Il patto di (in)stabilità e (de)crescita

Il patto di (in)stabilità e (de)crescita

24 Settembre 2023 0

La definizione del patto di stabilità e crescita (PSC) è un faticoso rito che si compie ogni anno a partire di fatto dal 1999, sui cui parametri venne declinata la partecipazione alla sperimentazione dell’euro; oggi più che mai mostra la distanza tra la Comunità Europea ed il mondo reale dei paesi a cui quel patto dovrebbe essere applicato.

La burocrazia europea continua ad essere lontana dal mondo reale e dai suoi problemi che mostra di non conoscere e finisce per peggiorarli.

Un patto scollegato da un mondo cambiato

Dal momento della sua istituzione ad oggi la realtà dei fatti è profondamente cambiata ed il nuovo secolo ci ha posto di fronte delle sfide che si pensava fossero solo la memoria del secolo precedente. Anni di guerre infinite sia sul campo bellico che su quello economico, finanziario e sociale hanno finito per stravolgere un fragile equilibrio su cui sembrava potere contare la governance del sistema europeo.

Ora guardare a quei parametri fissati all’origine dell’Europa comune sembra di tornare ad un tempo che non esiste più al punto: più che un patto di stabilità sembra il suo contrario cioè di instabilità e decrescita.

I parametri della discordia e il bluff italiano e greco

In base al PSC al momento di adottare l’euro avevano deciso di adottare quei parametri che, nonostante il mondo sia cambiato, sono rimasti colpevolmente immutati: un deficit pubblico non superiore al 3% del pil ed un debito pubblico al di sotto del 60% del pil o comunque un debito pubblico tendente al rientro.

Per entrare nell’euro e nel Patto di stabilità e crescita sia l’Italia che la Grecia ricorrono ad artifici contabili. L’Italia non potendo operare sul debito al 120% del pil interviene sul deficit/pil con la tesi che al fine del calcolo del deficit serva solo la variazione di cassa ed a tal fine Azeglio Ciampi blocca tutte le uscite di cassa dal giugno per raggiungere limite previsto, le spese sarebbero state proiettate all’anno successivo. La Grecia ha invece cartolarizzato le entrate da aeroporti e porti del decennio successivo. Entrate che sarebbero mancate negli anni a seguire creando le premesse della sua debolezza finanzairi attaccata nel 2010 dalla finanza internazionale.

Un Patto inadeguato già in origine

Il patto così concepito era inadeguato 30 anni fa, immaginiamoci come possa essere riproposto oggi alla luce di eventi che hanno inciso sul debito e sull’economia dei Paesi occidentali. Cominciamo nel 2001 con le torri gemelle poi a ridosso con le guerre in Afganistan ed in Iraq e la destabilizzazione del medio oriente. La finanza diventa dominante nell’economia ed alimenta le bolle speculative dei sub-prime che nel 2008 fanno saltare Lemhan creando la peggiore crisi del primo decennio del nuovo secolo.

Nel 2010-2012 avviene l’attacco della finanza all’euro con la Grecia, il Portogallo, l’Irlanda, la Spagna e l’Italia sotto scacco grazie alle manipolazioni dello spread. Quando sembrava che si arrivasse ad una sistemazione abbiamo avuto il covid e la guerra in ucraina che con le sanzioni alla Russia ha penalizzato l’Europa a vantaggio degli Usa.

Il gioco degli specchi tra Bce e Fed

La situazione ora è aggravata dalla colpevole cecità della BCE della Christine Lagarde che sembra sempre più un clone della FED senza una sua indispensabile autonomia per capire quanto le cause dell’inflazione negli Usa siano profondamente diverse da quelle originate in Europa.

L’inflazione negli USA dipende da un eccesso di carta moneta stampata che ha generato una crescita della domanda e la manovra sui tassi di interesse può essere giustificata ma il rischio è che si trasformi in recessione come sta già mostrando di essere. In Europa invece l’inflazione è stata generata dalle sanzioni sulla Russia che hanno generato un aumento dei prezzi delle materie energetiche e quindi sui costi di produzione e sui prezzi di vendita.

La manovra sui tassi di interesse ha effetti depressivi sull’economia che porta alla riduzione del pil come in effetti si sta verificando. In Europa ed in Italia poi l’aumento dei tassi di interesse ha conseguenze sui rendimenti crescenti dei buoni del tesoro che aumentano il debito e quindi è antistorica e frutto di una colpevole sudditanza verso l’imitazione delle politiche Usa.

L’antistoricità del PSC

In queste condizioni la riesumazione del PSC diventa una misura antistorica ed estremamente pericolosa per l’economia del nostro paese e come tale la manovra è da condannare per l’evidente inadeguatezza a risolvere il problema.

Si potrebbe fare in modo da anestetizzare il patto sulle spese per investimenti assolutamente necessari per il paese e per il rilancio dell’economia e per provare ad evitare la drammatica crescita del debito pubblico dovuto in gran parte alle spese correnti usate dalla politica per acquisire consenso ma con gravi danni sugli equilibri finanziari ed economici del paese.

La dittatura della burocrazia

Tutta questa tendenza a generare una governance contraria alla realtà trova le sue cause nella prevalenza della burocrazie sulle scelte di sviluppo del paese e dell’Europa in genere . La burocrazia ottusa e staccata dal mondo reale è la causa profonda del dissesto della comunità europea in cui i vari paesi privilegiando gli interessi interni ha favorito l’invio nella comunità europea di figure di terza e quarta linea incapaci di governare la burocrazia che in questa mancanza di leadership europea ha trovato campo libero per affermare la sua dominanza.

Di fatto la governance dell’Unione Europea si è burocratizzata esattamente come aveva criticato Max Weber sul rischio di una razionalizzazione delle procedure che prendono il sopravvento sulle persone. La burocrazia è appunto, per Weber, una forma particolarmente pervasiva e per certi aspetti pericolosa. Di tale processo di razionalizzazione, giacchè essa implica direttamente la gestione non tanto di oggetti, macchine o procedure, quanto piuttosto di esseri umani, i quali devono essere organizzati per conseguire finalità specifiche.

L’apparato giuridico governa l’istituzione ma non è governato a sua volta e evidenzia la mancanza di modelli culturali e di conoscenza della storia e della politica nelle persone che dovrebbero guidare la governance e non subirla.

Fabrizio Pezzani
Fabrizio Pezzani

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