Isole Figi, approvato il bilancio in mezzo a crisi economica e fuga dei cervelli
Le Figi stanno affrontando un periodo di crisi prolungata che tocca sia l’economia che la società dell’arcipelago pacifico. Inflazione e costo della vita aumentano costantemente, così come il numero dei tossicodipendenti. Al tempo stesso emigra la manodopera specializzata che cerca fortuna in Australia o in Nuova Zelanda e i giovani vanno a studiare all’estero.
L’esodo dei figiani
Secondo i dati ufficiali, nel corso degli ultimi 18 mesi più di 70mila figiani sono emigrati per motivi di studio o di lavoro, nel breve e nel lungo termine. In totale è almeno il 3% della popolazione ad aver lasciato il Paese negli ultimi anni per andare soprattutto in Australia e in Nuova Zelanda. Purtroppo se ne vanno in particolare i lavoratori qualificati e semi-qualificati, che compongono il 15% della forza lavoro nazionale. Nessuna economia può sopportare la sottrazione del 3% dei suoi cittadini migliori. È una perdita significativa, spiega Satish Chand, accademico dell’Università del Nuovo Galles del Sud. Certo, questa emigrazione porterà anche dei benefici per i lavoratori stessi e per le loro famiglie rimaste alla Figi, che riceveranno le rimesse. Ma nel complesso il mercato locale della manodopera ne risente fortemente.
Importazione di lavoratori qualificati
Il governo sta attuando una serie di misure per colmare il vuoto creatosi con l’emigrazione dei lavoratori più giovani. Anzitutto ha alzato l’età pensionabile: è già la seconda volta negli ultimi 15 mesi, passando così da 55 a 60 anni per gli impiegati statali e governativi e da 60 a 62 per i tecnici specializzati di determinati settori. Poi sta cercando di far tornare i figiani della diaspora e di importare dai Paesi vicini i lavoratori di ambiti in cui attualmente c’è penuria maggiore, soprattutto nell’industria agroalimentare. In particolare si rivolge alle nazioni della cosiddetta vuvale, la “famiglia” dei popoli del Pacifico. Infine ha rimosso gli ostacoli burocratici agli investimenti esteri e ai visti per gli ex cittadini, per invogliarli a investire nelle Figi i loro risparmi o le loro conoscenze e le capacità acquisite all’estero.
Crisi economica
Oggi la situazione finanziaria non presenta bene. Il Comitato Macroeconomico nazionale ha da poco ritoccato le previsioni di crescita del PIL per il 2024, abbassando la cifra dal 3,4% calcolato a novembre 2023 al 2,8% di oggi. L’inflazione invece è salita fino al 7,1%, mentre il governo cerca di contenere la spesa pubblica. Il ministro delle Finanze Biman Prasad incolpa il precedente governo, da cui dice di aver ereditato tutta questa serie di problemi. L’attuale governo di coalizione, formatosi alla fine del 2022 e guidato dal premier Sitiveni Rabuka, dovrà focalizzarsi su una diminuzione attenta e mirata del debito pubblico, sostiene il professor Chand. È d’accordo con lui Mahendra Chaudhry, leader del Partito Laburista figiano ed ex primo ministro tra il 1999 e il 2000, che propone di ridurre il debito assicurando che vengano fatte restituzioni al posto di acquisire altri prestiti esteri.
Il nuovo bilancio statale
Il bilancio delle Figi da poco approvato si concentra dunque sul miglioramento del tenore complessivo di vita dei cittadini. Gli ambiti su cui interviene sono le infrastrutture, l’istruzione, il salario minimo e la sicurezza (con la creazione di una Sezione Narcotici in collaborazione con la polizia federale australiana). Inoltra cerca di abbassare il debito pubblico tenendo sotto controllo l’inflazione e incrementando le accise su alcol e tabacco. Al Ministero dell’Agricoltura vanno 101 milioni di dollari figiani. A questo proposito il ministro ha dichiarato: Dobbiamo insegnare alle nuove generazioni a praticare l’agricoltura. All’istruzione vanno ben 778 milioni, la parte più consistente del budget. Il governo infatti vuole frenare la fuga dei cervelli e della manodopera qualificata.
Ma i deputati si aumentano lo stipendio
Oltre ad approvare il bilancio, i parlamentari hanno anche votato un aumento di stipendio per sé stessi, per un costo complessivo di 4,1 milioni di dollari figiani. Una cifra certamente non bassa, ma il ministro Prasad spiega che si tratta soltanto dell’1% in più (il 3% nel caso del premier e dei suoi vice). Inoltre è il primo aumento dopo ben otto anni e Prasad stesso ammette che il governo si è accorto di non aver comunicato in modo adeguato questa misura all’opinione pubblica. Dice di sapere che l’iniziativa è “profondamente impopolare”: Non siamo ciechi rispetto ai commenti sui giornali e sui social e alle proteste e petizioni in programma.
Proteste e petizioni
Già due associazioni di lavoratori hanno infatti lanciato una raccolta firme per chiedere di rivedere gli emolumenti dei parlamentari, mentre l’unione degli insegnanti figiani (Fijian Teachers Union) chiede a sua volta un adeguamento consistente per gli operatori scolastici. Il suo segretario generale Muniappa Goundar ha incontrato il ministro Prasad, il quale ha scartato l’ipotesi di un aumento del 30% per gli insegnanti. Ha però detto che è in valutazione un aumento per gli impiegati pubblici, categoria della quale fanno parte anche gli insegnanti, i quali verranno così accontentati almeno in parte.
Nato a Torino il 9 ottobre 1977. Giornalista dal 1998. E’ direttore responsabile della rivista online di geopolitica Strumentipolitici.it. Lavora presso il Consiglio regionale del Piemonte. Ha iniziato la sua attività professionale come collaboratore presso il settimanale locale il Canavese. E’ stato direttore responsabile della rivista “Casa e Dintorni”, responsabile degli Uffici Stampa della Federazione Medici Pediatri del Piemonte, dell’assessorato al Lavoro della Regione Piemonte, dell’assessorato all’Agricoltura della Regione Piemonte. Ha lavorato come corrispondente e opinionista per La Voce della Russia, Sputnik Italia e Inforos.