Con i ricatti alla Grecia, Kiev si dimostra partner inaffidabile per tutti i Paesi della UE

Con i ricatti alla Grecia, Kiev si dimostra partner inaffidabile per tutti i Paesi della UE

27 Novembre 2023 0

A Kiev probabilmente non hanno ancora capito – o non vogliono capire – che se desiderano davvero far parte dell’Unione Europea devono attenersi a un codice di comportamento più serio e prevedibile di quanto mostrato finora.

Dopo il discusso ricatto del grano, che ha provocato danni pesanti al settore agricolo della Polonia, della Romania e di altri Stati, ecco servito uno “scherzetto” alla Grecia. Il governo di Kiev è stato coccolato da Bruxelles all’inverosimile, dando all’Ucraina lo status di candidato membro chiudendo entrambi gli occhi sulle manchevolezze e sull’obiettiva inadeguatezza del Paese. Ma con il caso della Grecia, sembra che gli ucraini ne stiano approfittando troppo.

La lista nera della NACP

Nel corso degli ultimi dodici mesi, gli armatori greci avrebbero aumentato i servizi di trasporto del greggio russo. Questa situazione non poteva che creare delle difficoltà col governo ucraino. Sebbene Atene sostenga Kiev con armi e assistenza militare – non da ultima l’offerta di addestramento per i piloti di F-16 – la questione dei legami economici con Mosca pesa moltissimo agli occhi del governo ucraino.

Kiev infatti ha inserito alcune importanti società greche nella sua “lista nera” delle organizzazioni che starebbero finanziando la guerra dei russi. Si è venuto così a creare il paradosso di un governo, quello greco, che sponsorizza materialmente e politicamente l’Ucraina, mentre quest’ultima ritiene che le aziende del primo sponsorizzino il suo nemico.

La lista degli “sponsor internazionali della guerra” è un elenco redatto e aggiornato periodicamente dalla NACP, l’Agenzia nazionale ucraina per la prevenzione della corruzione. Le società che l’Agenzia ritiene collaborino finanziariamente o economicamente con la Russia vengono etichettate come sponsor dell’azione militare di Mosca. Nelle intenzioni della NACP, questa lista vuole essere un “potente strumento reputazionale”, perché additando le aziende come brutte e cattive si intacca la loro reputazione, al fine di convincerle  indirettamente a interrompere la cooperazione coi partner russi.

Le aziende greche erano finite nella lista nera perché Kiev pensa mettano a disposizione la propria flotta per far arrivare il petrolio di Mosca nei porti europei. In questa maniera viene aggirato l’embargo UE sugli idrocarburi russi. Poiché la Russia non ha abbastanza navi per il suo petrolio, si rivolge a Paesi terzi. Spiccano i tanker di proprietà degli armatori greci, che costituiscono una sorta di “flotta fantasma” capace di evitare controlli e sanzioni, ad esempio spegnendo transponder e GPS e viaggiando in ombra.

Lo scherzetto di Kiev ad Atene

Kiev ha tolto le aziende greche dalla lista nera giusto in tempo affinché Atene desse il suo voto di approvazione all’undicesimo pacchetto di euro-sanzioni, lo scorso giugno. Poi le ha reinserite nell’elenco dopo appena un mese. Il motivo ufficiale comunicato dall’NACP per averle rimesse nell’angolino dei cattivi è che tali società non avevano preso una netta posizione contro la Russia.

A fine settembre, l’Agenzia ha di nuovo tolto le compagnie dalla lista nera: lo ha fatto pressoché esplicitamente nel contesto delle negoziazioni sugli aiuti militari dei Paesi europei, che ultimamente languono.  Ma la rimozione è temporanea, fino a che la NACP non sarà sicura di aver “eliminato la possibilità che la Grecia blocchi le future sanzioni della UE finalizzate a ridurre la capacità della Russia di continuare la guerra”.

Con questa mossa sono state tolte, oltre alla banca ungherese OTP, cinque compagnie di trasporti greche, Dynacom Tankers Management, Delta Tankers, Thenamaris Ships Management, Minerva Marine e TMC Tankers.

Così, a seguito di trattative fra i rispettivi rappresentanti, l’Agenzia ha dichiarato che renderà definitiva l’uscita di tali aziende dalla lista quando esse avranno espletato tutte le condizioni dettate dall’Ucraina a proposito della loro cooperazione con la Russia. Questa mossa non è casuale, ma dettata dalla prospettiva del prossimo pacchetto di sanzioni UE, il dodicesimo.

I negoziati a questo proposito sono in atto fra la Commissione Europea e i ventisette membri dell’Unione. Fra i punti salienti del pacchetto vi sono le azioni per rinforzare il tetto al prezzo del petrolio e le misure contro le società che permettono di aggirare le sanzioni.

Eppure il governo greco va contro l’opinione pubblica pur di aiutare Kiev

La Grecia si è impegnata non poco per sostenere militarmente Kiev, e lo ha fatto anche andando contro la sua opinione pubblica. Nel giugno 2022 aveva consegnato alle forze ucraine decine di migliaia tra fucili, granate e proiettili, oltre a 120 mezzi corazzati BMP-1 e 60 sistemi missilistici Stinger. Atene ha poi dovuto affrontare la polemica interna sollevata da coloro che notavano l’indebolimento dell’esercito greco nei confronti della minaccia costituita dai turchi. Gli armamenti provenivano infatti dagli arsenali situati sulle isole dell’Egeo, proprio quei territori sui quali la Turchia ha da sempre delle rivendicazioni.

Il popolo greco propendeva e proponde ancora oggi per la neutralità del suo Paese. Un sondaggio del 2022 mostrava come addirittura il 70% dei greci volessero rimanere neutrali ed equilibrati nei rapporti con Russia e Ucraina, poiché con entrambi vi sono legami storici e religiosi molto forti. I greci non gradiscono nemmeno la presenza degli estremisti neo-nazisti sia nelle forze armate ucraine che nei vertici politici.

Ad agosto il premier greco Kyriakos Mitsotakis ha accolto Zelensky per la sua prima visita ufficiale ad Atene. Almeno all’apparenza si è trattato di un vertice dai contorni positivi, nel quale la Grecia ha promesso l’addestramento dei piloti ucraini ai caccia F-16, oltre all’appoggio umanitario e diplomatico.

Sotto la superficie si muovevano però tensioni forti, appunto derivanti dalla vicenda delle petroliere greche che portano il greggio russo. Il governo greco non ha detto se i due leader hanno discusso la questione, ma è probabile che ne abbiano parlato, data l’importanza che rivestono per l’economia greca le società messe sulla lista nera da Kiev.

La Grecia difende i suoi interessi

Dunque gli ucraini non possono certo accusare Atene di non essersi impegnata a sostenerli e a rifornirli. E non possono nemmeno biasimarla di non sacrificare completamente i propri interessi nazionali all’altare della causa di Kiev, come sembrano aver fatto altri Paesi europei.

La Grecia non figura ai primi posti della classifica europea del PIL, anzi è da anni sull’orlo della bancarotta. Tuttavia, nell’economia globalizzata di oggi Atene domina almeno un settore, quello della logistica e del trasporto merci. Accettare passivamente ogni proposta di sanzioni equivarrebbe per la Grecia a suicidarsi.

Inoltre, il partito del premier Mitsotakis non può permettersi di perdere l’appoggio di quelli che molti chiamano gli “oligarchi” del trasporto merci, gli armatori e i titolari delle grandi compagnie greche di logistica. Secondo la rivista americana Foreign Policy, per continuare a guadagnare nonostante le sanzioni e le liste di proscrizione, alcune società greche si sono risolte a vendere direttamente le loro navi petroliere ai russi.

Anche Kiev fa i suoi interessi, ma a discapito dei Paesi UE

La mossa di Kiev aveva però uno scopo preciso, quello di convincere con le cattive Atene ad approvare l’ennesimo pacchetto UE di sanzioni anti-russe. È come se gli ucraini pensassero che le regole della cooperazione all’europea non si applicassero a loro. Per questo comportamento di Kiev pure Bruxelles ha la sua parte di colpa, per aver ripetuto centinaia di volte ai vertici ucraini gli slogan che li dipingono come l’ultimo baluardo della democrazia e della libertà in Europa.

Dunque è comprensibile che si siano montati la testa e credano di poter fare solamente ciò che conviene loro. Però qui si tratta di non avere alcuna riconoscenza verso chi ha fornito loro aiuti umanitari e assistenza militare, anzi cercano addirittura di forzarne le scelte politiche tramite i ricatti. A Kiev probabilmente non hanno ancora capito – o non vogliono capire – che se desiderano davvero far parte dell’Unione Europea devono attenersi a un codice di comportamento più serio e prevedibile di quanto mostrato finora.

Dopo la penosa vicenda del grano, che ha provocato danni pesanti al settore agricolo della Polonia, della Romania e di altri Stati, ecco servito lo “scherzetto” alla Grecia.

Redazione Strumenti Politici
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