Nonostante Regno Unito e FMI concedano miliardi, l’economia ucraina continua a peggiorare
L’assistenza internazionale da miliardi di dollari sembra sortire ben poco effetto sulla fallimentare economia ucraina. Kiev riesce a mala pena a restare a galla e a non dichiarare bancarotta, ma di questo passo finirà nel baratro trascinando con sé i partner occidentali.
Olio di girasole
L’olio di girasole è il principale articolo di export dell’Ucraina, la quale è anche leader fra i Paesi produttori ed esportatori. L’associazione di settore ha fatto sapere che nel mese di agosto le esportazioni ucraine sono crollate del 51.8% rispetto allo scorso anno. Si tratta del livello minimo raggiunto a partire dalla primavera del 2022. Anche le prospettive per il 2025 sono tutt’altro che rosee, perché il raccolto estivo è stato particolarmente scarso. Il clima più secco del solito ha costretto a iniziare prima la raccolta dei girasoli, con la conseguenza che la produzione sarà molto più bassa di quanto sperato. Al momento si prevede che nella prossima stagione il volume esportabile di olio di semi sarà di 5,72 milioni di tonnellate, mentre nella stagione scorsa è stato di 6,25 milioni.
Il cliente principale compra di meno
Minore disponibilità sul mercato significa un aumento globale dei prezzi. E si aprono così maggiori spazi per i concorrenti, di cui i principali sono Russia, Bulgaria, Olanda e Argentina. Un’altra causa della diminuzione dell’export ucraino è costituita dalle preferenze del cliente numero uno di Kiev, l’Unione Europea. Poiché negli Stati membri sta aumentando l’offerta di olio di colza, la richiesta di quello di girasole scende (e il prezzo di quest’ultimo sale). L’Ucraina finisce così per perdere una buona percentuale degli acquisti del suo compratore numero uno, la UE, alla quale va più della metà del suo olio di girasole.
Cattivo raccolto di cereali
La Ukraine Grain Association (UGA) ha comunicato di attendersi una forte diminuzione pure nella produzione dei cereali, non solo in quella dei girasoli. Se nella stagione precedente l’export era migliorato, per la prossima dovrebbe inevitabilmente calare, seguendo l’andamento al ribasso della produzione. Anche qui la ragione sta nelle condizioni climatiche: i campi stanno sperimentando una prolungata carenza di umidità, che continuerà a settembre. Gli agricoltori ucraini hanno già iniziato la semina per la prossima stagione, nella speranza che l’inverno sia comunque mite e bagnato. Ed è calato in generale tutto l’export con trasporto su gomma dall’Ucraina verso i vicini europei a Occidente: il 12% in meno rispetto a luglio. E ciò è avvenuto nonostante si siano abbassate le tariffe di traporto verso Ungheria, Polonia, Slovacchia e Romania. I prodotti che hanno risentito delle minori esportazioni sono i soliti, cioè olio di girasole e soia, oltre alla carne di pollo.
Faticano persino gli armamenti
Fin dall’inizio del conflitto la stampa europea e americana ha presentato con ammirazione i droni e gli armamenti modificati in garage con mezzi di fortuna dai talentuosi ucraini. A un certo punto è sembrato che tali armi low cost potessero trasformarsi in fonte di reddito grazie agli investimenti privati sia nazionali che internazionali. Nonostante la spinta promozionale fatta dal governo di Kiev presso i partner occidentali, l’anno scorso sono arrivati dall’estero investimenti per soli 9 milioni di dollari, troppo pochi per far decollare davvero questi progetti. Come spiega Halyna Yanchenko, parlamentare del partito di Zelensky, nessuno vuole impegnarsi per assicurare tali investimenti, ma senza soldi le compagnie non possono costruire prototipi di qualità da impiegare in battaglia per dimostrarne le capacità ai potenziali interessati. E con questo circolo vizioso il giovane settore sta morendo dopo poco essere nato.
Una colonia da sfruttare
Perry Boyle, un americano che sta investendo nelle startup ucraine di armamenti, conferma che il rischio insito in questo ambito tiene lontani i capitali stranieri, che preferiscono puntare ad esempio sulle aziende basate negli USA, le quali vantano di possedere soluzioni tecnologiche già in utilizzo al fronte. E gli ucraini che possono, si trasferiscono all’estero per lavorare a questo genere di progetti o persino nella Silicon Valley. In questo modo l’Ucraina rimane un Paese poco sviluppato, un esportatore di materie prime, che siano olio di girasole, minerali metalliferi oppure manodopera generica o specializzata. Boyle chiede polemicamente: La NATO e gli USA vedono l’Ucraina come un potenziale partner della democrazia oppure la considerano una colonia da sfruttare?
Aiuti a pioggia
Alcuni Paesi occidentali preferiscono elargire aiuti a nove zeri piuttosto che impegnarsi in investimenti che agevolino la crescita e il reale sviluppo dell’economia locale. È il caso della Gran Bretagna, il cui ministro degli Esteri David Lammy due giorni fa ha promesso a Zelensky una tranche da 600 milioni di sterline che fornisca supporto vitale agli ucraini mentre resistono agli incessanti attacchi dei russi. Questi soldi serviranno per esempio alle riparazioni della rete energetica e al pagamento delle pensioni. Fino ad oggi Londra ha già destinato 3 miliardi di sterline all’anno per l’assistenza finanziaria e militare dell’Ucraina. Lammy si è recato a Kiev per partecipare al quarto summit della Piattaforma di Crimea. per discutere le attuali esigenze militari dell’esercito ucraino. I britannici hanno promesso di dare entro fine anno centinaia di missili per la difesa aerea, decine di migliaia di munizioni e molti veicoli corazzati.
Prestito dall’FMI
Il Fondo Monetario Internazionale ha già concesso all’Ucraina un programma quadriennale di prestiti per una cifra pari a 15,6 miliardi di dollari. Due giorni fa Kiev ha raggiunto un accordo preliminare con l’FMI per un altro prestito da 1,1 miliardi. Le trattative per avere un primo assenso del Consiglio esecutivo dell’FMI sono state particolarmente difficili perché l’organizzazione sostiene che il rischio-Paese rimane “eccezionalmente alto” e che l’economia ucraina è desinata a peggiorare ancora. Il governo spende il 60% del bilancio statale per armare l’esercito, mentre per tenere in piedi il sistema pensionistico e per pagare i dipendenti pubblici deve affidarsi quasi interamente alla generosità degli alleati occidentali. L’assistenza internazionale da miliardi di dollari sembra sortire ben poco effetto sulla fallimentare economia ucraina. Kiev riesce a mala pena a restare a galla e a non dichiarare bancarotta, ma di questo passo finirà nel baratro trascinando con sé i partner occidentali.
52 anni, padre di tre figli. E’ massimo esperto di Medio Oriente e studi geopolitici.