Gli ucraini delusi dalla NATO, ma alle armi occidentali non rinunciano

Gli ucraini delusi dalla NATO, ma alle armi occidentali non rinunciano

16 Luglio 2023 0

Il rinvio sine die dell’adesione di Kiev nella NATO non ha deluso solamente Zelensky. Anche gli ucraini si sono detti irritati e scontenti dall’atteggiamento degli amici occidentali. Sia i semplici cittadini che gli analisti politici hanno spiegato i motivi di questo sentimento negativo, ma nessuno di loro vuole che l’Occidente smetta di fornire generosamente armi e finanziamenti.

Se lo aspettavano, ma sono delusi lo stesso

La reazione dei cittadini ucraini è stata meno fumantina del loro presidente, ma altrettanto amara e sconsolata. RFE/RL ha condotto un sondaggio in diverse città, fra cui Kiev, a proposito degli esiti del summit di Vilnius. La sensazione comune è stata una forte delusione mista alla consapevolezza che la notizia sperata, quella dell’ingresso immediato nel Patto Atlantico (o di un invito ufficiale) non sarebbe comunque arrivata.

Gli ucraini si attendevano almeno che i loro sacrifici venissero riconosciuti da Washington e da Bruxelles in un modo più tangibile che non delle ulteriori rassicurazioni sulla futura adesione. Un intervistato ha detto che gli aiuti NATO sotto forma di armi e addestramento sono qualcosa di giusto, anzi di doveroso, perché di fatto stiamo difendendo la civiltà occidentale contro la barbarie.

Tale orgogliosa convinzione, però, è mitigata dall’autocritica: È ragionevole e prevedibile che non ci abbiano ancora ammesso nella NATO, perché come Paese non siamo ancora pronti. Siamo una nazione giovane e non abbastanza matura. Da noi c’è ancora la corruzione. E non soddisfa i cittadini ucraini nemmeno il termine cronologico dell’ammissione che dipende dalla vittoria sulla Russia, perché nessuno sa se e quando avverrà. Una ragazza dice: Era ovvio. Ce lo aspettavamo. Non ci faranno entrare nella NATO se prima non sconfiggeremo la Russia. E ai commentatori dei social tornano alla memoria gli impegni presi da Bruxelles regorlamente caduti nel vuoto: la formula usata nella dichiarazione finale di Vilnius somiglia infatti alle parole vaghe usate nel summit di Bucarest del 2008, che sembrava il preludio per l’adesione della Georgia, mai avvenuta.

Accuse reciproche di ingratitudine

Sui social il risentimento è palpabile. Gli ucraini postano immagini e commenti di ironia tagliente e di accusa diretta. Usando un logo in stile NATO, un utente ha composto la parola “Codardi” in riferimento ai membri dell’Alleanza. Altri hanno sottolineato la presa in giro di ribadire che per l’Ucraina le “porte” sono aperte, ma non si sa quando, non si sa a quali condizioni, non si sa a discrezione di chi.

Uno ha messo l’ormai celebre foto del presidente ucraino con la faccia seccatissima, totalmente ignorato dagli altri leader, con sotto il commento: Un’immagine vale più di mille parole. La NATO ha voltato le spalle a Zelensky. Vengono scritte frasi pesanti dei confronti degli alleati: Senza l’intervento militare diretto della NATO, l’Ucraina perirà, facendo di Zelensky un morto che cammina. O anche: L’Occidente ha sacrificato l’Ucraina e la sua gente in un tentativo di indebolire la Russia. E ha fallito. In Europa e negli USA queste reazioni appaiono esagerate o fuori luogo.

D’altro canto, nel comunicato congiunto dei 31 Stati del Patto si dà per certo che l’Ucraina un giorno diventerà anch’essa un membro. A suo favore viene addirittura saltato il passaggio del Membership Action Plan ed è stato istituito un Consiglio speciale per coordinare meglio i rapporti. E al summit sono arrivati gli ormai consueti aiuti a pioggia.

La Norvegia darà altri 238 milioni, la Francia manderà i missili a lungo raggio, la UE ha promesso 500 milioni per la produzione di munizioni e il ripristino delle scorte militari, la Germania stanzierà l’equivalente di armamenti per 770 milioni, inclusi sistemi Patriot e carri Leopard, mentre l’addestramento dei piloti ucraini agli F-16 inizierà in tarda estate. L’Occidente quindi non sente di essere indifferente ai bisogni e agli sforzi di Kiev: dopo una simile mole di aiuti, cos’altro pretendono questi ucraini?

Anche per gli esperti la NATO ha fallito

Pure gli esperti ucraini di geopolitica hanno espresso delusione e rabbia, non soltanto i comuni cittadini e gli utenti social. L’Atlantic Council ha chiesto ad alcuni di loro di commentare quanto avvenuto al summit. Secondo Danylo Lubkivsky del “Kyiv Security Forum”, l’Alleanza chiaramente non è riuscita a prendere l’iniziativa strategica o ad ottenere una svolta politica. A differenza dell’esercito ucraino, i leader NATO sembrano ancora intrappolati in uno schema mentale difensivo. (…) Invece di proteggere i membri della NATO, l’ambiguità sulla futura adesione dell’Ucraina non fa altro che indebolire l’autorevolezza internazionale dell’Alleanza. L’ex addetto stampa presidenziale Iuliia Mendel ha sottolineato la frustrazione causata dal mancato invito. Secondo lei, la NATO ha perduto una buona occasione per riconoscere i sacrifici degli ucraini e apprezzare il loro impegno verso la democrazia e l’indipendenza: invece hanno prevalso la burocrazia e la convenienza politica. Per Oleksiy Goncharenko, deputato del partito “Solidarietà Europea”, Kiev è stata al centro del programma dell’intero summit, ma è venuto a mancare il punto più importante, cioè l’invito ufficiale a unirsi all’Alleanza. Il segretario generale della NATO Jens Stoltenberg ha detto che Vilnius è stata una tappa storica per la Svezia, ma Goncharenko fa notare che per l’Ucraina non vi è stato nulla di storico. Anche Olena Halushka del centro anti-corruzione esprime rammarico per il giubilo di Stoltenberg e dice che se quest’anno lo ha meritato Stoccolma, adesso si spera che il prossimo anno lo meriterà Kiev.

Al suo interno l’Alleanza è divisa

Durante e dopo il summit, la NATO si è sforzata di mostrarsi compatta agli occhi del mondo. Ma è risaputo al suo interno vi sono spaccature riguardanti questioni diverse: basti pensare all’adesione di Svezia e Finlandia bloccata a lungo dalla Turchia o alla riluttanza dei membri europei a seguire gli USA nel contenimento anti-cinese nel Pacifico.

Nemmeno nei confronti di Kiev vi è un atteggiamento univoco. I Paesi dell’Europa centrale e soprattutto le Repubbliche baltiche sono tra i maggiori sponsor dell’adesione ucraina, mentre Germania e Stati Uniti sono esitanti. Recentemente lo stesso Biden ha ribadito che l’Ucraina “non è ancora pronta” per l’ingresso nella NATO, ma poi ha lodato il suo coraggio e la sua tenacia: infatti alla fine del vertice deve risultare dalle carte che l’Alleanza è sempre e convintamente dalla parte di Kiev. Nemmeno l’Ungheria accetterà facilmente che Kiev entri alle condizioni attuali.

Il ministro degli Esteri e del Commercio Péter Szijjártó ha sottolineato come il rinvio della sua adesione abbia evitato una pericolosa escalation. E per Budapest c’è il problema della minoranza magiara in Ucraina. Il ministro spiega che la NATO non è solo un’alleanza difensiva, ma anche una comunità basata su valori condivisi, quindi l’Ucraina dovrà prima soddisfare certe condizioni come l’attuazione di riforme politiche tese al rispetto dei diritti delle minoranze.

L’Ungheria si considera un membro importante e affidabile dell’Alleanza, afferma il ministro della Difesa Kristóf Szalay-Bobrovniczky, ma si mantiene fedele alla sua posizione di sempre, che esclude l’invio di armi letali e che chiede il ricorso a trattative di pace per fermare il conflitto. Il rinvio sine die dell’adesione di Kiev nella NATO non ha deluso solamente Zelensky. Anche gli ucraini si sono detti irritati e scontenti dall’atteggiamento degli amici occidentali, ma nessuno di loro vuole che l’Occidente smetta di fornire armi e finanziamenti.

Redazione Strumenti Politici
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