Isole Figi alla ricerca della stabilità politica dopo il cambio di governo
Le isole Figi stanno cercando una nuova stabilità politica dopo le elezioni generali del 14 dicembre. Con alcune dichiarazioni dal tono perentorio l’ex premier Frank Bainimarama, che governava dal 2007 ma che è uscito sconfitto dalla tornata elettorale, ha intorbidito le acque attorno al nuovo esecutivo. Quest’ultimo è stato formato con una certa difficoltà, perché nessun partito ha ottenuto una maggioranza sufficiente per imporsi, costringendo così i partiti di opposizione a coalizzarsi.
Bainimarama ha prima riconosciuto di aver perso, poi ha esortato i nuovi ministri a restare fedeli alla Costituzione del 2013 e ha invitato gli ufficiali da lui nominati a non dare le dimissioni in favore di coloro che verranno scelti dal nuovo governo. Infine ha ricordato in maniera minacciosa che la Costituzione contiene una norma che impone ai militari di intervenire per salvaguardare la “sicurezza, la difesa e il benessere delle Figi e dei figiani”.
Proprio durante le consultazioni per la creazione dell’esecutivo il capo della polizia ha chiamato l’esercito per sedare un presunto attacco alla comunità degli indiani figiani. Questa mossa riprendeva lo schema già attuato nei precedenti colpi di Stato, che hanno caratterizzato la storia dell’arcipelago dall’indipendenza fino al 2006. Il possibile tentativo di golpe, però, è stato immediatamente denunciato e il 24 dicembre è stato nominato premier Sitiveni Ligamamada Rabuka del partito People’s Alliance.
Il settantaquatrenne Rabuka, ex generale delle Forze armate figiane, era stato protagonista di due golpe nel 1987 e aveva servito da primo ministro democraticamente eletto dal 1992 al 1999. Con 21 seggi su 55, il suo partito si è affermato come seconda forza del Paese dietro a quello di Bainimarama. Ma con 26 seggi il primo partito è ancora il FijiFirst dell’ex premier, che non intende lasciare mano libera al nuovo governo.
Il governo Rabuka e le alleanze nel Pacifico
Il nuovo governo figiano viene tenuto sotto osservazione anche dal Quadrilateral Security Dialogue o Quad, il gruppo che riunisce Australia, Giappone, India e USA nel contenimento dell’espansionismo cinese nell’area indo-pacifica. Pechino infatti non lascerà che Rabuka cambi il tenore delle relazioni fino ad oggi molte strette e positive fra la Cina e le Figi. Dal canto suo, nemmeno l’India può permettere che Suva finisca definitivamente sotto l’influenza cinese, dal momento che sull’arcipelago un terzo della popolazione è composta da discendenti degli emigranti indiani.
Tuttavia, solo in due occasioni vi sono state visite ufficiali di premier indiani alle Figi, la prima nel 1981 con Indira Gandhi e nel 2014 con l’attuale primo ministro Narendra Modi. Bainimarama ha sempre sostenuto il principio della cosiddetta “unica Cina”, che subordina Taipei a Pechino, mentre quattro Paesi oceanici riconoscono la sovranità di Taiwan.
Dunque, perdere un alleato di peso come le Figi sarebbe impensabile per Pechino, dopo che lo scorso anno era riuscita a penetrare ancor di più nell’area stringendo un patto sulla sicurezza con le Isole Salomone. Quindi vedremo presto se le isole Figi sapranno attuare un passaggio di potere democratico e indolore e troveranno una nuova stabilità politica dopo le elezioni generali del 14 dicembre.
Vive a Mosca dal 2006. Traduttore dal russo e dall’inglese, insegnante di lingua italiana. Dal 2015 conduce conduce su youtube video-rassegne sulla cultura e la società russa.