La Tunisia ha un nuovo governo. Su 24 ministri, 8 sono donne nel nuovo esecutivo guidato da Najla Bouden
La prima donna a capo di un governo in Tunisia e nel mondo arabo, Najla Bouden, ha annunciato lunedì 11 ottobre dal palazzo presidenziale di Cartagine la composizione della sua squadra di ministri. Dopo due mesi e mezzo, la Tunisia ha un nuovo governo. Ad annunciarlo, una nota della presidenza della giovane Repubblica nordafricana. Su 24 ministri, 8 sono donne nel nuovo governo: a capo del ministro della Giustizia c’è Najla Jaffel, alla Difesa Imed Memich. Un’altra donna è stata scelta come Segretario di Stato per gli Affari Esteri, Aida Hamdi, insieme a Sarah Zaafroni, titolare del Ministero delle Infrastrutture e Neil Noora Gandhri, nominata ministra dell’Industria.
Il nuovo governo ha l’obiettivo di “ripristinare la fiducia delle persone“. Lo ha affermato subito Bouden al termine della cerimonia di insediamento a Palazzo di Cartagine. “Dobbiamo ripristinare la fiducia dei cittadini nello Stato tunisino e dei paesi stranieri nel nostro Paese. Combattere la corruzione, che sta peggiorando sempre di più, per ridare speranza ai tunisini in un futuro migliore,” ha dichiarato. Presentando il suo programma, Bouden ha sottolineato che “competenza ed esperienza” saranno le chiavi per raggiungere questi obiettivi, e migliorare la produttività delle istituzioni pubbliche. La premier ha inoltre annunciato che “grande importanza” sarà data al rilancio dell’economia e al miglioramento delle condizioni di vita e del potere d’acquisto dei tunisini. “Questo governo lavorerà per il bene del Paese e del popolo e sarà aperto a tutte le parti”. Ha ribadito.
“Stiamo vivendo momenti storici difficili, ma ce la faremo“, ha detto il presidente tunisino Kais Saïed dopo il giuramento dei ministri del nuovo esecutivo, esprimendo il suo apprezzamento per i progressi compiuti nella lotta alla pandemia COVID-19. Il presidente ha riconosciuto che la signora Primo Ministro si è assunta una grande responsabilità in queste circostanze che la Tunisia sta attraversando. Prima di mostrare alla sala le immagini più vergognose dei lavori in Parlamento, congelato dal 25 luglio, che aveva visto scontri, violenze e tafferugli, ma poche soluzioni ai problemi del Paese. Il 29 settembre, la nomina di Najla Bouden per formare un governo è stata il preludio al ripristino del funzionamento di un esecutivo dopo che il presidente, su richiesta popolare, aveva congelato i lavori dell’Assemblea dei rappresentanti del popolo (ARP) e licenziato il Primo Ministro Hicham Mechichi.
Nonostante le pressioni e la situazione caotica del Paese, messo in ginocchio da dieci anni di corruzione e malaffare, il presidente ha speso tutto il suo tempo per dotare la Tunisia di un esecutivo capace che segna il primo atto della nuova repubblica presidenziale. Dalle discussioni alle trattative, sono servite due settimane alla prima donna premier nella storia della Tunisia per formare la sua squadra, riconfermando alcuni ministri dell’ex esecutivo Hicham Mechichi in cui il presidente ha grande fiducia. Il tocco presidenziale è indubbiamente chiaro nel nuovo esecutivo: Taoufik Charfeddine, uno dei pochi uomini di fiducia di Kaïs Saïed, è stato confermato alla guida del ministero dell’Interno ed Othman Jerandi, altro nome considerato vicino al circolo presidenziale è rimasto invariato agli Esteri.
Il nuovo Governo tunisino dovrà subito fare i conti con la devastante crisi finanziaria e sociale, caratterizzata da una economica fiacca e soprattutto casse dello Stato vuote. La Tunisia deve colmare un buco di bilancio stimato in 9 miliardi di dinari, circa 2,75 miliardi di euro, riporta il sito della televisione privata Nessma TV. Se il Paese non riuscirà a convincere il Fondo Monetario Internazionale (FMI) a concederle questo finanziamento, dovrà ricorrere alla stampa di denaro, con tutto ciò che ciò può comportare.
Vanessa Tomassini è una giornalista pubblicista, corrispondente in Tunisia per Strumenti Politici. Nel 2016 ha fondato insieme ad accademici, attivisti e giornalisti “Speciale Libia, Centro di Ricerca sulle Questioni Libiche, la cui pubblicazione ha il pregio di attingere direttamente da fonti locali. Nel 2022, ha presentato al Senato il dossier “La nuova leadership della Libia, in mezzo al caos politico, c’è ancora speranza per le elezioni”, una raccolta di interviste a candidati presidenziali e leader sociali come sindaci e rappresentanti delle tribù.
Ha condotto il primo forum economico organizzato dall’Associazione Italo Libica per il Business e lo Sviluppo (ILBDA) che ha riunito istituzioni, comuni, banche, imprese e uomini d’affari da tre Paesi: Italia, Libia e Tunisia. Nel 2019, la sua prima esperienza in un teatro di conflitto, visitando Tripoli e Bengasi. Ha realizzato reportage sulla drammatica situazione dei campi profughi palestinesi e siriani in Libano, sui diritti dei minori e delle minoranze. Alla passione per il giornalismo investigativo, si aggiunge quella per l’arte, il cinema e la letteratura. È autrice di due libri e i suoi articoli sono apparsi su importanti quotidiani della stampa locale ed internazionale.