DL Scuola, Pacifico (Anief): provvedimento inadeguato. Riaprire le graduatorie d’istituto, i precari meritano un segnale

DL Scuola, Pacifico (Anief): provvedimento inadeguato. Riaprire le graduatorie d’istituto, i precari meritano un segnale

10 Aprile 2020 0

Il DL Scuola presentato dal ministro Lucia Azzolina ha compattato il mondo sindacale del comparto contro il Governo, come non si vedeva dai tempi della “Buona Scuola” di Renzi. Uno dei sindacati ad assumere le posizioni più dure contro questo provvedimento, sul precariato, è stato Anief, Associazione professionale e sindacale da novembre scorso divenuta rappresentativa, realtà di cui anche lo stesso ministro Azzolina aveva fatto parte in qualità di dirigente. Abbiamo interpellato il segretario nazionale dell’organizzazione Marcello Pacifico per approfondire i punti deboli del decreto. 

Infografica – La Biografia dell’intervistato Marcello Pacifico

– Come sindacato avete criticato il DL Scuola presentato dal ministro dell’Istruzione. Partiamo dalla validazione dell’anno scolastico.

– Il decreto interviene in un momento cruciale e delicatissimo, perché siamo a ridosso degli scrutini, come avevamo chiesto. È necessario, però, che il Governo faccia chiarezza sui criteri di valutazione che saranno adottati in sede di scrutini. Per Anief sarebbe fondamentale garantire maggiore elasticità ai collegi docenti in modo che sia lasciato a loro decidere quali siano gli strumenti più idonei per valutare le attività svolte a distanza rispetto agli eventuali recuperi da fare a settembre. In questo modo si eviterebbe che il principio del “nessun 6 politico, ma tutti promossi” si trasformi in un disimpegno da parte degli studenti da qui alla fine dell’anno, o peggio in una mancata valorizzazione del duro lavoro che stanno facendo gli insegnanti per curare la didattica a distanza.

– E sul fronte della lotta al precariato nel mondo della scuola?

– Su questo aspetto il provvedimento è totalmente inadeguato e produrrà il caos all’inizio del prossimo anno scolastico. Il mancato aggiornamento delle graduatorie d’istituto, che sono graduatorie per titoli, porterà a un aumento della chiamata dei supplenti attraverso delle domande di “messa a disposizione” – domande che sono quindi fuori graduatoria. Si tratta di una scelta intollerabile, che genererà maggiori ritardi nell’assegnazione delle supplenze e criteri meno oggettivi e meno meritocratici nella selezione del personale. È un paradosso, visto che il ministero poi si aggrappa a quei criteri per bandire nuovi concorsi. Saranno concorsi che però (e qui vi è una nuova contraddizione) non potranno essere espletati per l’inizio del nuovo anno scolastico, portando così a un record di “supplentite”: ci saranno più di 200mila supplenti chiamati con domande fuori graduatoria. 

– Qual è la vostra controproposta?

– La nostra controproposta consiste nel riaprire le graduatorie d’istituto e nel trasformarle in provinciali, come disponeva la Legge 159 del 2019. Inoltre, utilizzare quelle stesse graduatorie anche per l’assunzione nei ruoli. Questo è l’unico modo per garantire la continuità didattica dello stesso personale che sarà chiamato a settembre per recuperare gli apprendimenti mancati avvenuti in questi tre mesi e mezzo. 

Infografica – I numeri in gioco su mobilità e graduatorie nel DL Scuola

– Il ministero ha escluso la possibilità dell’aggiornamento dei titoli on-line, per la mancanza degli strumenti tecnici e informatici in capo al MIUR…

– In primo luogo, se il ministero non ha gli strumenti adeguati per adempiere all’aggiornamento delle graduatorie in via telematica, deve cambiare chi gestisce questi strumenti. Secondariamente, non si può pensare di aggiornare on-line soltanto gli elenchi aggiuntivi sui posti di sostegno con la giustificazione che si tratta di poche pratiche rispetto a quelli delle altre materie curriculari. Chiunque conosca i processi informatici sa che non sono i grandi numeri a spaventare, ma è l’impostazione del progetto. Se il sistema di istanza on-line sarà abilitato per poter formare gli elenchi aggiuntivi di sostegno, e quindi per poter far accedere persone nuove si deve estendere questo sistema a tutto il mondo della scuola. È una posizione surreale, un paradosso per il quale mentre si dice no all’aggiornamento delle graduatorie degli istituti, da un lato si apre l’istanza telematica per 200mila insegnanti che hanno presentato domanda di mobilità e dall’altro si impone per legge, ad un milione di insegnanti, di garantire la didattica a distanza con i propri strumenti.  Questa decisione deve cambiare, anche perché il risultato finale ricade sull’utenza: uno su sei sarà precario e sarà chiamato da domande fuori graduatoria, fatte dai singoli dirigenti scolastici, con criteri non legati ai titoli. 

– Il ministro continua a suggerire di bandire un concorso. Ha senso in tempo di pandemia?

– In questo momento no. Nel 2006 quando non c’era il coronavirus, si era disposta l’assunzione nel pubblico impiego attraverso graduatorie per titoli, per stabilizzare i precari. Peraltro è evidente la discriminazione tra lavoratori: ad esempio, leggiamo nel decreto che a chi fa il praticantato d’avvocato viene abbonata la presenza fisica nelle aule giudiziarie, ed è sufficiente il tirocinio telematico. Stesso percorso lo si applica anche per altri ordini professionali. Dunque solo gli insegnanti precari devono restare lavoratori di serie B?

– Il CISPI pare essere d’accordo con le vostre posizioni.

– Il CISPI ha sottolineato come le posizioni abilitanti sono connesse anche le procedure di reclutamento, chiarendo che rispetto all’emergenza del precariato e del coronavirus è necessario semplificare le procedure concorsuali rendendole  processabili per titoli. Si tratta della nostra stessa posizione, che portiamo avanti da anni e che ha permesso nel 2008 e nel 2012 di aggiornare le graduatorie ad esaurimento e di inserire nuovi insegnanti senza fare altri concorsi.

– Lucia Azzolina è stata dirigente del vostro sindacato. Vi siete chiesti perché dopo anni di battaglie insieme non converga sulle vostre posizioni?

– Ogni ministro deve essere autonomo e assumersi la responsabilità politica delle proprie scelte. Probabilmente i suoi consiglieri, il suo partito o la sua maggioranza l’hanno convinta che non fosse necessario ora procedere a questa chiamata per via telematica, anche se il Movimento Cinque Stelle si era impegnato sul reclutamento dalle graduatorie di istituto durante la passata legislatura. Anief ha espresso, come gli altri sindacati, la sua opinione in modo chiaro. Capiamo e condividiamo la battaglia che vuole condurre il ministro sulla meritocrazia, a difesa del concorso pubblico. Riteniamo però che in momenti straordinari si debba rispondere in modo altrettanto straordinario anche superando le paure di eventuali errori commessi dall’utilizzo di strumenti informatici per un numero elevato di persone. Oggi ci sono migliaia di precari che stanno facendo didattica a distanza utilizzando i propri mezzi, e non hanno diritto neppure alla card da 500 euro che hanno in dotazione gli insegnanti di ruolo per la propria formazione. Vogliamo dare un segnale a questi lavoratori? Giustissimo definire eroi gli operatori sanitari, ma anche gli insegnanti stanno facendo tutto il possibile – e anche più del dovuto, nel caso dei precari: qui siamo infatti di fronte a lavoratori che hanno come prospettiva, il prossimo anno, di stare a casa. 

– I soldi stanziati dal Governo per la teledidattica sono sufficienti secondo Anief per recuperare il digital divide del comparto e delle famiglie?

– Credo che prima di chiedersi se le risorse stanziate siano sufficienti bisognerebbe domandarsi: saremo poi in grado di spenderle? Nel nostro Paese c’è un gigantesco problema di burocrazia. Molte scuole oggi sono chiuse e non si possono riaprire, non potendo quindi predisporre la distribuzione di Pc e Ipad. Ecco quindi che siamo già di fronte a un primo elemento che rallenterà l’efficacia della misura. Per la distribuzione sarà necessario rivolgersi alla Protezione Civile, la quale però in questo momento ha giustamente ben altre priorità. Peraltro, i criteri adottati ci sembrano emergenziali e quindi incapaci di identificare in modo puntuale chi ha realmente bisogno di questi supporti. Sarebbe stato molto più utile avere per tutti gli alunni un numero illimitato di traffico, in modo da rendere veramente accessibile la rete. Siamo contenti che l’Italia abbia scoperto poi che negli istituti comprensivi mancano gli assistenti tecnici. Il ministero ha provveduto alla nomina di queste figure professionali solo fino al 30 giugno. Non crediamo che sia una soluzione per un problema strutturale: ad oggi abbiamo nominato un assistente tecnico ogni quattro scuole. Ogni scuola ha cinque plessi sui quali conferiscono 15/20 laboratori virtuali. È un bene che il ministero si sia accorto della loro utilità, ma è necessario stabilizzarli e far sì che ce ne sia uno per ogni scuola. 

-Anche sulla mobilità, avete espresso una posizione critica?

– Premesso che siamo stati l’unico sindacato che non ha criticato il ministro quando ha pubblicato tempestivamente l’ordinanza di mobilità durante la sospensione delle attività didattica. Oggi contestiamo il fatto che si ribadiscono i blocchi quinquennali per gli spostamenti dei soli docenti neo-assunti e su posti di sostegno, vincoli discriminatori introdotti con l’accordo delle altre sigle sindacali e che allontanano il diritto alla famiglia dal diritto al lavoro, tanto più duri in questi momenti di restrizione dei movimenti personali, anche durante le vacanze o il weekend. Non è un caso che stiamo raccogliendo tante adesioni nei ricorsi promossi. 

– Se il ministro non accoglierà le vostre istanze, quali azioni metterete in campo? Siete pronti a riproporre lo sciopero?

– In questo momento sarebbe irresponsabile parlare di sciopero. Abbiamo avviato due petizioni sul web per chiedere di riaprire le graduatorie d’istituto, per renderle utili per le assunzioni in ruolo e per la conferma dei contratti in essere. In 48 ore abbiamo raccolto 10mila firme. Ci pare una risposta responsabile per il Parlamento per far comprendere che il personale precario sta facendo con abnegazione il suo lavoro, ma dalla prossima settimana quando verrà discusso questo decreto nella VII Commissione del Senato vorremo anche risposte concrete dalla politica. Chiederemo di essere auditi da questa Commissione, anche in teleconferenza e di fronte all’opinione pubblica, per spiegare le ragioni dei lavoratori precari e le necessità dell’utenza. Subito dopo Pasqua presenteremo degli emendamenti che modificano questo decreto e questa volta sarebbe opportuno che ci ascoltassero. Certamente, se queste proposte non venissero prese in considerazione o se si ponesse la fiducia sul decreto, ci troveremo costretti a impugnare il mancato aggiornamento delle graduatorie d’istituto e a proseguire i ricorsi contro l’abuso dei contratti a termine al Tribunale del Lavoro con risarcimenti milionari a carico dello Stato. 

Marco Fontana
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