“Non abbiamo bisogno di una Chiesa che si muova col mondo. Abbiamo bisogno di una Chiesa che muova il mondo” – Pars 1

“Non abbiamo bisogno di una Chiesa che si muova col mondo. Abbiamo bisogno di una Chiesa che muova il mondo” – Pars 1

24 Agosto 2022 0

In molti, oggidì, si chiedono come mai la Chiesa cattolica attraversi una grave crisi, dopo averne, del resto, attraversate molte altre nel corso della Sua bimillenaria storia. Si constata con grande dolore che molte autorità ecclesiastiche sono responsabili della crisi nella Chiesa, perché sostengono e diffondono delle dottrine in contraddizione col “deposito della Fede, trasmesso da Cristo agli Apostoli e da questi a noi”; dottrine modernistiche, le quali propongono i significati erronei di parole come ecumenismo libertà religiosa e collegialità. Sópra tutto l’ecumenismo, fin troppo spesso confuso con quello delle assemblee protestanti, che dall’incontro di Amsterdam del 1948 e da quello di Evanston del 1954 ad oggi cerca di fare concorrenza alla giusta idea di ecumenismo della Chiesa Cattolica, e cioè: non tanto una Onu delle Religioni, più volte denunciata da Papa Francesco, bensì il ritorno “a Roma dolce casa” (citazione dei coniugi Hahn) degli scismatici. D’altronde, c’è chi addirittura sostiene, al pari dei protestanti, l'”unità delle chiese” invece dell’unità dei cristiani, attraverso una sorta di federazione che metta insieme cristiani cattolici e non; dimenticando che la vera Chiesa è – come Ella stessa afferma da sempre, e ne ha ben donde – una e cattolica/universale, fondata direttamente da Cristo sulla roccia di Pietro; quindi, ogni singolo cristiano non cattolico deve tornare nel Suo seno. San Giovanni (17,20-26) docet, ‘Come tu, Padre sei in me e io in te, siano anch’essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato… ut unum sint‘. 

Un cattolico, dunque, che dimenticasse ciò, rischierebbe di dimenticare che Extra Ecclasiam nulla salus e potrebbe cader vittima dell’indifferentismo religioso più generalizzato, il cui principio afferma che le altre religioni sono mezzi di salvezza; ne conseguirebbe che essere cattolico o membro di qualsiasi altra religione è lo stesso. Così sarà pure difficile capire che il cattolicesimo semplicemente non è né religione né dottrina ma un fatto: l’incontro con Dio incarnato. Allo stesso tempo, occorre non confondere il dialogo ecumenico, che riguarda la Chiesa cattolica e gli scismatici, con quello cosiddetto interreligioso, poiché questi riguarda la Chiesa e le altre religioni non cristiane.

Da dove trae origine questa crisi? Come si diceva sopra, la responsabilità è anche di molti uomini di Chiesa, e non solo del potere del mondo, i quali diffondono pensieri non cattolici. Ma prima di parlare di questi, su cui varrà la pena tornare prossimamente, con un articolo dedicato, è necessario tornare indietro nel tempo e analizzare le cause dell’attuale situazione, che permette a loro di trovare, purtroppo, argomentazioni utili.

Occorre partire dagli anni 60-70. Il beato Paolo VI, non a caso e costatando la presenza della crisi, iniziata durante e dopo il Concilio Vaticano II, sui cui si tornerà, parlò del “fumo di Satana” penetrato nel Tempio di Dio (Allocuzione del 29 giugno 1972) e di “autodemolizione della Chiesa”, cioè la Chiesa che si “demolisce” da sé, la Chiesa “demolita” dai suoi stessi membri. E lo stesso Paolo VI disingannò anche coloro che consideravano il Vaticano II una primavera nella Chiesa: “si credeva che dopo il Concilio sarebbe venuta una giornata di sole per la storia della Chiesa. È venuta, invece, una giornata di nuvole, di tempesta, di dubbio” (Allocuzione del 29 giugno 1972). A sua volta, il Papa San Giovanni Paolo II il 6 febbraio 1981 fu molto chiaro nel suo discorso al Convegno per le missioni al popolo: “Bisogna ammettere realisticamente e con profonda e sofferta sensibilità che i cristiani oggi in gran parte si sentono smarriti, confusi, perplessi e perfino delusi; si sono sparse a piene mani idee contrastanti con la Verità rivelata e da sempre insegnata; si sono propalate vere e proprie eresie, in campo dogmatico e morale… si è manomessa la liturgia.”

Preoccupazioni che riceveranno conferma dall’incontro interreligioso di Assisi nel 1986. Fu uno scandalo senza precedenti. Anche il card. Silvio Oddi, che vi assistette, ne restò scandalizzato. In un’intervista a “30 giorni” (novembre 1990) affermò: “… in quel giorno ho girato per Assisi, essendo il Legato pontificio della basilica di San Francesco, ed in alcuni luoghi di preghiera ho assistito a delle profanazioni. Ho visto buddisti danzare attorno all’altare, sul quale al posto di Cristo era stata messo Budda, incensato e riverito. Un benedettino che ha gridato allora allo scandalo è stato portato via dalla polizia. Io non ho gridato, ma lo scandalo era nel mio cuore. La confusione era evidente sui volti dei cattolici che assistevano alla cerimonia. Pensai: se adesso i buddisti distribuissero del pane dedicato a Budda, questa gente lo prenderebbe. E lo mangerebbe magari con maggiore devozione che non l’Ostia sacra”. 

Però, anche San Giovanni Paolo II non ha aiutato a risolvere le ambiguità e le confusioni. Precisazione: lungi il pensiero di giudicare le intenzioni, allo stesso tempo la “papolatria”: visto che il Pontefice sui temi ecumenico e interreligioso non ha espresso giudizi ex cathedra, non è peccato esprimere perplessità su alcune sue scelte. Il predecessore di Benedetto XVI nel 1986 chiese che si mantenesse sempre vivo nella Chiesa “lo spirito di Assisi” (Allocuzione ai cardinali e ai prelati della Curia Romana 22/12/1986-cf. L’Osservatore Romano 4-1-1987); egli disse anche: “La Chiesa cattolica è irrevocabilmente impegnata nell’opera ecumenica” (Discorso nell’incontro ecumenico con diversi pastori protestanti a Nairobi il 18-9-1985: cf. L’Osservatore Romano 8-9-1985). In questo medesimo spirito ecumenico il Papa organizzò il Giubileo dell’anno 2000. Sulle dieci Commissioni preparatorie cinque avevano per oggetto l’ecumenismo. Il card. Etchegaray, presidente del Comitato Centrale del Giubileo, invocò: “Spirito d’Assisi, discendi su di noi!” (cf. la rivista Tertium Millennium sett./ott. 1996 “Spirito d’Assisi). Per non parlare delle visite papali alle sinagoghe ebraiche, ai templi di diverse altre religioni, come al tempio protestante, dove il Papa recitò una preghiera composta da Lutero (cf. L’Osservatore Romano 18/12/1983, p. 7). Per non parlare delle dichiarazioni in cui considerava le altre religioni come sorelle; lodava la fede dei musulmani nel medesimo Dio dei cristiani (cf. L’Osservatore Romano 15/09/1985 p.9); esaltava la religiosità di Lutero (cf. Documentation Catholique 21/12/1980 n. 1798): si impegnava a non cercare la conversione degli eretici e degli scismatici, come nella dichiarazione congiunta col patriarca ortodosso, scismatico ed eretico, Dimitrios I: “Noi rigettiamo ogni forma di proselitismo” (cf. L’Osservatore Romano 20/12/1987, p. 6), come hanno fatto i rappresentanti del Papa nella Dichiarazione di Balamand, firmata con gli ortodossi: “Non si tratta di cercare la conversione delle persone da una Chiesa all’altra per assicurare loro la salvezza” (cfr. Documentation Catholique n. 2077, p. 711-714, 23/06/1993). E, a motivo di questo impegno con gli ortodossi, la Santa Sede chiese il ritorno allo scisma dei due Vescovi convertiti, con i loro sacerdoti e fedeli, ed accolti nella Chiesa Cattolica da Mons. Vladimir Sterniouk, vescovo cattolico di Russia.

Questo disastroso ecumenismo non era e non è ristretto nel cerchio del Vaticano; al contrario, è esteso a tutte le diocesi e parrocchie. Per esempio, nell’XI convegno dei sacerdoti e vescovi di colore, i cento ecclesiastici partecipanti avevano celebrato la Messa rivestiti di ornamenti africani. Il punto culminante del convegno fu la visita a due dei più famosi centri di candoblé (culto con predominio di elementi africani simile al voudou e praticato in Brasile) della città, l’Yle Axé Opo Afonjà e la Casa Branca, dove sacerdoti e vescovi ricevettero la benedizione degli dei. L’arcivescovo Mons. Geraldo Magela Agnello partecipò all’apertura del Convegno, allorché fu festeggiata Madre Estella, sacerdotessa del centro sopra menzionato per i suoi sessanta anni d’iniziazione al candoblé. L’arcidiocesi pubblicò una nota che giustificò il Convegno con le direttive del Concilio Vaticano II sul dialogo interreligioso (cfr. Jornal do Brasil 10 agosto 1999 p. 7).

La riflessione prosegue domani con un secondo articolo sempre pubblicato da StrumentiPolitici.it domenica 28 Agosto 2022

Daniele Barale
Daniele Barale

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