Italia, l’aumento dei tassi d’interesse presenta un conto di 14,4miliardi in più per famiglie e imprese
L’aumento dei tassi di interesse rischia di trasformarsi in un vero e proprio shock per i bilanci di imprese e famiglie. Ci si potrebbe trovare a pagare maggiori interessi per 5,4 miliardi nel 2023 e per 9 miliardi nel 2024, per un dato cumulato di quasi 14,4 miliardi in 2 anni. Una cifra che arriva fino ad oltre 20 miliardi se si considerano anche i maggiori oneri sui mutui per abitazione a tasso variabile.
A stimarlo è Cer per Confesercenti. I tassi attivi delle banche, viene spiegato, hanno mostrato una elevata reattività nel momento in cui la Bce ha modificato l’impostazione della politica monetaria, seguendo rapidamente la risalita dei tassi di policy.
In questo modo le banche hanno potuto ampliare lo spread tra tassi attivi e passivi e far crescere il margine di interesse, divenuto negli ultimi 18 mesi la fonte principale di incremento della redditività del sistema bancario. Al contrario, i tassi sulla raccolta, soprattutto quelli sui depositi, continuano a mostrare una maggior lentezza nel risalire dai minimi storici.
L’impatto dell’aumento dei tassi su imprese e famiglie
L’aggravio generato dagli aumenti ha un impatto rilevante sui finanziamenti delle imprese. Entro il 2024 andranno a scadenza 185 miliardi di prestiti, che potranno essere rinnovati solo a tassi superiori a quelli dell’originaria sottoscrizione. Ne deriverà un maggiore onere di 4,2 miliardi nel 2023 e di 7 miliardi nel 2024.
Scenario più difficile anche per i consumatori. Entro il 2024 andranno a scadenza circa 60 miliardi di crediti delle famiglie, il cui rinnovo comporterà un maggiore esborso complessivo per interessi pari a 3,2 miliardi in due anni, circa 300 euro per nucleo familiare coinvolto.
Tassi sui mutui fuori controllo
A questa stangata si aggiunge quella generata dall’aumento dei tassi di interesse sui mutui: lo stock di prestiti per acquisto abitazione a fine 2022 era pari a 427 miliardi, di cui 158 miliardi circa – il 37% – a tasso variabile che, con questo andamento dei tassi, costeranno 6 miliardi in più in un anno.
“Il caro interessi – spiegano da Confesercenti – rischia di innescare una decisa frenata alla già precaria situazione dell’andamento dei consumi interni e degli investimenti delle imprese. In questo scenario, la riforma fiscale annunciata dovrebbe trovare un’immediata modalità di attuazione, per compensare gli aggravi e liberare le risorse di famiglie e imprese, a partire dalla detassazione degli aumenti salariali disposti dalla contrattazione collettiva e delle tredicesime: una minore pressione fiscale sul lavoro è la condizione necessaria per ridare fiato alla ripresa dei consumi, in una fase di preoccupante rallentamento“.
Gli effetti sul mercato immobiliare
Martedì è stato pubblicato il ‘Sondaggio congiunturale sul mercato delle abitazioni in Italia’ da Bankitalia. I dati che ne emergono segnalano sul fronte della domanda “una generalizzata debolezza, come evidenziato dal deterioramento dei giudizi relativi al numero dei potenziali acquirenti“. Bankitalia spiega come “Quasi un operatore su tre continua a segnalare difficoltà nel reperimento del mutuo da parte degli acquirenti, la percentuale più elevata dalla fine del 2014” effetto dell’aumento dei tassi d’interesse.
“Il saldo tra i giudizi di crescita e di diminuzione del numero dei potenziali acquirenti è ulteriormente diminuito (-37,1 punti percentuali, da -26,4), in misura più marcata nelle aree metropolitane e nel Nord-Ovest. Si attenua, pur rimanendo negativo, il divario fra la percentuale di agenzie che riportano un aumento degli incarichi da evadere e la percentuale di quelle che ne segnalano un calo (a -26,5 punti percentuali, da -29,1). Rimane infine invariato il saldo negativo fra gli operatori che ravvisano un incremento dei nuovi incarichi a vendere e quelli che ne osservano una diminuzione (a -32,9 punti percentuali)“.
Ciclone Lagarde
Intanto la Banca centrale europea ancora qualche settimana fa ha deciso di aumentare i tassi di interesse in area euro di 25 centesimi portando il tasso di riferimento al 3,75%. Il settimo rialzo in appena 10 mesi. Ma non solo l’Europa.
“Il nostro lavoro non è ancora finito. Escludendo un mutamento sostanziale delle prospettive di inflazione, continueremo ad alzare i tassi a luglio”. Lo afferma.
Nato a Torino il 9 ottobre 1977. Giornalista dal 1998. E’ direttore responsabile della rivista online di geopolitica Strumentipolitici.it. Lavora presso il Consiglio regionale del Piemonte. Ha iniziato la sua attività professionale come collaboratore presso il settimanale locale il Canavese. E’ stato direttore responsabile della rivista “Casa e Dintorni”, responsabile degli Uffici Stampa della Federazione Medici Pediatri del Piemonte, dell’assessorato al Lavoro della Regione Piemonte, dell’assessorato all’Agricoltura della Regione Piemonte. Ha lavorato come corrispondente e opinionista per La Voce della Russia, Sputnik Italia e Inforos.