Nuovo docente, nuova corsa. Una testimonianza dalla “trincea” dell’Aula

Nuovo docente, nuova corsa. Una testimonianza dalla “trincea” dell’Aula

21 Novembre 2022 0

Ho letto su diverse riviste la questione legata agli stili di apprendimento dei giovani di oggi. Una problematica riscontrata in modo plastico attraverso l’analisi dei testi proposti a cura dell’Invalsi. Non vorrei apparire un presuntuoso, ma volevo raccontare, dalla trincea giornaliera di una scuola superiore di periferia, le condizioni in cui i nostri giovani fruiscono delle lezioni.

Dovete sapere che il mondo dell’Istruzione inizia il proprio anno al primo di settembre. La forza della scuola è sempre stata la programmazione e ultimamente è diventata importantissima la progettazione delle attività con anticipo e in modo strutturale. Le scelte più importanti sono quelle che vengono prese dal collegio docenti dei primi di settembre, tra i quali c’è il PTOF ovvero il piano triennale dell’offerta formativa. L’anno scolastico attuale è il primo di attuazione del PTOF del triennio 22/ 23, 23/ 24, 24/ 25. All’interno del Piano Triennale dell’offerta formativa vengono inseriti tutti i progetti in essere dell’Istituto, vengono inserite le funzioni presenti in organigramma, e vengono previsti gli obiettivi da raggiungere.

Secondo quanto prevede la scansione delle assunzioni del ministero dell’istruzione, tutte le operazioni dovute alla mobilità, alle assunzioni in ruolo, alle assegnazioni provvisorie ed infine all’assegnazione delle supplenze sulle cattedre vacanti, avvengono nel mese di luglio e agosto creando quindi un disallineamento tra la forza lavorativa che progetta il programma dell’anno scolastico successivo e la forza lavorativa che è in effettivo servizio il primo di settembre. In quest’anno scolastico, per altro, era prevista una procedura concorsuale che avrebbe dovuto concludersi entro il mese di agosto e che invece si è prolungata fino a Novembre. Ancora ad oggi, quindi, siamo costretti ad assistere all’ennesimo passaggio di consegna tra docenti che devono lasciare il proprio posto di lavoro e altri che prendono invece servizio. Tanto per darvi un’idea, ad oggi nella nostra scuola abbiamo profilato circa 200 nuovi docenti. Ovviamente non tutti sono in servizio adesso ma ce ne sono diversi che, a seconda del turno di nomina, si sono dovuti avvicendare.

Dunque veniamo a noi e cerchiamo di capire qual è l’implicazione che questo modello organizzativo crea al rendimento dei ragazzi. Mettetevi nei panni degli studenti, che penso non essere tanto diversi da quando eravamo noi a sedere nei banchi di scuola. Ogni volta che un insegnante cambia, si crea una sorta di involuzione del percorso didattico consolidato fino a quel momento, infatti gli studenti dicono che il docente prima non ha fatto granché. Per cui il nuovo docente si ritrova a dover nuovamente affrontare argomenti magari già visti o già seguiti. Anche la progettazione che aveva pensato il collega spesso salta e ovviamente spesso non si crea il rapporto di collaborazione con il resto del consiglio di classe.

Potremmo chiederci  quale azienda, sapendo che deve mettere in servizio in modo operativo delle risorse il primo di settembre, possa pensare sul serio di assumerle il 30 agosto?! Continuiamo a chiederci: quale azienda inserisce dentro il cuore del proprio business, il primo giorno di servizio, un impiegato senza aver fatto un minimo di formazione e averne verificato l’idoneità alla mansione richiesta. E ultima cosa: come può essere il docente, protagonista del progetto di classe se quando arriva il progetto è già stato fatto da altri soggetti, secondo inclinazioni personali diverse? Forse sarebbe meglio pensare, che il sistema istruzione nel suo complesso andrebbe rivisto e riorganizzato, in modo da mettere al centro il prodotto del servizio reso: lo studente. Bisognerebbe in particolare, creare le condizioni per far si che la continuità didattica venga garantita, almeno all’interno di un anno scolastico.

Voglio raccontarvi l’ultimo esempio: nella mia provincia, Torino, venerdì scorso è stato fatto il decimo turno di nomina dei docenti (sintomo chiaro di un qualcosa che non funziona). La nostra scuola aveva dei posti “così detti accantonati” per il concorso, e cioè cattedre lasciate libere al primo settembre in attesa che le operazioni concorsuali fossero espletate e l’avente diritto avrebbe preso servizio. Gli studenti, hanno così avuto nominato un supplente che ha iniziato regolarmente la progettazione all’interno del consiglio di classe, e ha avviato le lezioni con gli studenti. Il recente turno di nomina (arrivato venerdì sera), però, fa sì che i supplenti vengano licenziati e al loro posto prendano servizio i nuovi docenti aventi titolo. Possiamo ben pensare quale tipo di servizio venga reso al docente che fino all’altro giorno si è preso cura di altri studenti. E chissà come la prenderanno gli allievi stessi, che si ritroveranno l’ennesimo insegnante, che per accattivarsi la loro benevolenza sarà costretto a ripartire per l’ennesima volta da capo.

Ritornando quindi a quanto letto sui giornali, o visto sui TG; vorrei che ci soffermassimo quindi sul pensiero che ormai troppi insegnanti di scuola non sono reali risorse assegnate ad un istituto, ma sono personaggi in attesa della prima occasione che gli venga proposta per sanare un buco venutosi a creare in regime di emergenza. Quando parliamo dei docenti, o vogliamo verificare l’ignoranza degli studenti, teniamo bene in conto questo piccolo racconto, uno sfogo sì, ma che rappresenta i deficit profondi del mondo della scuola.

Fabrizio Cardillo
fabriziocardillo

Iscriviti alla newsletter di StrumentiPolitici