“Non abbiamo bisogno di una Chiesa che si muova col mondo. Abbiamo bisogno di una Chiesa che muova il mondo” – Pars 2

“Non abbiamo bisogno di una Chiesa che si muova col mondo. Abbiamo bisogno di una Chiesa che muova il mondo” – Pars 2

28 Agosto 2022 0

Continua la riflessione, iniziata qualche giorno fa, su alcune delle sfide alla buona battaglia della Chiesa Cattolica. In questa parte vengono proposte degli aiuti per ben affrontarle.

Cosa fare per evitare questi e altri errori?

Prima di tutto occorre non farsi confondere dalle “sirene del mondo” ma rimanere ancorati al fermo proposito di obbedire a Gesù Cristo, che è Dio incarnato. Per non allontanarci da Lui, dimenticandone le fattezze e gli insegnamenti, a causa dell’indifferentismo; e di conseguenza per superare la crisi; ci vengono incontro santi maestri, fratelli padri e amici. Ce ne sono, e non pochi, però bisogna compiere uno sforzo: cercare loro e non i “pokémon”; cerchiamoli, perché avremo la grazia di trovare personalità come G.K.Chesterton e Sant’Ireneo.

Sul New Witness nel quale ribatté l’insinuazione di un giornale secondo il quale la Chiesa avrebbe dovuto “muoversi” coi tempi, Chesterton disse: “La Chiesa non può muoversi coi tempi; semplicemente perché i tempi non si muovono. La Chiesa può solo infangarsi coi tempi e corrompersi e puzzare coi tempi. Nel mondo economico e sociale, come tale, non c’è attività, eccettuata quella specie di attività automatica che è chiamata decadenza: l’appassire dei fiori della libertà e la loro decomposizione nel suolo originario della schiavitù. In questo, il mondo si trova per molte cose allo stesso piano dell’inizio dell’oscuro Medioevo. E la Chiesa ha lo stesso compito di allora: salvare tutta la luce e la libertà che può essere salvata, resistere a quella forza del mondo che attrae in basso, e attendere giorni migliori. Una Chiesa vera vorrebbe certo fare tutto questo, ma una Chiesa vera può fare di più. Può fare di questi tempi di oscurantismo qualcosa di più di un tempo di semina; può farli il vero opposto dell’oscurità. Può presentare i suoi ideali in tale e attraente e improvviso contrasto con l’inumano declivio del tempo da ispirare d’un tratto agli uomini qualcuna delle rivoluzioni morali della storia, così che gli uomini oggi viventi non siano toccati dalla morte finché non abbiamo visto il ritorno della giustizia. Non abbiamo bisogno, come dicono i giornali, di una Chiesa che si muova col mondo. Abbiamo bisogno di una Chiesa che muova il mondo. Abbiamo bisogno di una Chiesa che lo smuova da molte cose verso le quali muove oggi, per esempio lo stato servile. È da questo che la storia giudicherà realmente di qualsiasi chiesa, se è o non è la Chiesa autentica”.

Foto G.K.Chesterton

 Excursus: la critica allo “stato servile”, ovvero lo stato moderno (capitalista e non) in cui tutto cade nelle mani di pochi rendendo i più servi, è uno dei cavalli di battaglia del “distributismo”, movimento politico-culturale incastonato nella Dottrina sociale della Chiesa, a partire in particolare dall’enciclica Rerum novarum di Leone XIII; movimento ancora vivo attualmente, che vede lo stesso Chesterton, assieme agli amici il domenicano p. Vincent McNabb e lo storico-poeta Hilaire Belloc (allo “stato servile” egli dedicò un libro, ancora molto attuale), tra i fondatori. Centrali per il distributismo sono le persone e la proprietà. L’idea fondamentale è che la ricchezza dovrebbe essere distribuita tra il maggior numero di persone e che il lavoro dovrebbe essere profondamente umano e non una merce la cui offerta è regolata dal prezzo. In un certo modo si tratta del tentativo di ristabilire nei “tempi (cosiddetti) moderni” l’ordine sociale medioevale, frutto della Civitas Christiana, che rese le persone realmente libere e responsabili.

E, infine, abbiamo Sant’Ireneo, il quale asseriva nel “Trattato contro le eresie” (Lib. 1, 10, 1-3; PG 7, 550-554 ): “Avendo ricevuto tale messaggio e tale fede, la Chiesa li custodisce con estrema cura, tutta compatta come abitasse in un’unica casa, benché ovunque disseminata. Vi aderisce unanimemente quasi avesse una sola anima e un solo cuore. Li proclama, li insegna e li trasmette all’unisono, come possedesse un’unica bocca. Benché infatti nel mondo diverse siano le lingue, unica e identica è la forza della tradizione. Per cui le chiese fondate in Germania non credono o trasmettono una dottrina diversa da quelle che si trovano in Spagna o nelle terre dei Celti o in Oriente o in Egitto o in Libia o al centro del mondo. Come il sole, creatura di Dio, è unico in tutto l’universo, così la predicazione della verità brilla ovunque e illumina tutti gli uomini che vogliono giungere alla conoscenza della verità. E così tra coloro che presiedono le chiese nessuno annunzia una dottrina diversa da questa, perché nessuno è al di sopra del suo maestro. Si tratti di un grande oratore o di un misero parlatore, tutti insegnano la medesima verità. Nessuno sminuisce il contenuto della tradizione. Unica e identica è la fede. Perciò né il facondo può arricchirla, né il balbuziente impoverirla.”

Daniele Barale
Daniele Barale

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