American Thinker: il conflitto in Ucraina sarebbe dovuto già finire ieri

American Thinker: il conflitto in Ucraina sarebbe dovuto già finire ieri

19 Gennaio 2024 0

Biden sta cercando di prolungare la guerra contro la Russia per non dover ammettere l’ennesimo umiliante fallimento, specialmente nell’anno delle elezioni presidenziali. Mosca non intende invadere l’Europa, ma ottenere la sicurezza per il suo Stato e l’equilibrio geopolitico continentale promesso dagli USA all’URSS alla fine della Guerra Fredda. E invece Washington persegue l’obiettivo dichiarato di indebolire la Russia e far cadere Putin. Sono queste le considerazioni espresse e argomentate da Al Bienenfeld, editorialista della rivista conservatrice American Thinker.

Il 25 luglio 2023 Sean Hannity, conduttore di Fox News, ha tenuto un incontro pubblico con il candidato presidenziale democratico Robert Kennedy Jr. Il segmento di sette minuti dedicato a questo evento si è concentrato principalmente sul conflitto in Ucraina e portava il titolo “L’America vuole la guerra con la Russia”. Avendo familiarità con una delle peggiori decisioni di politica estera dell’era post-Seconda Guerra mondiale, ho ascoltato con attenzione che cosa aveva da dire in proposito il candidato presidenziale liberale. Si mostrava bene informato e in generale sembrava cogliere le motivazioni essenziali che hanno accelerato tale errore. Al contrario, il “conservatore” Hannity pareva saperne molto poco, forse era in malafede. Sei mesi dopo, mentre la guerra infinita continua, quel dibattito è ancora di attualità.

Gli argomenti di Kennedy jr.

Kennedy si è concentrato su due temi specifici. Il primo è l’intesa che sussisteva tra Russia, Stati Uniti e Germania a proposito della riunificazione tedesce nel 1989-91, mentre il secondo riguarda gli Accordi di Minsk. Il punto principale su cui ha insistito Kennedy è che la guerra in Ucraina è stata provocato dal desiderio americano di condurre una guerra gestibile contro la Russia. Kennedy ha ricordato la riunificazione tedesca e il fatto che gli USA non abbiano dato seguito alle promesse fatte a Mikhail Gorbachev, l’ultimo leader dell’Unione Sovietica.

La promessa era quella che la NATO non si sarebbe allargata oltre il confine della Germania Orientale. I nostri leader affermarono successivamente che le promesse orali fatte dall’America e dalla Germania non avevano alcun fondamento giuridico. Ma ciò non è sostenibile dal punto di vista della diplomazia, perché non conta se le promesse siano state fatte in segreto o pubblicamente. Si tratta solo di buon senso: se i diplomatici non possono fare affidamento sulle parole dei colleghi, allora gli Stati avranno seri problemi a negoziare per evitare una guerra.

Fidandosi degli USA e della Germania, l’Unione Sovietica ha ritirato 300mila uomini e migliaia di pezzi di armamento pesante. È stata una cosa positiva, ma di contro gli Stati Uniti hanno mancato di parola. Facendo così abbiamo dato ai successori di Gorbachev un buon motivo per non fidarsi più di noi. C’è stato da allora un allontanamento non necessario e tale sentimento ci sta spingendo verso la guerra.

Il Maidan è stato un golpe americano

Gli Accordi di Minsk hanno rappresentato lo sforzo di stabilire la pace in Ucraina e di fermare gli scontri fra russi etnici e ucraini, cominciati subito dopo il putsch del 2014. Washington ha presentato tale colpo di Stato come una rivoluzione, nonostante fosse stata orchestrata da Victoria Nuland, Sottosegretario di Stato per l’Europa con l’amministrazione Obama.

È stato invece definito “golpe” da George Friedman, fondatore dell’impresa di servizi di informazione giornalistica globale STRATFOR. Sebbene il riassunto fatto da Kennedy contenesse degli errori nelle date degli Accordi di Minsk, la sua narrativa è stata corretta.

Gli Accordi di Minsk

Il primo Accordo di Minsk è fallito e ha portato al secondo. La Russia garantiva la pace per conto del Donbass, la regione orientale dell’Ucraina abitata da russi etnici, mentre l’Occidente guidato dagli USA garantiva la pace per conto del governo ucraino. Alla fin fine in Donbass hanno votato per abbandonare l’Ucraina e si sono espressi per accettare la sovranità della Federazione Russa.

Lo scopo era fare in modo che la Russia inviasse le truppe in loro soccorso e il motivo era che il governo ucraino aveva già ammazzato circa 14mila russi etnici nella regione del Donbass a partire dal 2015. Nel febbraio del 2022 il governo di Kiev ha aumentato drasticamente i bombardamenti sul Donbass, dopo di che il 24 febbraio è partita l’operazione ordinata da Putin. Secondo l’Accordo Minsk-2 l’Occidente avrebbe dovuto trattenere il governo ucraino da tali azioni e la Russia di Putin avrebbe dovuto fare altrettanto dalla sua parte.

Ma l’Occidente ha disatteso ai suoi obblighi: è stata una provocazione vera e propria che, come Kennedy ha detto, ha portato alla guerra. Nel libro “Operation Z” di Jacques Baud, colonnello dell’intelligence svizzera, l’autore parla dei massicci bombardamenti sul Donbass (pagg. 175-177). Alle pagine 182-84 porta le prove schiaccianti a supporto dell’idea di Kennedy che siano stati l’America e suoi alleati a spingere la Russia ad agire militarmente.

Le “profezie” di Arestovich

Il 18 marzo 2019 Oleksei Arestovich, assistente e portavoce del presidente Zelensky, dichiarò in un’intervista al canale ucraino Apostrof TV: Con una probabilità del 99,9% il prezzo che pagheremo per entrare nella NATO sarà una grande guerra con la Russia. E se non aderiamo alla NATO, la Russia ci assorbirà completamente nel giro di 10-12 anni. Questa è tutta la nostra gamma di possibilità. Ora andate a votare per Zelensky! Apostrof TV: Se potesse scegliere, quale sarebbe la cosa migliore? Arestovich: Certamente un grande conflitto con la Russia ed entrare nella NATO dopo la vittoria sulla Russia. (…)

Ma il prezzo dell’ingresso nell’Alleanza Atlantica è con tutta probabilità un conflitto totale con la Russia, uno più esteso di quello in cui siamo oggi. Oppure una serie di conflitti del genere. Ma in quel conflitto saremo supportati attivamente dall’Occidente. Armi. Equipaggiamenti. Assistenza. Nuove sanzioni contro la Russia. Potrebbe essere possibile anche l’invio di un contingente NATO, una no-fly zone e così via. In altre parole, noi non perderemo, ed è una cosa buona. Come faceva Arestovich ad essere così sicuro nel 2019 del sostegno occidentale che alla fine vi è stato nel 2022?

Sono gli USA a provocare la Russia

Oggi la risposta è ovvia. La guerra in Ucraina era stata pianificata diverso tempo prima. Quelli del Dipartimento di Stato e del Pentagono hanno quasi certamente agito alle spalle del presidente Trump per orchestrare tutto ciò. Perché? Per una filosofia ormai vecchia che ancora vede la Russia come l’Unione Sovietica nonostante la caduta del Muro di Berlino nel 1989, lo scioglimento dell’URSS e la riunificazione delle due Germanie.

Lo scopo dato a questa guerra è indebolire la Russia e ridurre il prestigio di Putin fino a provocarne il crollo. Ma la Russia di Putin non è l’Unione Sovietica. Gli “esperti” vorrebbero che crediate al fatto che il presidente russo sia tramando per conquistare l’Europa. No, non lo sta facendo. L’obiettivo primario di Putin è la sopravvivenza. Ricordate: in Romania e in Polonia abbiamo piazzato dei missili in grado di portare un attacco nucleare su Mosca in soli dieci minuti o anche meno. Il repubblicano Lindsey Graham ha esortato ad assassinare Putin. Siamo noi che lo abbiamo minacciato noi, non lui noi.

I numeri parlano chiaro

Il PIL russo nel 2022 ammontava a 2,24 migliaia di miliardi di dollari, mentre quello degli USA era di 25,4 migliaia di miliardi di dollari e quello della UE/NATO di 16mila miliardi di dollari. Questi ultimi due messi insieme fanno 41,4 migliaia di miliardi di dollari. La Russia dunque non ha i mezzi finanziari per invadere l’Europa. Comunque, l’esercito russo (2 milioni di uomini, di cui 850mila soldati attivi e 1 milione e 150mila riservisti) è abbastanza grande per penetrare diversi Paesi, sebbene Putin non abbia minacciato di farlo. Sta solo rafforzando l’esercito in previsione di un attacco dell’Occidente e si sta preparando a una guerra difensiva.

Con un’impostazione del genere, non invaderà nessuno a meno che non venga provocato. I numeri delle Forze armate americane sono questi: 2,1 milioni di uomini (1,3 milioni di soldati attivi e 800mila riservisti). Le forze di UE/NATO sono di 2,23 milioni di uomini, di cui 1 milione e 65mila in servizio, 700mila riservisti e 450mila di milizie (tali numeri, così come per il PIL, riflettono i primi dieci eserciti europei: Italia, Francia, Germania, Grecia, Regno Unito, Spagna, Polonia, Romania, Olanda e Portogallo). Questi Paesi sarebbero quelli più colpiti da un’aggressione russa. Gli altri membri della NATO come il Canada e la Turchia sono alleati opinabili sotto l’attuale leadership. Anche gli Stati più piccoli parteciperebbero, ma in misura molto minore. Le stime sulle Forze armate russe sono eccessivamente variegate e ciò indica che alcuni dati sono stati esagerati per finalità politiche.

L’amministrazione Biden è disperata

A seguito degli eventi in Ucraina, la conclusione è che la qualità della leadership occidentale genera molti dubbi. L’America sta conducendo le danze, ma sta anche fallendo. La Russia sta combattendo una guerra di logoramento, consumando le sue chance di vittoria. Baud afferma che i russi abbiano imparato a padroneggiare “l’arte operativa” (tattiche di combattimento e correzioni sul campo nell’ambito del quadro operativo generale). Con la strategia russa, il conflitto in Ucraina ha preso una svolta senza speranza.

L’Ucraina ormai non può più schierare un esercito per sfidare la Russia. Mosca ha ottenuto ciò che voleva: Donbass e Crimea. Chi vorrebbe veramente delle città distrutte dai bombardamenti? In questo momento l’amministrazione Biden sta disperatamente cercando di far proseguire il conflitto per evitare di ammettere una sconfitta umiliante nell’anno delle elezioni. La guerra in Ucraina doveva già finire ieri.

Redazione Strumenti Politici
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