Papua Nuova Guinea: le miniere della discordia
La società canadese K92 Mining Ltd, con sede a Vancouver, sta effettuando grossi investimenti in Papua Nuova Guinea, dove possiede la miniera d’oro di Kainantu. Dopo avere già speso per gli scavi esplorativi 30 milioni di kina (circa 7,5 milioni di euro) nel 2021, quest’anno ne ha disposti 50 milioni per un progetto in tre fasi da iniziare nel 2024. Come dichiarato dall’amministratore delegato John Lewis, l’intenzione è quella di triplicare la produzione di oro nei prossimi tre-quattro anni. Il beneficio per gli abitanti di Papua consisterebbe nell’aumento degli stipendi e nel raddoppio del personale impiegato nei lavori. I papuani si erano invece opposti, a dicembre dello scorso anno, al progetto di un’enorme miniera nel nord del Paese presentato dalla PanAust Ltd, società a proprietà cinese ma registrata in Australia. Duemila persone di 60 villaggi hanno chiesto che i lavori venissero interrotti con una nota di protesta al governo australiano, sostenendo che la PanAust non ha ottenuto il consenso agli scavi sulle loro terre e che il progetto mette a rischio la vita delle comunità indigene del fiume Sepik. Anche dieci delegati della Nazioni Unite hanno espresso preoccupazione verso le ricadute ambientali della miniera e hanno scritto ai governi di Papua, Cina, Australia e Canada denunciando la possibilità di una distruzione ambientale catastrofica, oltre al disprezzo verso i diritti umani di coloro che abitano la regione.
La miniera di Panguna è a sua volta oggetto delle speranze del governo locale nella regione autonoma di Bougainville, perché le sue risorse potrebbero dare linfa alla battaglia secessionista di quella parte dell’arcipelago. Questa miniera di oro e rame potrebbe riaprire dopo che trent’anni fa venne chiusa forzatamente a causa delle proteste per il danno ambientale e per l’iniqua distribuzione dei proventi. Oggi, secondo le stime, potrebbe fornire ancora milioni di tonnellate di materiali preziosi. Recentemente vi è stata una riunione dei proprietari terrieri per definire i termini della riapertura, caldeggiata dal presidente di Bougainville Ishmael Toroama.Per la piena indipendenza di Bougainville, i leader politici hanno fissato una road map che passerà da un’ulteriore concessione di poteri da parte di Port Moresby e dalla redazione di una Costituzione nel 2023, mentre per l’acquisizione della totale sovranità si dovrà aspettare il 2027. Il voto del Parlamento papuano potrebbe tuttavia bloccare questo processo.
Vive a Mosca dal 2006. Traduttore dal russo e dall’inglese, insegnante di lingua italiana. Dal 2015 conduce conduce su youtube video-rassegne sulla cultura e la società russa.