuova Via della Seta cinese (BRI). L’India crede che il corridoio garantirà un migliore accesso all’Asia centrale senza dover passare dal Pakistan e che continuerà a rafforzare i legami economici con l’Iran e la Russia.

BRICS e UEE

Un altra maniera con cui la Russia sta cercando di aumentare gli scambi regionali è l’Unione Economica Euroasiatica (UEE). Lo scorso 25 dicembre i leader della UEE si sono incontrati per siglare un accordo con l’Iran, che ha portato a termine due anni di negoziati e che entrerà in vigore dopo la ratifica da parte dei parlamenti nazionali.

L’Accordo di libero scambio Iran-UEE eliminerà le tariffe sull’87% dei beni scambiati dalle controparti. Rappresenta per l’Iran il maggiore accordo commerciale concluso fino ad oggi ed è importante anche per la Russia, che conferma un altro partner commerciale ed evidenzia il suo ruolo di leader per questo gruppo di Paesi e per lo sviluppo economico dell’Asia centrale.

Infine, a gennaio i BRICS hanno annunciato la propria espansione ad altri cinque membri: Egitto, Etiopia, Iran, Arabia Saudita ed Emirati Arabi. Con queste adesioni il PIL complessivo dei BRICS ammonterà a 28,5 migliaia di miliardi di dollari, ovvero il 28,1% del totale mondiale, contro il 43,2% dei Paesi del G7. Sebbene l’allargamento dei BRICS sia notevole da un punto di vista economico, è ancor più significativo se visto nel contesto geopolitico.

L’accesso di Paesi mediorientali e africani concede al gruppo una presenza più ampia sulla rotte chiave per il commercio e i trasporti. Inoltre aumenta la sua quota della produzione globale di petrolio al 43% e quella dell’export al 25%. Bisogna anche dire che il BRICS detiene il 72% dei metalli delle terre rare, fondamentali per gli armamenti ad alta tecnologia e per i beni di consumo, compresi le schede elettroniche e i telefonini.

Cambiare paradigma o subire le conseguenze

In Occidente molti prestano attenzione soltanto alla retorica sull’economia russa debole, isolata e al collasso, mentre i politici occidentali devono seguire più da vicino le continue iniziative della Russia in ambito geopolitico. La partecipazione economica della Russia può essere ostacolata dall’introduzione di alcune difficoltà rappresentate da certi elementi geopolitici, ma il quadro che sta emergendo ha il potenziale per disarticolare il tradizionale “ordine basato sulle regole”, se non addirittura di minarlo alla base.

Quindi una politica di impegno costruttivo e illimitato negli scambi e nelle relazioni economiche su scala globale dovrà diventare in futuro lo strumento fondamentale della diplomazia commerciale dei politici occidentali. Essa deve presuppore maggiore moderazione nell’uso di politiche sanzionatorie severe che finiscono solo per ridurre l’accesso occidentale a beni cruciali e per portare a un’inflazione globale più alta, il cui peso maggiore viene portato dai consumatori della classe media e dai lavoratori.

Redazione Strumenti Politici
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