Mali, aspre critiche dalle Nazioni Unite per lo stop di Radio France International
Il Commissario delle Nazioni Unite Michelle Bachelet, ha chiesto al Mali di revocare il boicottaggio promosso nei confronti di giornalisti e freelance. La decisione arriva dai vertici militari del Mali che hanno accusato i professionisti di divulgare notizie false sulle violazioni dei diritti umani da parte dell’esercito del Mali. Il portavoce del Commissario delle Nazioni Unite inoltre ha dichiarato che in questo momento ci vorrebbe un maggiore controllo. Mercoledì l’Alta Autorità del Mali ha annunciato che le sospensioni provvisorie già attuate il 16 aprile 2022, in quanto megafono di false accuse, sarebbero diventate definitive ed ha imposto la sospensione di due emittenti. Le associazioni dei giornalisti hanno denunciato come nell’ultimo anno si sia registrato un progressivo aumentato del numero di attacchi e campagne diffamatorie nei confronti dei giornalisti locali, in modo particolare rivolta contro i rappresentanti della stampa francese. Altri professionisti, giornalisti sia locali che stranieri che si occupano del Mali, hanno denunciato un netto peggioramento del clima nei confronti del loro lavoro.
Un freelance, che ha domandato di mantenere l’anonimato, per evitare ritorsioni, ha spiegato “In passato non abbiamo mai registrato questo tipo di problemi, la situazione è degenerata da quando si sono inasprite le tensioni tra la Francia e il Mali. E’ una questione strettamente politica“.. Le tensioni tra il Mali e la Francia sono aumentate da quando un colpo di stato militare, compiuto dal colonnello Assimi Goita, l’8 agosto 2020 ha destituito il presidente eletto Ibrahim Boubacar Keita, che era stato sostenuto dalla Francia. Nel giugno 2021 l’ex potenza coloniale nella regione ha quindi interrotto le sue operazioni militari congiunte con l’esercito del Mali in attesa di garanzie affinché il potere possa tornare in mano ai civili. Il presidente Emmanuel Macron, ha annunciato che avrebbe avviato un ritiro delle truppe, circa 5100 soldati, di stanza nella regione dal 2013 nell’ambito della cosiddetta operazione Barkhane che interessa ben 5 paesi del Sahel: Burkina Faso, Ciad, Mali, Mauritania e Niger. In risposta alla presa di potere dell’esercito in Mali il blocco regionale della comunità economica degli stati dell’africa occidentale (ECOWAS) e l’Unione Africana hanno sospeso le loro attività nel Paese e hanno anche minacciato sanzioni. La coordinatrice del programma Africa del CPJ Angela Quintal ha dichiarato “la decisione delle autorità maliane di consolidare queste sospensioni dimostra quanto siano impegnati a negare ai propri concittadini il libero accesso alle informazioni“. Il 6 febbraio, il giornalista francese Benjamin Roger, incaricato della June Afrique, è stato arrestato ed espulso entro 24 ore dal suo arrivo nella capitale del Mali , Bamako. Le autorità hanno affermato che il giornalista non aveva l’accredito stampa. Una settimana prima, avevano annunciato che sarebbe diventato più difficile per i rappresentanti dei giornalisti ottenere un permesso per poter entrare a svolgere il loro lavoro nel Mali. Finora è stato richiesto l’accredito stampa, ha affermato Reporter senza Frontiere. Intanto sono in continuo aumento il numero di giornalisti rapiti. La cooperante francese Sophie Petronin, è stata rapita a Gao nel 2016 e rilasciata dopo 4 anni. Nel 2013, Ghislaine Dupont e Claude Verlon, due giornalisti di RFI, sono stati rapiti e uccisi da uomini armati nella città maliana di Kidal mentre terminavano una intervista con un leader separatista tuareg. I due giornalisti francesi, sono stati colpiti da proiettili, e i corpi senza vita sono stati ritrovati nella periferia a 12 chilometri dal centro di Kidal, città situata a 1500 km, a nord est di Bamako vicino al confine Algerino che è una delle principali roccaforti dei tuareg. Ghislaine e Dupont lavorava con la RFI da diversi anni e aveva seguito le elezioni presidenziali di luglio e agosto.
La Francia ha lanciato all’inizio di gennaio un intervento militare al fianco delle truppe dell’ex colonia per riconquistare il nord del paese in mano a ribelli tuareg e a formazioni islamiste. L’ONU ha dichiarato che tutti questi eventi hanno indotto i giornalisti che si trovavano all’interno del Mali a praticare l’auto censura in quanto se così non fosse il rischio per la loro vita sarebbe stato alto. La portavoce delle Nazioni Unite il cui nome è Ravina Shamdasani in una conferenza ha dichiarato che il clima attuale ha un effetto intimidatorio sia sui giornalisti che sui blogger. Il nostro ufficio continua ad avere informazioni di gravi violazioni dei diritti internazionali ed umanitari in Mali in molte zone del paese , siamo seriamente preoccupati per queste decisioni che riducono lo spazio civico , che è già limitato di per se stesso.
Nata l’11 novembre del 1959, opera come Tecnico Sociale ed è impegnata professionalmente da circa 34 anni proprio nell’ambito del sociale. Da dieci anni visita il Kenya per amore e passione di quella terra.