Netanyahu a Berlino Israele in equilibrio fra Russia e Ucraina, ma niente armi a Zelensky

Netanyahu a Berlino Israele in equilibrio fra Russia e Ucraina, ma niente armi a Zelensky

19 Marzo 2023 0

Nella tappa berlinese della sua tournée europea, il primo ministro israeliano Benjamin “Bibi” Netanyahu ha fatto alcune dichiarazioni esplicite e importanti a proposito del rifiuto di appoggio militare all’Ucraina. Nonostante il biasimo ricevuto sia internamente che a livello internazionale, il governo israeliano non intende modificare il suo atteggiamento in merito. Gli ottimi motivi per restare saldo in questa posizione consistono nella difesa degli interessi nazionali nell’intricatissimo quadro mediorientale.

Una situazione complessa

Nel corso della conferenza stampa congiunta tenuta insieme a Olaf Scholz il 16 marzo, quest’ultimo ha chiesto alla Russia di ritirarsi e ha esortato Israele e stare con la Germania e gli USA dalla parte di Kiev. Un giornalista ha chiesto al premier israeliano se fornirà finalmente le armi all’Ucraina oppure no. Netanyahu ha detto di no, motivando il rifiuto col fatto che il suo Paese si trova in una “situazione complessa” rispetto alle variabili di cui si compone la questione ucraina, legata per tramite della Russia ai problemi israeliani in Medio Oriente. Netanyahu dà la precedenza agli interessi del suo Paese nella sua regione rispetto alle esigenze dell’esercito ucraino.

La priorità è quella di impedire all’Iran di creare un “terzo fronte” anti-israeliano dopo il Libano e Gaza. Per farlo, Gerusalemme usa l’aviazione effettuando sortite “preventive” per scoraggiare Hezbollah da eventuali attacchi. I piloti israeliani e i piloti russi volano a distanza ravvicinata l’uno dall’altro nei cieli della Siria, spiega Netayahu, il quale aggiunge: Abbiamo raggiunto un accordo con il governo russo e con l’Aeronautica militare russa e con l’esercito russo in Siria, per far in modo di non sparare ai rispettivi velivoli.

Per i Paesi europei cedere all’insistenza ucraina sulle armi è molto più semplice, e agli europei ai quali la realpolitik israeliana può apparire cinica Netanyahu risponde: Abbiamo questo problema, lo dico apertamente qui. In altre parole, dobbiamo fare delle considerazioni complesse. (…) Entro quelle limitazioni e quelle considerazioni cerchiamo di offrire assistenza umanitaria e difensiva all’Ucraina.

Il biasimo internazionale non scalfisce la posizione israeliana

Fin dall’inizio della cosiddetta “operazione militare speciale” russa, Gerusalemme si è sempre rifiutata di inviare armi o materiale bellico. La percezione che si è quindi creata rispetto a Israele è che abbia scelto di rimanere sostanzialmente neutrale. Il premier Naftali Bennett aveva provato invano a proporsi come mediatore fra le parti in conflitto. Dal febbraio 2022 ad oggi, al Beit Aghion sono succeduti a Bennet altri due premier, prima Lapid e adesso Netanyahu.

La posizione di Israele però non è cambiata, nonostante le critiche piovute regolarmente da parte di politici stranieri. Il più agguerrito di tutti è certamente il senatore americano Lindsey Graham, che ad esempio aveva biasimato il Ministro degli Esteri israeliano per l’invito fatto ai suoi diplomatici di esprimersi sulla questione ucraina in maniera… diplomatica. L’amministrazione Biden inoltre ha cercato a più riprese di convincere Gerusalemme ad aumentare il suo sostegno a Kiev e a trasformarlo da umanitario a militare.

Le critiche interne

Sul fronte interno, Netanyahu è pressato anche dagli esponenti del suo stesso partito, il Likud. A febbraio, ad esempio, il deputato di destra Yuli Edelstein si è recato a Kiev insieme al collega Ze’ev Elkin appartenente alla coalizione del “Campo di Stato”. Dopo aver incontrato Zelensky, i due politici israeliani – entrambi nati in Ucraina – hanno emesso un comunicato congiunto per invitare Gerusalemme a una “cooperazione concreta” nell’ambito della difesa aerea e missilistica. Lo stesso Zelensky ha poi chiesto a Israele di scegliere da che parte stare, esortandolo a mettersi dalla parte dell’Ucraina.

L’aiuto israeliano a Kiev

Nella conferenza stampa con Scholz, Netanyahu ha spiegato che Israele sta già aiutando l’Ucraina a livello umanitario e difensivo. Ad esempio, fornisce sistemi all’avanguardia per l’allerta rapida, che permettono alle autorità di evacuare in tempo solamente le zone che verranno attaccate. Individuando queste ultime con estrema precisione, fa sì che il resto del Paese continui ad operare senza che la popolazione che comunque non verrà colpita debba fermarsi e cercare rifugio.

In ambito umanitario, Israele ha già speso 22,5 milioni di dollari sotto forma di aiuti materiali e ospedali da campo. A febbraio Gerusalemme ha votato a favore di una risoluzione dell’Assemblea Generale dell’ONU che esorta la Russia a ritirarsi dall’Ucraina. Inoltre, appena dopo la visita di Netanyahu a Berlino si è venuto a sapere che Gerusalemme avrebbe approvato la licenza di esportazione a due aziende produttrici di sistemi per la guerra elettronica, che l’Ucraina potrebbe utilizzare per abbattere i droni russi.

Il motivo di questa deviazione dall’atteggiamento di sostanziale neutralità è che trattandosi di droni di fabbricazione iraniana, sarà possibile verificare sul campo l’efficacia dei sistemi israeliani deputati alla loro distruzione.

Un passo avanti verso la Germania

Nel suo colloquio con Scholz, Netanyahu ha ribadito che Israele non intende fornire armamenti difensivi all’Ucraina, ma che è pronto a vendere alla Germania i suoi missili anti-balistici Hetz 3. Alla luce di quanto avvenuto durante la Seconda guerra mondiale, ha sottolineato l’aspetto simbolico di questa transazione: Dopo 80 anni il rappresentante di uno Stato sovrano ebraico sta parlando con il leader di una Germania nuova e diversa, con il sistema difensivo di Israele che proteggerà i cieli tedeschi.

Il cancelliere Scholz ha detto che l’amministrazione Biden approva tale vendita e che vi sono ancora degli ostacoli burocratici da superare per portarla a termine. Il fine dichiarato dei viaggi di Netanyahu nelle capitali europee è di rinsaldare i rapporti con i partner continentali. A febbraio era stato a Parigi, dove aveva incontrato il presidente francese, mentre la scorsa settimana si è recato a Roma per vedere la premier Giorgia Meloni, proprio mentre il ministro degli Esteri Antonio Tajani e il presidente del Senato La Russa si trovavano in visita ufficiale a Gerusalemme.

E prima della tappa londinese Netanyahu è volato in Germania. Nella tappa berlinese “Bibi” ha fatto alcune dichiarazioni esplicite e importanti a proposito del rifiuto di appoggio militare all’Ucraina. Nonostante il biasimo ricevuto sia internamente che a livello internazionale, il governo israeliano non intende modificare il suo atteggiamento in merito. Gli ottimi motivi per restare saldo in questa posizione consistono nella difesa degli interessi nazionali nell’intricatissimo quadro mediorientale.

Martin King
Martin King

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