Operazioni militari e nuovi scontri, la stabilità in Libia si fa pregare
Il 25 maggio, lo Stato Maggiore della Difesa della Libia, con sede a Tripoli, sotto l’egida del generale Mohammed Al-Haddad, ha annunciato l’avvio di una operazione contro “i nascondigli dei contrabbandieri di carburante, dei trafficanti di droga e dell’immigrazione clandestina a Zawiya”. L’aviazione libica ha preso di mira i covi della Stability Support Agency (SSA) del clan Busriba, un’agenzia la cui affiliazione e finanziamento non sono mai stati chiariti, dopo l’istituzione da parte dell’ex premier, Fayez Al-Serraj.
“Gli attacchi hanno avuto successo e hanno raggiunto gli obiettivi desiderati”, ha riferito il dicastero della Difesa, citato dal portavoce del Governo di Unità Nazionale (GNU), Mohamed Hamuda, invitando “la popolazione a collaborare finché tutti gli obiettivi non saranno raggiunti”, aggiunge. L’offensiva era già stata annunciata dal generale Al-Haddad alla città della Libia occidentale, a metà di maggio, dopo che la comunità locale ha richiesto l’intervento dello Stato per mettere fine al caos derivato dalla frammentazione sociale e militare e le continue dispute per il potere.
Abu Zariba: “nuovo colonialismo turco”
Il membro del Parlamento di Zawiya, Ali Abu Zariba, fratello del comandante Hassan, a capo dell’SSA, e del ministro dell’interno nell’esecutivo parallelo, Essam Abu Zariba, ha denunciato che sarebbero stati “droni turchi” a prendere di mira le postazioni della Guardia Costiera nel porto di Maya, nei pressi di Abu Surra, nella città di Zawiya, a meno di cinquanta chilometri dalla capitale.
Il quartiere è la roccaforte dei fratelli Abu Zariba che avrebbero ospitato anche il miliziano Haythem Al-Tajouri, comandante dell’ormai dissolta Tripoli Rivolutionaries Brigade (TRB) dopo l’ennesimo tentativo fallito di Fathi Bashagha di entrare nella capitale lo scorso luglio. Nei giorni scorsi, era riapparso a Sormon un altro leader di Tripoli, Ayoub Abu Ras. Secondo quanto ha dichiarato Abu Zariba, alcuni residenti compreso un giovane della sua famiglia, hanno riportato ferite e sono stati trasferiti all’ospedale Abu Surra, da lui stesso inaugurato nel 2021.
Il parlamentare ha anche promesso “insurrezioni popolari” contro quella che ha definito “il nuovo colonialismo” riferendosi alle forze militari turche che collaborano con il governo libico nel garantire stabilità e sicurezza nella Libia occidentale. In risposta agli attacchi, il gruppo ha anche chiuso la raffineria di Zawiya, poi riaperta dopo poche ore.
Riunione di emergenza a Tripoli
I membri del Consiglio di Presidenza, come Comandante Supremo dell’Esercito libico, hanno presieduto martedì una riunione militare di emergenza alla presenza del Primo Ministro, Abdul Hamid Dabeiba, e del Capo di Stato Maggiore Generale, Al Haddad, ufficiali militari e comandanti delle zone militari nella Libia occidentale. Lo ha rivelato l’ufficio stampa dello stesso Consiglio, aggiungendo che i partecipanti hanno discusso dei recenti sviluppi militari nella regione occidentale.
La dichiarazione ha spiegato che l’incontro ha anche affrontato la necessità di rafforzare la sicurezza a Tripoli e nelle città della costa occidentale, e i meccanismi per affrontare i gruppi fuorilegge in modo da sostenere e migliorare la stabilità nella regione occidentale. Il ministero della Difesa ha annunciato la fine della prima fase delle operazioni militari nella regione della costa occidentale.
“I risultati della prima fase delle operazioni hanno incluso la distruzione di sette imbarcazioni utilizzate per il traffico di esseri umani, sei depositi di spacciatori, armi e attrezzature utilizzate da bande criminali e nove serbatoi utilizzati per contrabbandare carburante all’estero“. Ha affermato il Ministero della Difesa in una breve nota.
La Turchia nega il proprio coinvolgimento nelle operazioni
Il membro del Parlamento Busriba ha rilasciato dichiarazioni incendiare ai media locali. Le operazioni contro i gruppi armati nella regione occidentale, accusati di traffici anche della peggior specie come quello di esseri umani, hanno immediatamente riacceso la polarizzazione della narrazione tra chi sostiene la legittimità del GNU di portare avanti una tale campagna e chi invece ha accusato l’esecutivo di Dabaiba di voler controllare la regione per estendere la propria esistenza con il sostegno di Ankara.
In particolare, sono state diffuse su Twitter i resti di ordigni lanciati da quelli che vengono descritti come droni turchi TB2, arrivando ad accusare Ankara di aver violato l’embargo sulle armi da e verso la Libia, sancito dalle risoluzioni Onu. Il Consiglio presidenziale, ha fatto sapere che l’ambasciatore turco Kanaan Yilmaz ha smentito le affermazioni di specifici organi di stampa secondo cui la Turchia avrebbe partecipato ai recenti attacchi lanciati dal Ministero della Difesa di Tripoli. Le osservazioni di Kanaan sarebbero giunte durante in un incontro con il vicepresidente del Consiglio presidenziale (PC), Abdullah Al-Lafi, domenica.
Il coinvolgimento egiziano
Del coinvolgimento egiziano in Libia si parla sempre troppo poco. Il Cairo ha, fin dalla sua istituzione, riconosciuto il governo parallelo nominato dal Parlamento e formato dall’ormai sospeso Fathi Bashagha, soppiantato dal suo ministro delle Finanze, Osama Hammad. In una recente intervista con il nostro giornale, il misuratino Jamal Zubia aveva avvertito del ruolo dell’intelligence egiziana nella divisione interna tra i gruppi armati e le bande criminali attive nella città costiera della Libia occidentale.
“Zawiya – ha affermato Zubia – è divisa internamente e purtroppo sta assistendo a troppi scontri tra diversi gruppi armati locali. L’intelligence egiziana è riuscita a creare problemi lì, più che a Misurata, dove sono stati fermati subito. Anche le milizie di Misurata hanno detto a Bashagha che avrebbe potuto giocare fuori, ma non in città. Ora il ministro dell’Interno di Bashagha è di Zawiya, Busriba, uno dei principali contrabbandieri di petrolio. Suo fratello è diventato milionario perché ha creato una milizia per proteggere lui e i suoi traffici”. Non è un caso che l’intelligence egiziana, dopo la sospensione di Bashagha e poche ore prima dell’inizio delle operazioni a Zawiya, ha incontrato a Tripoli il Primo Ministro Dabeiba. Lo stesso Ali Buzriba ha di recente trasferito il centro dei suoi affari da Tunisi al Cairo.
La visita di Al-Haddad a Roma
I bombardamenti su Zawiya sono iniziati meno di 48ore dopo la visita del generale Al-Haddad a Roma dove ha incontrato, il 22 maggio, il ministro Guido Crosetto e il suo omologo, l’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone. Secondo una nota di Tripoli, Al Haddad e Cavo Dragone hanno discusso degli “accordi in materia di addestramento e cooperazione congiunta”, nonché di “alcuni ostacoli e della possibilità di superarli”. Al-Haddad è stato anche ricevuto dal ministro Crosetto, con cui ha affrontato “tutti gli accordi relativi alle istituzioni militari libiche e italiane”, oltre alla “cooperazione congiunta in tutti i settori – terra, mare, aria e sanità”.
Si ricorderà che Libia e Italia hanno di recente annunciato l’istituzione di una Commissione Congiunta e la formazione da parte dell’esercito italiano delle forze speciali libiche. La visita di Al-Haddad a Roma ha anche fatto seguito a quella del generale Khalifa Haftar, comandante in capo dell’esercito con base a Bengasi. Oggi a Tripoli, intanto riprendono i colloqui del comitato militare congiunto (JMC 5+5) nell’ambito della riunione del Security Working Group, co-presieduto da Unione Africana, Francia, Italia, Turchia e Regno Unito e dalla Missione di supporto delle Nazioni Unite in Libia (Unsmil).
Tutto costruito sul nulla
Questa settimana, abbiamo anche assistito a nuovi scontri nella capitale Tripoli tra la forza speciale di deterrenza (RADA) di Abdel Raouf Kara e la 444ma Brigata Combattente sotto l’egida di Mahmoud Hamza.
A riaccendere la violenza, tra domenica e lunedì, l’arresto da parte della RADA di un ufficiale dell’altro gruppo, poi rilasciato in base ad un accordo negoziato tra le parti. L’incidente, che ha causato vittime da entrambi gli schieramenti è servito per dimostrare quanto ancora sia volatile la stabilità in Libia. Perché come disse il saggista argentino, Jorge Luis Borges: “Nulla è costruito sulla pietra. Tutto è costruito sulla sabbia, ma dobbiamo costruire come se la sabbia fosse pietra”.
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