Le ambizioni territoriali della Polonia e la proposta di ospitare impianti di uranio impoverito per i tank americani
Il governo di Varsavia va avanti nel suo intento di rafforzare il ruolo militare della Polonia nella NATO, specialmente in funzione antirussa. Durante la recente visita ufficiale negli Stati Uniti, il primo ministro Mateusz Morawiecki ha detto che l’obiettivo polacco è di diventare il centro di manutenzione dei carri armati americani Abrams dislocati sul continente.
In una conferenza stampa tenuta in Alabama e trasmessa dalla televisione nazionale polacca, il premier ha spiegato che si tratta di un progetto fattibile, sul quale sta già lavorando. Inoltre, l’obiettivo parallelo sul quale si sta impegnando è di far costruire nel Paese fabbriche per la produzione dei proiettili a uranio impoverito impiegati dai cannoni degli Abrams.
La cooperazione militare con gli USA
A Washington, Morawiecki ha incontrato la vicepresidente degli USA Kamala Harris. Quest’ultima si è detta lieta per l’aumento della cooperazione con la Polonia nell’ambito della difesa. E ha ringraziato Morawiecki per l’impegno nel sostenere l’Ucraina e contribuire alla sua assistenza. Il premier polacco ha poi visitato degli impianti di produzione militare e un deposito delle Forze armate dove sono custoditi i carri Abrams. Sembrerebbe che tale visione lo abbia ispirato ad abbracciare le idee su questi tank per il suo Paese.
In effetti, la Polonia da qualche tempo sta rinforzando le sue Forze armate e ha scelto proprio gli USA per rinnovare il “parco macchine”. Ordinando peraltro l’acquisto di 250 carri Abrams più avanzati e 116 modernizzati. Morawiecki ha specificato che gli ultimi quattordici tank saranno consegnati entro giugno. Varsavia necessitava comunque di carri armati nuovi, perché quelli di epoca sovietica li ha prontamente donati all’esercito di Kiev.
L’effetto provocatorio dell’uranio impoverito
Il mese scorso, il Ministero della Difesa del Regno Unito aveva annunciato la fornitura di proiettili a uranio impoverito per l’esercito ucraino. La notizia aveva creato un certo scalpore – se non addirittura scandalo – nella stessa opinione pubblica occidentale, oltre che naturalmente in quella russa. E allora che effetto potrebbe fare la proposta del premier polacco, una volta che il progetto avrà preso corpo? A ridosso della Russia, fabbricare munizioni a uranio impoverito per i carri armati americani. Qui non si tratta di qualche fornitura legata alle operazioni belliche, ma di un vero e proprio centro di produzione a uso NATO.
Da provocazione o da gesto utile per tastare la reazione contingente, si passerebbe al livello di minaccia costante. Uno stato di tensione perenne che ci riporti ai primi anni ’80 forse può andar bene all’amministrazione Biden o alle tre Repubbliche baltiche, apparentemente desiderose di trascinare tutta la NATO nello scontro frontale con Mosca. Ma gli altri Stati membri, soprattutto la Francia e magari pure la Germania, avrebbe qualcosa da obiettare. E senza dimenticare che da almeno un anno Varsavia trova occasioni per stuzzicare Berlino sui temi legati alla potenza militare, agli aiuti all’Ucraina e persino al pagamento dei danni nella Seconda guerra mondiale.
Gli appetiti territoriali e militari della nuova Polonia
Circola già dallo scorso anno l’idea che i Paesi confinanti con l’Ucraina si prendano un pezzo dei suoi territori con una forte presenza delle loro minoranze etniche. Questo varrebbe in particolare per la Polonia e per l’Ungheria, a causa di considerazioni sia storiche che numeriche. Ora, dagli Stati Uniti arriva l’endorsement teorico a quelle ambizioni territoriali polacche che il governo di Morawiecki ha fatto trapelare.
La prestigiosa rivista Foreign Policy ha ospitato infatti un articolo con un titolo delirante: “È ora di resuscitare la Confederazione polacco-lituana”. L’autore è Dalibor Rohac, accademico dell’American Enterprise Institute for Public Policy Research, rinomato think tank liberista legato ai neoconservatori. La sua idea è di creare uno Stato che unisca Polonia e Ucraina, situato sui territori che costituivano il grosso di un regno durato per tutto il XVII e XVIII secolo, che veniva anche denominato Corona del Regno di Polonia e Granducato di Lituania.
Sarebbe una soluzione non legata alla nostalgia della potenza passata, ma a interessi condivisi fra Kiev e Varsavia e alla soluzione dei problemi che hanno in comune.
Secondo Rohac non si tratta solo di “fantasy talk”, perché in fondo molta dell’Ucraina (e della Bielorussia) di oggi condivide molto più del suo passato con la Polonia che non con la Russia. Dopo questa analisi storica molto discutibile, l’autore insiste sui vantaggi dell’unione dei due Stati contraddicendo tutta la retorica sulla necessaria e inevitabile vittoria ucraina.
E lo fa col seguente argomento: Anche se la guerra dell’Ucraina contro la Russia terminasse con una decisiva vittoria ucraina, che spinga le deteriorate forze russe fuori dal Paese, Kiev affronterà un travaglio dalla possibile durata decennale per aderire alla UE, per non parlare poi dell’ottenimento di garanzie di sicurezza credibili da parte degli Stati Uniti. Unendosi a Varsavia, invece, Kiev entrerebbe a far parte di uno Stato territorialmente enorme e forse la maggiore potenza militare del continente, che funga da Stato cuscinetto con la Russia e da bilanciamento all’asse franco-tedesco.
Vassallaggio a Washington
La proposta di Rohac, a meno che non si tratti di una provocazione fatta apposta per sondare gli animi, rappresenta bene gli interessi americani. Non sicuramente quelli europei e men che meno quelli ucraini. Un’idea del genere forse può stuzzicare le fantasie espansioniste di una parte del governo Morawiecki, ma al tempo stesso abbassa sempre di più la Polonia a una condizione di vassallaggio verso Washington. Per gli Stati Uniti e per l’Europa Occidentale, l’unione sarebbe una maniera permanente per assicurare il fianco orientale dell’Europa dall’aggressione russa. A questo servirebbe la Polonia agli americani, a fare da scudo contro la Russia nella prospettiva di scontro perenne disegnata dagli strateghi della Casa Bianca e del Pentagono.
E poi parole dolci per l’Ucraina: Una nazione ucraina militarizzata, incattivita contro la UE per la sua inazione e forse afflitta da una conclusione insoddisfacente della guerra con la Russia, potrebbe facilmente diventare un peso per l’Occidente. Ma ecco che ci pensa zio Sam: Qui entra in gioco la leadership USA. (…) Il futuro dell’Ucraina è troppo importante per essere lasciato nelle mani di Bruxelles, Parigi e Berlino. Se Varsavia e Kiev vogliono farsi avanti e risolvere il problema dell’Europa Orientale una volta per tutte, l’amministrazione americana deve essere seguita dalla Polonia e dall’Ucraina.
Il governo di Varsavia vuole rafforzare il ruolo militare della Polonia nella NATO, specialmente in funzione antirussa. L’obiettivo polacco è di diventare il centro di manutenzione dei carri armati americani Abrams dislocati sul continente. Ma rischia seriamente di diventare una pedina nella mani di Washington.
52 anni, padre di tre figli. E’ massimo esperto di Medio Oriente e studi geopolitici.