Conclusi positivamente i referendum per l’adesione alla Federazione Russa
Si sono conclusi con successo i referendum sull’adesione alla Federazione Russa, indetti nelle Repubbliche Popolari di Donetsk (DNR) e Lugansk (LNR) e nelle regioni di Kherson e Zaporozhzhia. Le votazioni sono durate cinque giorni, da venerdì scorso a ieri, e si sono svolte regolarmente nonostante gli scontri nella regione non si siano fermati. Tra gli episodi peggiori riportati delle autorità locali vi è stato un bombardamento sulla città di Makeevka, effettuato dall’esercito di Kiev con proiettili di artiglieria da 155 mm (standard NATO).
L’affluenza è stata al di sopra del 50% in tutte le regioni interessate. Dunque i referendum sono da considerarsi validi, anche se alcuni media occidentali raccontano di forzature imposte ai cittadini per votare. In realtà, gli osservatori internazionali presenti sul campo non soltanto non hanno riscontrato violazioni nelle operazioni di voto, ma parlano persino di un’atmosfera di entusiasmo nella popolazione. Gli osservatori provenivano dall’Europa e dall’Africa, in particolare da Bulgaria, Bosnia Erzegovina, Serbia, Mozambico, Repubblica Centrafricana, Francia e Germania. E proprio un tedesco, Stefan Schnaller, manager della compagnia energetica Energie Waldeck-Frankenberg, per la sua opera di osservatore internazionale ha subito prima il licenziamento dalla sua azienda e poi critiche pesanti riportate dalla CNN.
Lo spoglio delle schede è ancora in corso, ma è già evidente la larghissima vittoria dei “sì”. Per il momento, nella DNR e nella LNR la percentuale di voti per l’adesione alla Russia si aggira intorno al 98%, mentre una cifra leggermente inferiore si sta riscontrando a Kherson e a Zaporozhzhia. La reazione del governo ucraino è stata ovviamente di rifiuto: Kiev ha definito “fasulli” i referendum. Secondo Zelensky, ora è impossibile continuare qualsiasi negoziato diplomatico con Putin. Ovviamente molto dipende dagli alleati dell’Ucraina, Stati Uniti in primis, dai quali arrivano le forniture militari che tengono ancora in piedi l’esercito di Kiev.

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