Elezioni in Libano, Dal Ayoub Hitti: Non è possibile rimanere per più di 2 anni senza un capo dello Stato. Il problema è che ci ripetiamo dal 1990, senza soluzione di continuità con il ritorno sempre delle stesse persone

Elezioni in Libano, Dal Ayoub Hitti: Non è possibile rimanere per più di 2 anni senza un capo dello Stato. Il problema è che ci ripetiamo dal 1990, senza soluzione di continuità con il ritorno sempre delle stesse persone

8 Gennaio 2025 0

A costo di dormire in Parlamento fra giovedì e venerdì dovrà essere eletto il presidente del Libano.

Parola di Nabih Berri, presidente sciita del Parlamento libanese e capo del partito Amal, che sulle controverse elezioni di domani del nuovo presidente della Repubblica non intende aspettare oltre. Per sedere alla poltrona di Baabda, il successore di Michel Aoun, maronita ed ex Capo di Stato maggiore dell’esercito, dovrà ottenere al primo turno 86 voti, su 128 totali, pari alla maggioranza di due terzi.

Dalla fine del mandato di Aoun il 31 ottobre 2022, l’Assemblea nazionale libanese non è riuscita a eleggere un presidente. L’ordinamento politico, seguito al Patto Nazionale del 1943, prevede che il capo dello Stato sia un cristiano maronita, mentre la guida dell’esecutivo e del Parlamento, spettano rispettivamente a un musulmano sunnita e a uno sciita. L’ultima votazione andata a vuoto risale a giugno del 2023, a causa dell’attuale sistema elettorale che in molti considerano imperfetto.

Tanti i candidati, ma il nome che sta acquisendo più forza nelle ultime ore è quello di Joseph Aoun, l’attuale capo di Stato Maggiore delle Forze armate libanesi (Laf), sponsorizzato da Stati Uniti, Francia e Arabia Saudita. Pare che proprio Riyad stia esercitando pressione sui deputati perché venga eletto il generale. Fonti del Parlamento informano che anche la “vecchia volpe”, come viene chiamato il leader di Amal e Mohammad Raad, al vertice del Blocco della lealtà della resistenza (il partito di Hezbollah), convergono ora su Aoun. La sua scelta dovrà superare lo scoglio della modifica di un articolo della Costituzione, secondo cui un alto funzionario statale non può essere eletto presidente prima di due anni dalla fine della sua attività a servizio dello Stato.

Nel 2023 Amal e Hezbollah avevano fortemente sostenuto il capo del movimento Marada ed ex ministro Suleiman Franjieh, molto vicino all’ex presidente siriano Bashar al-Assad. Nella rosa dei candidati, anche l’indipendente Dal Ayoub Hitti, per 16 anni direttore dell’Istituto per le scienze e le tecnologie Byblos, direttore generale del Centro Nazionale della stampa e del commercio e 50 anni di esperienza nell’associazionismo. Un impegno che lo ha reso molto noto in Libano.

Dai modi gentili e garbati, forte senso dell’humor, ci spiega perché ha deciso di candidarsi alle presidenziali libanesi, in uno dei momenti più difficili per il Paese, devastato dal conflitto con Israele.

Prima di ogni cosa noi dovremmo avere un presidente in Libano. Non è possibile rimanere per più di 2 anni senza un capo dello Stato. Il problema è che ci ripetiamo dal 1990, senza soluzione di continuità con il ritorno sempre delle stesse persone. Molti sono i corrotti e con questi nomi, andremo avanti allo stesso modo per altri 6 anni. Per questa ragione ho presentato la mia candidatura da indipendente.

Godo di buona reputazione in Libano, sono una persona pulita e lavoro da 50 anni per la società civile. Mi prendo cura dei più bisognosi, compresi i profughi palestinesi e siriani. Oggi, in particolar modo, a causa della guerra abbiamo l’obbligo di porci al servizio di tutti. I libanesi stanno soffrendo molto. Ci troviamo dinnanzi ad una situazione surreale, drammatica. Abbiamo un conflitto in casa e ai nostri confini Nord orientali, in Siria, un contesto di grande instabilità in Siria, soprattutto nelle aree vicine alla Turchia. Dovremmo avere un buon presidente che riesca a gestire questo caos, non possiamo andare avanti così, senza un adeguato supporto politico e amministrativo.

La guerra con Israele ha indebolito molto Hezbollah che, insieme ad Amal, ha avuto un grosso peso sulle elezioni. Crede che ora avrete maggiori chance di eleggere un presidente, che possa andar bene a tutte le componenti settarie del Parlamento?

Amal, Hezbollah non hanno più la stessa forza di prima, almeno da un punto di vista militare. Ma continuano ad essere dei partiti politici e ad avere potere, con una rappresentanza all’Assemblea nazionale di 27 deputati, che hanno peso in sede di votazione. Possono intervenire cambiando tutte le elezioni, andare da una parte o dall’altra. Il loro candidato alle presidenziali del 2023 era Suleiman Franjieh, molto vicino al deposto presidente siriano Bashar al–Assad. Ma oggi che la situazione a Damasco è cambiata, quel nome non è più spendibile, devono sceglierne un altro.

Il capo dell’esercito, il generale Joseph Aoun è molto apprezzato sia dal mondo arabo che da Stati Uniti e Europa, ma anche con lui si pone un problema di non facile soluzione. Dopo la guerra civile, abbiamo scelto per quattro volte consecutive capi delle forze armate per la Presidenza. Anche in quest’occasione si sta ripetendo lo stesso scenarsciitiio: Aoun è una brava persona, un ottimo condottiero ma non può guidare il Libano.

Per la sua scelta, dovrà essere modificato l’articolo della Costituzione, cosa ne pensa?

In questo preciso momento nessuno in Libano vorrebbe farlo, non possiamo cambiare ancora una volta la legge fondamentale dello Stato. La Carta costituzionale non è un gioco. Viceversa, significherebbe non credere alla nostra Costituzione, che invece va protetta e non modificata all’occorrenza per una sola persona e non per il bene di tutto Paese.

La decisione per la nuova guida del Libano verrà presa cinque minuti prima della fine delle votazioni, questo è il mantra che ricorre in questi giorni fra i libanesi. Ci vorrà il lasciapassare, una password dei Paesi del mondo che permetterà l’elezione del presidente. Credo, per il mio passato, il mio curriculum e soprattutto per il mio programma di essere la persona giusta per cambiare le sorti del Libano.

Parliamo del suo programma.

Un punto molto importante riguarda la sovranità del Libano, che dal 1990 è solo sulla carta. Il mio progetto si basa sul concetto di patriottismo: ogni libanese deve sentire di appartenere al proprio Paese, alla propria nazione. Non possiamo più permettere che i nostri giovani espatrino alla ricerca di un futuro e di un lavoro, perché il Libano ha tante risorse da offrire. Voglio cominciare da qui, porre le fondamenta per far ripartire l’economia, nella consapevolezza che ciò richiederà impegno e il lavoro di tutti.

Nel mio programma ci sono progetti che riguardano gli investimenti, le banche, la creazione di un fondo sovrano indipendente per le generazioni future, derivante dall’investimento delle risorse nazionali di petrolio e gas. In qualche modo siamo simili all’Italia, da dove non molto tempo fa, molti giovani emigravano in cerca di lavoro. Il vostro Paese adesso si sta riprendendo, ha un nuovo governo che sta lavorando e credo che la fase odierna sia migliore del passato. Ecco, noi dovremmo cercare di fare altrettanto.

La differenza fra noi e gli altri Paesi è che mentre i cittadini appartengono alla loro nazione, da noi appartengono ai partiti e alle confessioni, non al Libano. Si battono per questi partiti più che per il bene della loro terra. Questo è il vero problema e dovremmo impegnarci per cambiare questo sistema.

E in politica estera, come pensa di affrontare il conflitto con Israele e la questione confini?

Innanzitutto, va riaffermato il ruolo positivo del Libano nel contesto regionale, in particolare nel Golfo. Per quanto riguarda Israele, dovete sapere che prima del ’48 Libano e Palestina erano un tutt’uno, non esisteva un reale confine fra i due territori. Io stesso ho dei cugini che vivevano in Israele. Dopo quell’anno, quando Israele è diventato uno Stato, abbiamo avuto almeno sei guerre. Questo andazzo non può continuare per sempre. Devono esserci due Stati sovrani e si deve trovare una soluzione all’annosa questione palestinese. La strada migliore è quella dei due popoli e due Stati, viceversa avremo sempre guerre.

Per quanto mi riguarda sono un pacifista e penso che un trattato di pace con Israele sarebbe la soluzione migliore. In futuro bisognerà pianificare relazioni diplomatiche con gli israeliani, mentre adesso è importante che ci si concentri sulla sicurezza dei confini fra noi e loro.

Questo comporterebbe il ritiro delle milizie di Hezbollah….

Nessuna resistenza nella storia è durata per sempre. Devono scegliere cosa essere: un partito politico o una milizia e così potranno andare avanti come tutti in Libano. La prima opzione mi sembra quella più accettabile e concreta, nessun partito dovrebbe possedere armi. Come farebbero altrimenti i ragazzi a credere in noi? Dobbiamo fare in modo che il nostro sia un Paese sicuro.

Haz saiid (buona fortuna), dunque Mr Hitti

Grazie, a Dio piacendo

 

Marina Pupella
MarinaPupella

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