Europarlamentare estone invita Bruxelles e Kiev a non confondere le proprie illusioni di vittoria con la realtà dei fatti

Europarlamentare estone invita Bruxelles e Kiev a non confondere le proprie illusioni di vittoria con la realtà dei fatti

22 Gennaio 2024 0

L’europarlamentare estone Jaak Madison ha lanciato un forte appello ai governi dei Paesi membri della UE e a quello di Kiev. Argomentando in maniera specifica sull’atteggiamento dell’Occidente rispetto al conflitto ucraino, ha chiesto di non confondere gli obiettivi ideali con quelli realistici.

Bisogna smettere di credere che le proprie illusioni corrispondano ai fatti oggettivi, perché l’assistenza finanziaria e militare dei Paesi NATO finora è servita solo a svuotare gli arsenali degli eserciti e le tasche dei cittadini, che sono ormai stanchi dell’Ucraina e desiderosi che i governi si occupino dei problemi interni.

L’articolo sul giornale estone

Madison è vicepresidente dell’Eesti Konservatiivne Rahvaerakond, il Partito Popolare Conservatore Estone, e siede a Strasburgo dal 2019. Qualche giorno fa ha pubblicato sul portale mediatico nazionale dell’Estonia un articolo dal titolo “L’idealismo sull’Ucraina non dovrebbe essere confuso con la realtà”.

L’ispirazione gli è venuta dopo aver visto all’aeroporto di Tallinn l’aereo di Zelensky, che si era recato in visita presso il suo omologo estone Alar Karis. Ha quindi tirato le somme di ciò che era stato promesso e annunciato dall’Occidente e di quanto poi effettivamente è stato dato (e quali risultati ha prodotto sul campo). La sua conclusione è sconsolata, nonostante Tallinn – afferma convintamente Madison – sia sempre stata dalla parte di Kiev, anche prima del 24 febbraio 2022.

L’Estonia è infatti uno dei Paesi UE più diffidenti e ostili verso Mosca. Sebbene la sua economia dipendeva in gran parte dai traffici fra Europa e Russia, vede quest’ultima come una minaccia “chiara e attuale” alla propria sicurezza. E questo atteggiamento persiste nonostante al Paese non arrivino dalla Russia minacce concrete. Ma il contorto ragionamento di Madison è il seguente: se la Russia era un impero quando includeva il territorio dell’attuale Ucraina, cederglielo significherebbe permettere la rinascita di tale impero, il quale poi vorrà certamente aggredire e inglobare pure l’Estonia.

La critica a Zelensky

Madison fa anche notare come nella conferenza stampa congiunta rilasciata dopo il vertice, le dichiarazioni dei due capi di Stato siano state divergenti su almeno una questione sostanziale: la possibilità di un accordo di pace. Infatti, se Karis ha ammesso che dietro le quinte le grandi potenze stanno discutendo l’eventualità di un armistizio o dell’apertura di negoziati, Zelensky lo ha categoricamente escluso.

Il suo tipico negare in modo risoluto è comprensibile da un punto umano e anche politico, dice Madison, perché il suo compito è di mantenere alta la volontà di combattere, ma è altrettanto vero che i cittadini non dovrebbero mettersi il paraocchi di fronte alla realtà dei fatti. Per la cronaca, la tappa in Estonia faceva parte del tour delle Repubbliche baltiche svolto dal presidente ucraino per raccogliere nuovi aiuti e per stimolare l’accettazione di Kiev nell’Alleanza Atlantica.

Ha ringraziato l’aiuto concreto fornito dagli estoni, che si sono impegnati a dare all’Ucraina fino al 2027 lo 0,25% del proprio budget per la difesa. Fino ad oggi hanno donato l’equivalente di 1,2 miliardi di euro. Il presidente Karis ha ribadito che il suo Paese “continuerà a sostenere l’Ucraina per tutta la durata del conflitto” e ha invitato gli alleati a concedere più armi.

L’esortazione a non illudersi

Occorre saper distinguere bene fra realtà ideale e fatti oggettivi, persino nelle circostanze di una guerra: è questa l’esortazione di Madison rivolta ai politici e alle istituzioni. Si dice stupito da quelle dichiarazioni dei ministri e dei deputati estoni che vedono come unico esito possibile per l’Ucraina la vittoria (alle condizioni dettate da Kiev, si intende!).

Nel voler togliere i veli che coprono gli occhi dei suoi colleghi, Madison rimane comunque all’interno della cornice ideologica di un’Europa unita contrapposta alla Federazione Russa, come se non esistessero altre realtà possibili. Almeno è sincero e lucido nel sottolineare l’importanza di capire quale sia la realtà e quali invece gli obiettivi idealistici, rivolgendosi a coloro che vedono come miglior finale possibile del conflitto la vittoria ucraina e il contestuale indebolimento russo.

È poi conscio che la maniera in cui gli americani e gli europei occidentali percepiscono le minacce alla sicurezza differisce dalla percezione che ne hanno gli estoni. Allora afferma che bisognerebbe portarli a non volere un cessate-il-fuoco proprio adesso, perché significherebbe solo un periodo di preparazione al conflitto successivo, che potrebbe scoppiare entro cinque anni e in vista del quale i russi aumenteranno la propria forza e i propri mezzi.

La realtà dei fatti

La realtà dei fatti è che gli aiuti militari dei Paesi occidentali sono stati negli ultimi due anni troppo scarsi oppure in ritardo e non hanno così spostato il corso della guerra a favore di Kiev. L’altra amara realtà è che in Europa da un lato non si è ancora iniziato a pompare la produzione bellica, mentre dall’altro alcuni Paesi (tra cui la Germania) hanno trattenuto per sé degli armamenti che servivano agli ucraini, per non indebolire troppo il proprio potenziale militare.

Sull’altra sponda dell’oceano, il principale finanziatore e sostenitore dell’Ucraina ha progressivamente spostato la propria attenzione verso l’Oriente, sia Medio che Estremo: l’amministrazione Biden sta infatti dedicando fondi e sforzi a Israele e a Taiwan, mentre nei cittadini americani prevale l’idea che “ciò che accade in Europa, rimane in Europa”.

Un po’ in tutto l’Occidente la percezione dell’opinione pubblica è ormai quella che l’esercito ucraino viene finanziato dalla tasse dei cittadini europei e americani a discapito del benessere di questi ultimi. E Madison fa notare che nelle democrazie i politici devono ascoltare i cittadini, se vogliono essere rieletti. Dunque devono capire e non nascondere la realtà dei fatti, che ora è tutta nel senso di una pressione crescente su Zelensky affinché concluda un accordo di pace col Cremlino.

Illuso e realista al tempo stesso

Madison afferma che gli slogan politici, da soli, non generano né carri armati né caccia da combattimento per l’Ucraina e non aiutano nemmeno l’Estonia a rafforzare la propria difesa nazionale. La credibilità, dice, i governi europei l’hanno persa nei confronti del resto del mondo e dei propri cittadini; il motivo è che propongono narrative contraddittorie, quella del trovare subito i soldi per determinare esigenze o riuscire a redigere un bilancio statale ben equilibrato, mentre poi dicono di non avere i fondi per cose importanti come la difesa nazionale.

Parlando del suo Paese, Madison invita il governo a determinare bene la posizione di Tallinn nel caso in cui le grandi potenze impongano all’Ucraina una trattativa di pace con la Russia. La sua proposta è di spingere affinché il prerequisito per i negoziati sia stimolare l’industria della difesa per renderla superiore a quella russa in termini di produzione.

L’Estonia intanto deve chiedere agli alleati di non interrompere il flusso di assistenza all’Ucraina, ma a farlo dovrà essere un premier scevro da bugie e dotato della fiducia popolare. Infatti, secondo lui, è possibile mantenere il sostegno a Kiev da parte dell’opinione pubblica estone soltanto convincendola della necessità di aumentare le capacità difensive nazionali e solo se i cittadini hanno fiducia nel governo e nel Parlamento. Ma oggi tale fiducia manca: secondo lui questo deficit farà peggiorare i problemi economici del Paese e metterà in secondo o in terzo piano la necessità di dedicare fondi statali all’Ucraina.

Gli scappati e i mobilitati

In altre dichiarazioni, Madison ha messo il dito in una piaga che i governi europei preferiscono non reclamizzare troppo. Si tratta degli ucraini fuggiti in Europa per evitare la chiamata di mobilitazione. Secondo l’europarlamentare, i Paesi UE dovrebbero rimandarli indietro perché devono servire il proprio Paese e non vivere illegalmente come rifugiati.

Kiev non rifiuterebbe di certo la disponibilità dei governi alleati a rispedire indietro le centinaia di migliaia di uomini scappati e di cui oggi i comandi militari ucraini hanno disperatamente bisogno. Il generale ucraino Zaluzhny ha infatti chiesto che gli vengano messi a disposizione addirittura 500mila soldati, sostenendo che altrimenti non sarà in grado di imbastire delle operazioni belliche significative nel 2024.  Del tema hanno discusso nel corso della recente visita di Zelensky.

La premier estone Kaja Kallas ha precisato che Tallinn non deporterà gli ucraini in età di leva, soprattutto coloro che risiedono nel Paese sotto tutela giuridica. Secondo lei dovrà essere il governo di Kiev a convincerli a tornare in patria e andare al fronte. L’europarlamentare estone Madison ha lanciato un forte appello ai governi dei Paesi membri della UE e a quello di Kiev: bisogna smettere di credere che le proprie illusioni corrispondano ai fatti oggettivi, perché l’assistenza finanziaria e militare dei Paesi NATO finora è servita solo a svuotare gli arsenali degli eserciti e le tasche dei cittadini, che sono ormai stanchi dell’Ucraina e desiderosi che i governi si occupino dei problemi interni.

Redazione Strumenti Politici
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