Niger, Comandante Billa Ag Mahmoudoune: “non intervenite con la forza, aiutateci a costruire la pace”
“Sostengo la democrazia e ho sostenuto il presidente, Mohamed Bazoum, poiché è stato eletto democraticamente dalla maggioranza del nostro popolo. Ma ora anche i militari sono nostri figli. Personalmente, sono contrario alcolpo di stato, in quanto non sappiamo ancora quali siano i suoi reali obiettivi. Una delegazione della giunta si è recata in Mali perché ora hanno bisogno di impegnarsi in nuove alleanze”. Ad affermarlo ai nostri microfoni è Billaq Ag Mahmoudoune, il comandante Twareg che ha dato il via alla ribellione dall’attacco di Cinta Baraden, nella regione di Tawa, il 29 maggio 1985 alle tre del mattino. Un uomo che ha vissuto la guerra e che conosce quali possono essere le conseguenze di un conflitto per il Niger, il Sahel e il mondo intero. Oggi a capo del “Quadre de consultations sur la paix, securitè e development”, organizzazione i cui obiettivi sono l’unità nazionale, la pace, la sicurezza e lo sviluppo del Niger. “Dopo la morte di Gheddafi, quando i maliani hanno preso le armi – racconta – abbiamo creato questo organismo per mantenere la pace nel nostro paese. Non avevamo fondi, ma se li avessimo, avremmo potuto lavorare in tutto il Sahel, ma per ora lavoriamo nella nostra regione, Tawa. I maliani vogliono la guerra, ma noi vogliamo la pace nel nostro paese, ciò non vuol dire che siamo contro di loro”.
Di fronte alle minacce dei leader militari della Comunità dell’Africa Occidentale, ECOWAS, i golpisti hanno dichiarato che risponderà immediatamente a qualsiasi “aggressione o tentativo di aggressione.” A tal proposito, il comandante Billa esprime profonda preoccupazione: “Sono un membro del partito Emper el Jamhouiria, guidato dal saggio Albadi Abouba, che era nella coalizione del presidente Mohamed Bazoum, ed è proprio grazie al nostro partito che ha raggiunto la maggioranza. Stiamo assistendo all’organizzazione di movimenti e manifestazioni per sostenere entrambe le parti in tutto il paese”. Riferisce il comandante.
“Come uomo di pace ed unità – prosegue – penso che noi nigerini siamo un popolo francofono, è impensabile lavorare con i russi. Non sappiamo nulla dei russi, vengono da un altro continente. Non conosciamo la loro cultura, lingua, modo di pensare. Siamo stati una colonia francese e, a mio avviso, credo sia impossibile sostituire queste relazioni storiche. Io personalmente non vorrei cambiare i nostri partner storici, perché tutta la nostra gente è statacivilizzata dalla Francia. Per questo faccio appello agli europei, a Francia e Stati Uniti in particolare, affinché assumano un atteggiamento collaborativo e contribuiscano a costruire una pace sostenibile e uno sviluppo sostenibile per il Niger”.
Poi un appello ai Paesi confinanti: “Ai nostri vicini, amici e partner africani, voglio dire di lasciarci tranquilli affinché possiamo risolvere i nostri problemi da soli. Io personalmente non voglio che nessuno straniero risolva i nostri problemi perché da soli possiamo trovare le giuste soluzioni. Chi meglio di noi conosce i nostri problemi?Tutto il mondo dovrebbe aiutarci a risolvere i nostri problemi, non intervenire con la forza. Ecco, il mio appello a tutti i Paesi su questo globo: non intervenite militarmente ma aiutateci a trovare soluzioni”.
Mancano meno di due giorni alla scadenza di un ultimatum lanciato dai Paesi ECOWAS, in primis Chad e Nigeria, per ristabilire l’ordine costituzionale in Niger prima di un eventuale intervento. I militari in Niger hanno confermato che “Qualsiasi aggressione o tentativo di aggressione contro lo Stato del Niger vedrà una risposta immediata e senza preavviso da parte delle Forze di Difesa e Sicurezza nigerine su ciascun membro del blocco, ad eccezione dei Paesi amici sospesi (Burkina Faso e Mali ndr)”.
Vanessa Tomassini è una giornalista pubblicista, corrispondente in Tunisia per Strumenti Politici. Nel 2016 ha fondato insieme ad accademici, attivisti e giornalisti “Speciale Libia, Centro di Ricerca sulle Questioni Libiche, la cui pubblicazione ha il pregio di attingere direttamente da fonti locali. Nel 2022, ha presentato al Senato il dossier “La nuova leadership della Libia, in mezzo al caos politico, c’è ancora speranza per le elezioni”, una raccolta di interviste a candidati presidenziali e leader sociali come sindaci e rappresentanti delle tribù.
Ha condotto il primo forum economico organizzato dall’Associazione Italo Libica per il Business e lo Sviluppo (ILBDA) che ha riunito istituzioni, comuni, banche, imprese e uomini d’affari da tre Paesi: Italia, Libia e Tunisia. Nel 2019, la sua prima esperienza in un teatro di conflitto, visitando Tripoli e Bengasi. Ha realizzato reportage sulla drammatica situazione dei campi profughi palestinesi e siriani in Libano, sui diritti dei minori e delle minoranze. Alla passione per il giornalismo investigativo, si aggiunge quella per l’arte, il cinema e la letteratura. È autrice di due libri e i suoi articoli sono apparsi su importanti quotidiani della stampa locale ed internazionale.