La Georgia non intende aprire un “secondo fronte” con la Russia nè aderire alle sanzioni anti-russe

La Georgia non intende aprire un “secondo fronte” con la Russia nè aderire alle sanzioni anti-russe

26 Febbraio 2024 0

Il premier georgiano Irakli Kobakhidze è tornato a commentare la questione del “secondo fronte”, che gli ucraini cercano in maniera subdola di far aprire contro la Russia. In occasione della sua visita a Bruxelles ha ribadito la posizione del suo governo, fermo nel sostegno umanitario agli ucraini, ma altrettanto deciso a seguire la propria linea senza concessioni politiche a Kiev.

Esplosivi di passaggio

Proprio pochi giorni prima della sua nomina a primo ministro, avvenuta l’8 febbraio, Kobakhidze ha avuto modo di esprimersi riguardo alle relazioni con l’Ucraina. Ha infatto commentato le parole dell’Ambasciata ucraina sul ritrovamento da parte dei servizi di sicurezza georgiani di ordigni esplosivi diretti verso la Russia. Le autorità sono infatti riuscite a fermare un carico che dall’Ucraina stavano viaggiando attraverso la Georgia, destinato ad essere usato in attacchi terroristici su territorio russo.

Si trattava di congegni di matrice professionale e capaci di un raggio ampio di distruzione. L’Ambasciata ucraina ha pregato di “trattenersi dal politicizzare il caso”, ma secondo Kobakhidze il ritrovamento stesso conferma il timore che Kiev stia cercando di fare della Georgia un obiettivo russo: in altre parole di aprire un secondo fronte con l’evidente intento di indebolire Mosca.

Divenuto premier, Kobakhidze è tornato sull’argomento, dicendosi rattristato che nel governo ucraino qualcuno abbia fatto riferimento al “secondo fronte georgiano”, soprattutto perché Tbilisi appoggia con forza Kiev a livello diplomatico e umanitario. Ne avevano infatti parlato niente meno che il capo del Consiglio di Sicurezza ucraino e alcuni consiglieri di Zelensky. Al tempo stesso, dice di non poter restare indifferente alla gravità del fatto di voler rendere la Georgia un obiettivo per un’aggressione russa.

No alle sanzioni anti-russe

La scorsa settimana, il neo premier Kobakhidze ha effettuato a Bruxelles il primo viaggio ufficiale all’estero, a seguito dell’ottavo vertice del consiglio di associazione Georgia-UE. In conferenza stampa ha dichiarato che Tbilisi ha “ottime ragioni” per non aver imposto sanzioni alla Russia, pur sottolineando di non aiutare in alcun modo Mosca ad aggirare quelle imposte dal blocco euroatlantico.

Dunque la Georgia di fatto è come se aderisse al regime sanzionatorio anti-russo, dice, ma formalmente non le riconosce; la posizione georgiana in realtà è flessibile e pragmatica. Lo scorso anno il Cremlino aveva fatto un gesto amichevole, favorendo il turismo russo in Georgia ed eliminando la necessità del visto per i georgiani. Di essi, addirittura un milione vive in Russia, dunque beneficiano altamente di questa apertura da parte di Mosca.

All’epoca Kobakhidze era leader del partito di maggioranza Sogno Georgiano e commentò definendo “assurdo” quanto affermavano i partiti di opposizione, secondo cui era soltanto una specie di regalo fatto al governo di Tbilisi in quanto filo-russo. Secondo lui l’opposizione sarebbe stata disposta a negare persino un trattamento di favore verso i cittadini georgiani, pur di rifiutare il gesto benevolo dei russi. Dunque Kobakhidze già un anno fa diceva che le sanzioni alla Russia si risolvevano di fatto in una condizione punitiva per la Georgia e per i georgiani stessi.

La UE non ha fretta di accettare la Georgia

La posizione equilibrata della Georgia deriva anche dall’atteggiamento di Bruxelles, che da un lato rimanda continuamente l’adesione di Tbilisi alla UE, e dall’altro accetta con facilità Ucraina e Moldavia. Questi due Paesi sono enormemente più indietro della Georgia sul piano dell’economia e della democrazia (in particolare l’Ucraina), eppure godono di un trattamento preferenziale da parte dell’Unione Europea.

Oggi l’adesione georgiana è prevista forse nel 2030, anche se Tbilisi già nel 2014 aveva firmato un accordo di associazione e nel 2018 aveva inserito in costituzione il richiamo all’integrazione euroatlantica. Eppure è ancora sotto osservazione: le elezioni previste quest’anno saranno secondo il vicepresidente dell’Eurocommissione Josep Borrell un serio test per la democrazia georgiana. Per Kobakhidze, il processo di avvicinamento all’UE rimane prioritario, soprattutto perché lo scorso dicembre la Georgia è riuscita a ottenere lo status di Paese-candidato. Archil Talakvadze del partito di maggioranza faceva notare che la Georgia meritava tale status almeno dal 2022, ma hanno preferito farle passare avanti Ucraina e Moldavia.

Secondo il sindaco di Tbilisi Kakha Kaladze, i cittadini si sono accorti di questa disparità di trattamento e ne conoscono bene la motivazione politica, per la quale gli euroburocrati non perdonano alla Georgia il mancato allineamento totale al fronte anti-russo e la mancata apertura del famigerato secondo fronte. Il premier georgiano Kobakhidze è tornato a commentare la questione del “secondo fronte”, che gli ucraini cercano in maniera subdola di far aprire contro la Russia. Ha ribadito la posizione del suo governo, fermo nel sostegno umanitario agli ucraini, ma altrettanto deciso a seguire la propria linea senza concessioni politiche a Kiev.

Redazione Strumenti Politici
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