Chi ci sta rimettendo veramente in Ucraina? La risposta della stampa turca
A proposito dei protagonisti del conflitto ucraino, il quotidiano turco Sabah spiega la reale situazione dei rapporti di forza nell’arena mondiale, nascosta al pubblico occidentale dagli annunci di vittoria di Zelensky e di alcuni governi fieramente ostili alla Russia. Bercan Tutar, direttore della sezione estero del Sabah, mostra il paradosso nel quale è finito il blocco euroatlantico: se davvero la Russia sta perdendo, allora perché gli USA spingono Kiev a cercare un accordo di pace? E se la guerra dovesse continuare ancora, che cosa rischiano gli Stati Uniti?
Stanno accadendo cose interessanti nello scontro militare in Ucraina, che dura già da 270 giorni. L’Occidente, angloamericani in particolare, nonché alcuni pubblicisti turchi filo-occidentali, si stanno mostrando enormemente attivi soprattutto con l’uscita dei russi da Cherson. Per usare un frase in sintonia con l’approccio dialettico del filosofo tedesco Hegel, possiamo dire che il quadro che si presenta mostra la tragedia di persone che si sforzano “non di essere ciò che sono, ma di essere ciò non sono”. Davanti ai nostri occhi c’è un paradosso profondo: se la Russia sta “perdendo”, allora perché i Paesi occidentali – a cominciare dagli USA – fanno pressione su Volodymyr Zelensky per indirizzarlo verso la pace e verso un accordo?
Proprio sui media americani abbiamo visto come Joe Biden stia cercando in ogni modo di istruire Zelensky da dietro le quinte, per far sì che rinunci al suo atteggiamento bellico “giovanilistico”. Al contempo, constatiamo come in tutti i summit internazionali degli ultimi giorni (G20, ASEAN, APEC) le dichiarazioni conclusive evidenzino una netta posizione sul fatto che il conflitto in Ucraina debba fermarsi fin da subito e che sia necessario raggiungere una conciliazione il prima possibile. Persino la Polonia, che tiene una posizione ostile nei confronti della Russia, ha dovuto mostrare una certa flessibilità dopo aver ricevuto la visita del direttore della CIA William Burns. Solamente le tre piccole repubbliche baltiche Estonia, Lettonia e Lituania vogliono che lo scontro militare in Ucraina si trasformi in un conflitto fra NATO e Russia. Gli altri membri del fronte delle “falchi” sono senza dubbio il Regno Unito e l’Ucraina: tuttavia, la decisione americana di fare un passo indietro ha fatto rallentare anche questi attori. In sostanza, è toccato allo stesso presidente USA Joe Biden sbugiardare la provocazione missilistica verso la Polonia.
Fermare i circoli dei falchi è comunque molto difficile, perché continuano a inneggiare i loro slogan trionfalistici ignorando le dinamiche geopolitiche, militari, economiche e diplomatiche in atto nell’arena mondiale. Tuttavia, il maquillage imperialistico si sta sciogliendo: l’attacco russo all’Ucraina ha sferrato un colpo al centro dell’Impero. Non dimentichiamoci che l’obiettivo principale di Vladimir Putin in Ucraina non era una vittoria militare o l’annessione di nuovi territori alla Russia: lo scopo essenziale era di far saltare politicamente l’egemonia atlantica e far vacillare lo status quo euroatlantico. E gli è riuscito. Inoltre, la Russia lo ha fatto con l’aiuto delle formazioni paramilitari Wagner e delle milizie del leader ceceno Kadyrov. Intanto, persino la CNN comunica che i depositi delle armi americane destinate alle forniture all’Ucraina si sono svuotati. In questo modo gli USA e i loro alleati, rimasti impotenti di fronte all’arsenale, alle truppe e ai missili ipersonici della Russia, parallelamente alle sconfitte militari al fronte hanno pure subito una sconfitta diplomatica ed economica sulla scena internazionale. La guerra economica orientata a isolare la Russia ha generato l’effetto opposto: a causa delle sanzioni la crisi alimentare e quella energetica in Europa hanno raggiunto il culmine. L’esasperazione degli europei minaccia i futuri governi occidentali e le relazioni degli USA con il Vecchio Continente. Gli olandesi insieme agli ungheresi hanno annunciato che non approveranno più sanzioni. E anche i Paesi nei quali la crisi energetica sta peggiorando, come Germania, Francia, Italia e Spagna, non incoraggiano più le fantasie di Zelensky. Tutti quanti vogliono pace e conciliazione.
Il risultato per gli USA, che non hanno saputo mantenere in Europa il sodalizio contro la Russia, è stato un analogo fiasco anche nel mondo non-occidentale. Paesi come Cina, India, Turchia, Brasile e Arabia Saudita non hanno appoggiato le azioni antirusse degli Stati Uniti. Il mondo non-occidentale, il quale mette in guardia che il sostegno alle azioni militari in Ucraina peggiorerà ulteriormente la crisi energetica e alimentare globale, sta incrementando la pressione sugli USA su tutte le piattaforme. Inoltre, questi passi che aprono la porta alla pace, come l’accordo sul grano e il ritiro delle truppe da Cherson, hanno piazzato un duro colpo anche agli sforzi degli angloamericani di demonizzare Vladimir Putin. Così gli USA, sentendo gli avvertimenti del mondo e non riuscendo ottenere l’appoggio sperato da parte dei loro alleati, ora devono cercare il dialogo con la Federazione Russa. In altre parole, se gli USA nel tentativo di isolare la Russia dal resto del mondo insisteranno a continuare il conflitto in Ucraina, saranno essi stessi a rischiare di finire isolati a livello globale.
52 anni, padre di tre figli. E’ massimo esperto di Medio Oriente e studi geopolitici.