Cambiamenti sullo scacchiere mondiale: il possibile allargamento dei BRICS a nuovi Paesi

Cambiamenti sullo scacchiere mondiale: il possibile allargamento dei BRICS a nuovi Paesi

29 Marzo 2023 0

Il 2023 potrebbe diventare un anno storico per i BRICS e dunque per l’intero scacchiere geopolitico planetario. Da qualche mese a questa parte vengono formalizzate le richieste di adesione al blocco di nuovi Paesi, il cui peso economico o politico può contribuire a spostare gli equilibri delle attuali crisi. L’ingresso di altri Stati nel “blocco dei cinque” significherebbe l’apertura di una nuova fase nelle relazioni internazionali o persino l’instaurarsi di un ordine multipolare, ben diverso dal nuovo ordine mondiale auspicato da Washington.

Quest’anno il turno di presidenza dei BRICS spetta al Sudafrica e proprio il responsabile sudafricano presso il gruppo Anil Sooklal ha dichiarato che l’iniziativa di allargamento sarà uno dei punti su cui si concentrerà il suo Paese. La decisione di accettare nuove candidature è stata presa a giugno dello scorso anno, mentre nel vertice di febbraio si è cominciato a discutere la maniera concreta di includere i nuovi membri. Seguiranno altri tre incontri nei quali definire i principi e i criteri per l’adesione. Vediamo le prospettive di alcuni degli Stati con le più alte probabilità di diventare già fra alcuni mesi membri dei BRICS.

Arabia Saudita

È stato il presidente del Sudafrica Cyril Ramaphosa, dopo la recente visita in Arabia Saudita, a parlare dell’interesse di Riad a unirsi ai BRICS. L’adesione saudita potrebbe apportare al gruppo un contributo molto alto. L’Arabia infatti è un attore fondamentale sia sul piano politico nelle controversie del Medio Oriente sia a livello economico come grande produttore di petrolio.

Potrebbe dunque promuovere la stabilità nella regione e l’affidabilità nel settore energetico. Inoltre, dando ai partner BRICS ottimi sbocchi per commercio e investimenti, avrebbe a sua volta una chance di diversificare la sua economia. Nella transizione globale verso le energie rinnovabili, infatti, a Riad conviene smarcarsi per tempo dal petrolio. E nell’ottica di rendersi meno dipendente dalle esportazioni petrolifere, aderire ai BRICS significherebbe ottenere l’accesso alle nuove tecnologie della sostenibilità.

Argentina

Con l’ingresso di Buenos Aires i BRICS acquisirebbero un secondo membro in Sudamerica, continente che gli Stati Uniti considerano da sempre come il loro “cortile di casa”. Sarebbe un colpo importante per ridisegnare il quadro delle influenze regionali, spingendo verso il mondo multipolare prefigurato da Mosca e Pechino. A sua volta, l’Argentina potrebbe contare sulle possibilità di investimento e commercio che la solleverebbero dalla crisi economica sempre incombente, magari aiutandosi anche con l’accesso alla New Development Bank, che è di fatto l’istituto finanziario dei BRICS.

Proprio la settimana scorsa il ministro degli Esteri brasiliano Mauro Vieira (ambasciatore in Argentina dal 2004 al 2010) ha dichiarato che il Brasile è favorevole all’adesione di Buenos Aires ai BRICS. Ha poi specificato che la candidatura argentina deve essere vagliata da tutti e cinque i componenti del gruppo e che su di essa occorre raggiungere il consenso. Vieria ha descritto l’Argentina come un Paese importante, un grande partner per il Brasile e un vicino strategico, e ha aggiunto che per l’allargamento dei BRIS la priorità brasiliana va ad essa prima che ad altri Paesi.

Iran

La candidatura dell’Iran per l’ingresso nell’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai (SCO) era stata caldeggiata dalla Cina. Il presidente iraniano Ebrahim Raisi, che ha visitato Pechino il mese scorso, spera che l’appoggio cinese vi sia anche per l’adesione ai BRICS. Il direttore dell’Associazione per l’amicizia Iran-Cina Alaeddin Boroujerdi fa notare come Pechino sia il maggiore partner commerciale di Teheran e come la cooperazione si stia espandendo.

L’Iran comunque ha ottimi contatti anche con gli altri membri BRICS, sia attuali che candidati. Ad esempio, il suo territorio costituisce una tratta insostituibile per il passaggio del Corridoio di Trasporto Internazionale Nord-Sud (INSTC), che circumnaviga l’Europa e unisce Russia e India. Teheran ha un accordo di libero scambio con l’Unione Economica Eurasiatica e collegherà la sua rete di distribuzione energetica con quella dei membri della SCO.

Nei BRICS l’Iran porterebbe la sua forza lavoro qualificata e non costosa e la sua potenza di produttore petrolifero. Posto a lungo sotto le sanzioni di Washington, la sua accettazione nel gruppo costituirebbe un forte segnale di sfida all’egemonia americana.

Algeria

L’Algeria ha presentato ufficialmente la sua candidatura nel novembre dello scorso anno. Il presidente algerino Abdelmadjid Tebboune si è detto ottimista sulla possibile accettazione del Paese nel gruppo BRICS nel 2023. Parere favorevole è già giunto dal ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov, che ha descritto l’Algeria come uno dei principali contendenti allo status di Paese membro e ne ha elogiato le caratteristiche. Oggi è stato riconfermato anche l’appoggio di Pechino, diffuso dall’ambasciatore cinese in Algeria. Il diplomatico ha sottolineato che la Cina è il maggiore operatore straniero nel settore delle infrastrutture algerine, tra le quali si segnalano la Grande moschea nella capitale, il complesso olimpico di Orano e l’autostrada est-ovest.

L’Algeria è il primo Paese arabo con cui la Cina ha stabilito un partenariato strategico globale. L’ambasciatore cinese ha affermato che i principi di sincerità, i risultati concreti, l’amicizia e la buona fede sono importanti per costruire un futuro condiviso.

Fra i Paesi che hanno già inoltrato la domanda di accettazione o di cui si parla come di possibili candidati vi sono anche l’Egitto, l’Indonesia, il Kazakistan, il Nicaragua, la Nigeria e la Turchia. Il 2023 potrebbe diventare un anno storico per i BRICS e dunque per l’intero scacchiere geopolitico planetario. L’ingresso di altri Stati nel “blocco dei cinque” significherebbe l’apertura di una nuova fase nelle relazioni internazionali o persino l’instaurarsi di un ordine multipolare, ben diverso dal nuovo ordine mondiale auspicato da Washington.

Vincenzo Ferrara
VincenzoFerrara

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