Con la scusa dell’asse del Male, gli USA cercano di estromettere la Russia dalle organizzazioni internazionali

Con la scusa dell’asse del Male, gli USA cercano di estromettere la Russia dalle organizzazioni internazionali

4 Novembre 2023 0

La campagna presidenziale si avvicina e a Washington devono giustificare in qualche modo i fallimenti dell’amministrazione Biden. Addossare la colpa su altri governi o farli passare per cattivi è un sistema che oltreoceano funziona sempre. In questo momento fa comodo tornare al vecchio slogan reaganiano dell’Impero del Male. E anche oggi nella parte del cattivone hollywoodiano ci mettono la Russia.

Secondo i politici americani, insieme ai cinesi e agli iraniani (con l’aggiunta dei nordcoreani a seconda dei casi) i russi farebbero parte di un’alleanza malefica tesa a distruggere il mondo libero. Ma al di là della retorica gli USA si stanno attivamente impegnando per isolare o addirittura a estromettere la Federazione Russa dalle organizzazioni internazionali di cui fa legittimamente parte, a cominciare dall’OPAC e dall’AIEA.

Il nuovo asse del male secondo Washington

In una recente intervista televisiva per Fox News Sunday, il senatore repubblicano Mitch McConnell ha detto che sugli Stati Uniti pende la “minaccia diretta” dell’asse del Male composto da Cina, Russia e Iran, ed è un’emergenza alla quale il Paese deve rispondere. Il senatore pone la domanda se gli USA siano in grado di rimanere leader a livello mondiale. Rispetto a tale questione, l’amministrazione Biden avrebbe “lanciato il messaggio sbagliato” con la disastrosa ritirata dall’Afghanistan, che ha lasciato un vuoto strategico di cui Putin ha tratto vantaggio per invadere l’Ucraina.

Insomma, ignorando volontariamente le cause storiche e politiche che hanno condotto alla “operazione militare speciale” di Mosca, McConnell descrive il mondo come un film in cui appena i buoni si distraggono, i cattivi ne approfittano per fare qualcosa di brutto. Il senatore scrive altre pagine di questa sceneggiatura di serie B quando ipersemplifica gli avvenimenti del Medio Oriente, illustrando la concatenazione fra l’Iran che ha fornito droni alla Russia, a Hezbollah e ad Hamas e quest’ultimo che a sua volta ha attaccato Israele. Dunque, è tutto collegato, spiega.

L’espressione “asse del Male” riferita ai nemici dell’America era stata usata due mesi fa anche da Nikki Haley, rappresentante permanente degli USA alle Nazioni Unite ed ex governatrice della Carolina del Sud. Durante il primo dibattito delle primarie repubblicane, lo ha detto con riferimento alla partnership tra Russia e Cina, affermando poi che quest’ultima starebbe pianificando da anni una guerra contro gli Stati Uniti.

La questione dei finanziamenti a Zelensky

A guardare bene, però, si riduce sempre tutto ai soldi: il discorso di McConnell infatti serve a esortare l’approvazione di qualunque richiesta di finanziamento avanzata da Biden per aiutare Kiev. I cittadini americani – e pure il Congresso – non sembrano più disposti a spendere altro denaro a favore di Zelensky, dopo le decine di miliardi di dollari sprecati e mangiati dalla corruzione di Kiev e dalle sconfitte subite dalle forze ucraine.

Ma se tutte le sfide mondiali che gli USA devono vincere sono generate dall’asse del Male, allora bisogna prontamente stanziare fondi sia per Israele che per l’Ucraina, come proposto dal presidente allo scopo di superare l’impasse legislativo. In questo caso McConnell, rappresentante del Kentucky e capo della minoranza repubblicana al Senato, è dispostissimo a sostenere il democratico Biden per dare altri mezzi a Zelensky.

Per lui è ovvio che i malvagi compongano un gruppo organizzato e assetato di nuove conquiste, e che soltanto gli USA possono salvare il mondo: se i russi non saranno sconfitti, la prossima volta attaccheranno un Paese NATO. L’avanzata russa ha incoraggiato l’Iran ad armare i nemici di Israele e farà sì che il presidente cinese Xi Jinping aggredisca Taiwan. McConnell spiega: il presidente Xi ha recentemente dichiarato che i cinesi hanno un’amicizia infinita con i russi. Cos’altro vi serve per capire quanto sia importante l’Ucraina per l’Asia e per il Medio Oriente?

Il commento cinese

A Pechino non sono piaciute per niente le parole del senatore. Il Global Times, uno dei principali media nazionali della Cina, ha commentato le sue parole descrivendole come una retorica che ricorda il linguaggio fanatico e crudele dell’Inquisizione europea medievale. È qualcosa di assurdo e preoccupante inserire in una fantomatico “asse del male” un Paese come la Cina, che è un importante partner commerciale di più di 140 Stati del mondo compresi gli USA.

Questi ultimi si considerano i “giusti” in contrapposizione al male: ma chi decide cosa è giusto e cosa è sbagliato? L’unica risposta sicura è che Washington non ha le qualifiche per ergersi a giudice esistenziale, specialmente quando vede un mondo complesso come quello attuale nell’ottica dualistica del noi/loro, buoni/cattivi. Quanti crimini sono stati commessi in nome della giustizia? rincara la dose il Global Times, citando l’esempio dell’invasione dell’Iraq, attuata da George W. Bush con la motivazione delle armi di distruzione di massa di Saddam, poi rivelatasi falsa.

Così, oggi i politici americani starebbero preparando il terreno per convincere i cittadini a odiare un nuovo nemico, il quale li minaccia e va quindi combattuto. Etichettano come asse del Male Cina e Russia, due Stati dotati di armi nucleari, e li identificano come i nemici dell’America. Questo giochetto potrà anche funzionare per un po’con l’opinione pubblica, ma alla lunga crea un danno profondo alla credibilità degli USA, dice il giornale cinese. E conclude invitando Washington a fare un po’ di introspezione e a riflettere per capire che non bisogna più prendere certi argomenti alla leggera.

I tentativi americani di screditare la Russia nell’OPAC

Washington cerca di danneggiare Mosca negli enti internazionali in cui la Russia riveste un ruolo importante. Lo si è visto col tentativo (ancora in atto) di politicizzare l’agenda di tali organismi a favore delle priorità del fronte euroatlantico. Un esempio recente è quello dell’OPAC, l’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche, che ha sede a L’Aia.

I russi hanno più volte denunciato l’atteggiamento non-collaborativo degli americani, soprattutto per quanto riguarda i pericoli del programma biologico militare sviluppato dall’Ucraina con l’aiuto del Pentagono. Armi letali biologiche create ai confini del territorio russo, è chiaramente qualcosa che Mosca non può accettare. I russi hanno fornito prove e posto le relative domande, alle quali però né Kiev né Washington hanno dato risposte adeguate. Il vice capodelegazione Konstantin Vorontsov ha dichiarato che l’adozione di un protocollo universale, vincolante e con un meccanismo efficace di verifica sarebbe utilissimo a migliorare l’attuazione della Convenzione e ha fatto notare come gli USA dal 2001 stiano bloccano lo sviluppo di tale strumento.

Anche la portavoce del Ministero degli Esteri Maria Zakharova ha risposto a un altro tentativo euroatlantico di mettere la Russia in cattiva luce nel consesso dell’OPAC. All’inizio di ottobre i diplomatici tedeschi hanno inviato alla missione permanente russa una nota a nome di altri Paesi, fra cui USA, Regno Unito, Canada e pure l’Italia. Il messaggio conteneva una richiesta di spiegazioni a proposito dell’uso di agenti antisommossa nel corso dell’operazione militare in Ucraina.

La Zakharova fa notare che è una domanda chiaramente provocatoria, poiché la Russia ha completato nel 2017 la distruzione degli arsenali chimici proibiti. Agli Stati Uniti invece lo hanno fatto solo nel 2023: dunque sono serviti sei anni in più nonostante il potenziale industriale, tecnologico, materiale e finanziario molto maggiore, come nota sarcasticamente la Zakharova.

Gli USA hanno messo ostacoli pure nell’AEIA e all’ONU

Il tentativo di ostracismo svolto dagli USA verso la Russia non è certo cominciato oggi. Proprio un anno fa si avevano esempi tanto lampanti quanto ridicoli di non far partecipare i delegati russi alle riunioni dell’AIEA, l’Agenzia internazionale per l’energia atomica, e dell’ONU. In entrambe le occasioni le autorità americane si sono nascoste dietro la scusa delle tempistiche burocratiche non rispettate dai russi o di altri impedimenti formali, che avrebbero fatto perdere tempo prezioso.

Se ne era lamentata Rosatom, l’agenzia nucleare russa, in occasione della conferenza interministeriale che doveva tenersi a New York. I russi hanno detto di aver presentato in anticipo le domande di ottenimento dei visti USA, ma sono stati loro negati. È una violazione della legislazione internazionale che impone allo Stato che ospita un evento internazionale di concedere l’ingresso agli esponenti dei Paesi membri.

Lo stesso copione si era ripetuto lo scorso anno all’ONU, al cui segretario generale Antonio Guterres il rappresentante russo aveva indirizzato una lettera per informarlo della situazione “allarmante”: nessuno dei 56 delegati russi aveva ancora ricevuto dalle autorità americane il visto per partecipare all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite a New York. Ed era solamente l’ultimo dei numerosi casi di rifiuto del visto ai membri della delegazione russa a eventi ufficiali dell’ONU.

La campagna presidenziale si avvicina e a Washington devono giustificare in qualche modo i fallimenti dell’amministrazione Biden. Addossare la colpa su altri governi o farli passare per cattivi è un sistema che oltreoceano funziona sempre. In questo momento fa comodo tornare al vecchio slogan reaganiano dell’Impero del Male: e anche oggi nella parte del cattivone hollywoodiano ci mettono la Russia.

Redazione Strumenti Politici
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