Giappone, la popolazione cala ancora. Anziani e immigrati in aumento

Giappone, la popolazione cala ancora. Anziani e immigrati in aumento

17 Agosto 2025 0

Il Ministero degli Interni nipponico ha emesso i dati demografici del 2024. Record negativo: 900mila giapponesi in meno, ma sono in aumento anziani e stranieri. Il premier Shigeru Ishiba ha definito la situazione una “emergenza silenziosa” e ha promesso ulteriori misure per invertire la tendenza.

Le cifre record del declino

La popolazione nipponica è diminuita dello 0,75%, cifra record a partire dal 1968. Il calo prosegue per il 16esimo anno di fila: si è passati dai 126,6 milioni di abitanti nel 2009 agli attuali 120,7 milioni. In controtendenza Tokyo e l’adiacente prefettura di Chiba, i cui residenti sono cresciuti nel 2024. La capitale ospita inoltre la più alta percentuale di stranieri, il 5,15%. Oggi il fenomeno dell’aumento dei residenti stranieri non si verifica soltanto nelle grandi città, ma anche nell’interno delle province.

Sempre più anziani

L’altro dato preoccupante evidenziato dalle statistiche del Ministero riguarda l’età dei giapponesi. Più del 30% ha oltre 65 anni, mentre solo il 10% è formato da bambini sotto i 15 anni. Secondo i dati della Banca Mondiale, fra i Paesi sviluppati il Giappone è il secondo con la popolazione più anziana. Il primo è il Principato di Monaco. Il problema che emerge è ben noto in Europa: diminuiscono le persone in età lavorativa che contribuiscono al sistema fiscale e pensionistico e aumentano quelle che vivono di pensione. A Tokyo stanno tentando da diverso tempo di uscire da questa spirale. Purtroppo, secondo i modelli studiati dal governo entro il 2070 la popolazione si ridurrà addirittura di un terzo, salvo poi stabilizzarsi forse grazie alle migrazioni internazionali.

Più stranieri nel Paese

Attualmente vi sono 3,67 milioni di stranieri residenti in Giappone, la cifra più alta dal 2013. Alcune scuole elementari hanno aperto classi per insegnare la lingua giapponese ai figli degli immigrati. La città di Tomisato ha pubblicato un manuale di regole nipponiche di comportamento sociale dedicato agli stranieri residenti. La prefettura di Hokkaido è quella che ha registrato l’aumento più consistente lo scorso anno, quasi il 20% in più. Un incremento notevole si è avuto anche nella città di Fujikawaguchiko, situata ai piedi del famoso monte Fuji nella prefettura di Yamanashi. Le autorità comunali spiegano il fenomeno collegandolo alla forte crescita del turismo e alla necessità di stranieri capaci di parlare le lingue, i quali lavorano nelle strutture ricettive e nelle attività economiche locali.

Non tutti i giapponesi gradiscono gli immigrati

Una delle soluzioni più immediate e apparentemente facili al calo demografico è di introdurre più stranieri nel Paese. Tuttavia è un tema altamente per i giapponesi, i quali si percepiscono come una nazione etnicamente compatta e non sembrano inclini a modificare tale assetto. In vari casi le autorità locali hanno comunque optato per l’accoglienza, ma si sono ritrovati in difficoltà e hanno spinto una parte di elettorato verso i partiti di opposizione che hanno come slogan “Prima i giapponesi”. Intanto, il governatore della prefettura di Saitama Motohiro Ono si è presentato al Ministero degli Esteri per chiedere di sospendere l’accordo sull’esenzione dal visto per i cittadini turchi. Ha spiegato che la sua mossa è motivata dal “disagio” che gli abitanti della sua prefettura stanno provando per i troppi stranieri presenti, di cui la gran parte sono appunto turchi e curdi.

Gli sforzi per uscire dalla crisi demografica

In questi anni il governo centrale ha già tentato senza successo diverse strade per invertire la rotta demografica. È riuscito solamente ad incrementare il numero degli immigrati grazie ad esempio ai visti agevolati per i cosiddetti “nomadi digitali”. Ma i problemi di fondo permangono, come l’elevato costo della vita, il poco spazio a disposizione e le rigide abitudini sociali che stanno spingendo i giovani a evitare di sposarsi e fare figli. Non hanno funzionato nemmeno i sussidi di maternità e di prima casa o il congedo di paternità. La brutta notizia è che qualora la natalità dovesse ricominciare a crescere, servirebbero comunque degli anni prima di riequilibrare le proporzioni di età nella società giapponese e poterle così ridare slancio.

Redazione Strumenti Politici
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