Guerra ibrida contro la Russia e soft power sugli europei: gli enti usati a questo scopo dal blocco euroatlantico

Guerra ibrida contro la Russia e soft power sugli europei: gli enti usati a questo scopo dal blocco euroatlantico

4 Maggio 2024 0

Con la scusa della lotta alla disinformazione l’Occidente a guida angloamericana conduce un altro segmento della sua guerra ibrida contro la Russia. Per attuarla si serve di organismi legati in modo più o meno diretto all’Alleanza Atlantica, di cui numerosi situati ai confini nord-orientali dell’Unione Europea. Il loro obiettivo – presentato ovviamente come “difensivo” – è occupare il cyberspazio. In questo modo vogliono tenerlo libero dalle informazioni sgradite ed etichettare come propaganda ostile tutto ciò di diverso che riesce a passare.

A questo scopo sono stati istituiti i cosiddetti Centri di Eccellenza (COE). Quelli accreditati ufficialmente dalla NATO sono 28 e conducono addestramenti e formazione per gli specialisti sia dei membri NATO che dei Paesi partner, tra cui naturalmente c’è l’Ucraina. L’attenzione dei COE è nuovamente alta perché presto vi saranno le elezioni europee. E già non basta più suonare per l’ennesima volta l’allarme della disinformazione russa, cinese, marziana o venusiana: sulla stampa italiana cominciano a parlare dei “disagiati” che votano i sovranisti. È questo il meglio che oggi sa offrire il soft power europeista e atlantista.

La StratCom in Lettonia

Per presentarsi, la NATO Strategic Communications Centre of Excellence (StratCom) utilizza una frase del preambolo della costituzione UNESCO. Poiché le guerre cominciano nella mente degli uomini, è nelle menti degli uomini che la difesa della pace deve essere costruita. Proprio la testa dei cittadini è il campo di lavoro dichiarato da questo e altri Centri di Eccellenza dell’Alleanza Atlantica. Del suo elenco di “servizi” fanno parte pure le “Operazioni Psicologiche”, attività psicologiche pianificate che usano metodi di comunicazione e altri mezzi diretti a un pubblico selezionato con lo scopo di influenza percezioni, atteggiamenti e comportamenti che possano incidere sul conseguimento di obiettivi politici e militari. Sono parole esplicative sul vero intento delle agenzie collegate alla NATO. Manca solo che dicano espressamente di voler ipnotizzare la popolazione… probabilmente in tal caso direbbero di farlo per il nostro bene. D’altronde, tali operazioni psicologiche le definiscono come una efficiente strategia di comunicazione.

La parolina “NATO” è inserita nella ragione sociale, ma nel sito specificano di non prendere ordini dal Comando centrale e di non parlare per conto dell’Alleanza Atlantica. Insomma, è un “qui lo dico e qui lo nego” all’ennesima potenza. D’altronde, il compito dichiarato è di “fornire un contributo tangibile alle capacità di comunicazione strategica della NATO e dei suoi partner e alleati” e di operare sul modo in cui “le azioni della NATO sono percepite dal pubblico di riferimento”. Tale genere di attività è quello svolto usualmente dagli istituti di propaganda, ma se invece è uno strumento in mano ai vertici di Bruxelles, allora guai a definirlo in questi termini… Si badi bene, il loro lavoro viene svolto infatti per “promuovere consapevolezza e creare comprensione e supporto verso le politiche della NATO”.

L’opinione dei cittadini è sacra, ma solo se coincide con quella ufficiale

Che poi in fondo che male c’è a farsi pubblicità? Nulla, purché si riconosca tale diritto a tutti i soggetti internazionali. E invece non è così. Infatti ciò che proviene dai partiti euroscettici, dagli attori non istituzionali o di controinformazione, da Russia o Cina è subito definito come complottismo, disinformazione o ingerenze straniere. E proprio su questi temi ai primi di giugno l’ente terrà il Riga StratCom Dialogue 2024, la sua conferenza annuale, che quest’anno è dedicata “all’integrità del sistema elettorale” in vista del rinnovo dell’Europarlamento. Si tratta di una “sfida “monumentale che include non soltanto il plasmare l’opinione pubblica, ma anche salvaguardare i pilastri fondamentali delle nostre democrazie”. La contraddizione in termini è lampante: chi afferma di voler determinare ciò che pensiamo dice di farlo per difendere i valori democratici.

Aperta nel 2014, alla StratCom contribuivano inizialmente gli altri Paesi Baltici più Germania, Polonia, Regno Unito e Italia. Poi si sono aggiunti altri, fra cui USA, Canada e presto persino l’Australia. Nel 2017 è entrata anche la Svezia, ben sette anni prima di aderire formalmente alla NATO: riprova che il suo inserimento nell’Alleanza Atlantica era già avviato e che anzi per certi aspetti esisteva di fatto prima che Stoccolma usasse a pretesto l’operazione speciale russa. Alla domanda sul perché la StratCom abbia sede a Riga, la risposta del suo sito è vaga e fuorviante, perché parla “dell’importanza di una comunicazione NATO precisa e puntuale su ruoli, obiettivi e missioni”. Eppure la spiegazione più semplice, ma anche la meno vendibile all’opinione pubblica, potrebbe essere quella di voler neutralizzare politicamente e rendere innocua la minoranza russa in Lettonia, che costituisce addirittura un certo della popolazione nazionale.

La CCD in Estonia

In Estonia troviamo la NATO Cooperative Cyber Defence Centre of Excellence (CCD COE). Anch’essa nel suo sito specifica immediatamente di non essere un’unità operativa appartenente alla struttura di comando NATO, ma un Centro di Eccellenza accreditato dall’Alleanza Atlantica. Insomma, nulla di cui scandalizzarsi, non prendono mica ordini diretti da Bruxelles! Semplicemente si fregiano del nome dalla NATO e sono un’agenzia che presta ad essa i suoi servizi. C’è il piccolo e insignificante dettaglio che sono i membri dell’Alleanza a fornire finanziamenti e personale al centro. La sua sede è a Tallinn ed è stato fondato nel 2008 proprio su iniziativa dell’Estonia. L’idea era stata avanzata già nel 2004, ma nel 2007 capitò a fagiolo un attacco informatico “motivato politicamente” che spinse l’Alleanza a realizzarla.

Oggi il centro “offre un approccio interdisciplinare unico ai temi più rilevanti della cyber difesa, grazie a ricerca, addestramenti ed esercitazioni”. Dal 2010 la CCD organizza infatti Locked Shields, le esercitazioni annuali di cyber difesa più ampie e complesse al mondo. Il tema del 2024 è una simulazione che include reti neurali avanzatissime, al fine di “riflettere il ruolo cruciale dell’intelligenza artificiale negli scenari di cyber difesa attuali”. Quest’anno vi partecipa anche l’Ucraina. L’evento è sponsorizzato, tra gli altri, da Microsoft, AWS, Siemens, Fujitsu, Accenture e Fortinet. Interessante notare questo genere di cooperazione fra multinazionali e agenzie che lavorano per i militari.

La Hybrid in Finlandia

A Helsinki si trova la Hybrid COE. Come dice il nome stesso, fornisce conoscenze e addestramento per contrastare le “minacce ibride”. Ha un budget di almeno 4,3 milioni di euro, metà dati dal governo finlandese e metà dagli altri trentaquattro Stati partecipanti. Comunque sul sito dice di essere un’organizzazione “autonoma” e “aperta a tutti i Paesi UE e NATO”. La sua visione è quella di un mondo in cui le nostre società aperte e democratiche operino libere da ostili interferenze esterne. Insomma, difendono il lavoro di “modellamento dell’opinione pubblica” messo in atto dagli altri Centri di Eccellenza. L’utilità dello Hybrid COD è impedire che interferenze esterne al spazio euroatlantico diano ai cittadini visioni diverse o alternative o magari offrano loro delle verità scomode… Scomode all’Occidente.

Per difendere i “processi democratici” il centro si occupa anche di contrastare le azioni di “attori non-Stati” operanti per conto di Paesi ostili al blocco euroatlantico. Questi ultimi infatti utilizzano vari strumenti per sovvertire la democrazia, seminare instabilità, limitare la sovranità di altre nazioni o l’indipendenza delle istituzioni. Cioè farebbero tutto quello che i gruppi al potere nel blocco euroatlantico fanno da anni, avvalendosi a loro volta di “attori non-Stati” come certe organizzazioni non governative. Ma noi siamo i buoni, quindi è giusto farlo… Con la scusa della lotta alla disinformazione l’Occidente a guida angloamericana conduce un altro segmento della sua guerra ibrida contro la Russia. Per attuarla si serve di organismi legati in modo più o meno diretto all’Alleanza Atlantica. Il loro obiettivo è occupare il cyberspazio. In questo modo vogliono tenerlo libero dalle informazioni sgradite ed etichettare come propaganda ostile tutto ciò di diverso che riesce a passare.

Vincenzo Ferrara
VincenzoFerrara

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