Arrivano gli F-16 per l’Ucraina: pochi, ma con molte incognite tecniche: non sono il game changer che Zelensky sognava

Arrivano gli F-16 per l’Ucraina: pochi, ma con molte incognite tecniche: non sono il game changer che Zelensky sognava

9 Agosto 2024 0

I primi F-16 sono finalmente atterrati in territorio ucraino per essere a disposizione dell’aviazione di Kiev. Grandi annunci ed enormi aspettative per quella che costituisce l’ennesima “linea rossa” varcata dall’Occidente nel suo confronto con la Russia. Ma per la delusione di Zelensky, questi pochi velivoli – soggetti a problematiche pratiche e strategiche – difficilmente faranno la differenza nel corso della stagione.

Una lunga attesa

Mentre si trovava in Inghilterra per partecipare a un forum europeo e incontrare il nuovo premier britannico, Zelensky ha rilasciato un’intervista alla BBC. Fra le altre cose, si è lamentato del ritardo degli F-16, promessi 18 mesi prima e non ancora disponibili. La decisione di creare una “coalizione dei jet” risale infatti alla primavera del 2023, ma solamente in estate Biden aveva autorizzato gli alleati della NATO a fornirli. Zelensky dunque fremeva al pensiero di non averli ancora a metà luglio. Infatti si era già oltre la metà della stagione calda: più il tempo passa, meno effetto possono avere questi caccia sulle operazioni estive dell’esercito ucraino. Come detto dal presidente stesso, è essenziale per Kiev riacquistare il controllo dello spazio aereo, obiettivo che spera di facilitare con i jet di produzione americana.

Sono troppo pochi

Ed ecco che qualche giorno fa finalmente alcuni F-16 sono atterrati in territorio ucraino per entrare in servizio nell’aviazione di Kiev. Zelensky li ha presentati in una cerimonia ufficiale, senza però comunicare il nome della località in cui si trovava. E non ha nemmeno annunciato quanti ne sono arrivati, sebbene abbia fatto capire che ve ne siano troppo pochi, avendo specificato che ne servono molti di più. Gli altri sono in programma per i prossimi mesi, ma i contorni di questa previsione sono piuttosto vaghi. Così come non ha detto chi è stato il gentile fornitore: degli 85 promessi, questi potrebbero essere velivoli danesi, norvegesi o persino americani. Il giornale americano Bloomberg riferisce quanto detto da fonti ben informate, che parlando a condizione di anonimità hanno rivelato che di questi primi aerei ve ne è soltanto “un piccolo numero”.

Mancano i piloti

Per dare i jet all’aviazione ucraina bisognava anzitutto aspettare che fossero pronti i piloti. La tempistica standard di addestramento dura 3 anni, ma i piloti ucraini sono stati istruiti per 9 mesi, cioè quattro volte meno tempo del dovuto. Ed è proprio il tempo l’elemento più scarso dell’arsenale di Kiev. Al momento solamente un piccolo gruppo di aviatori (forse 6) ha completato il corso presso la Morris Air National Guard Base in Arizona. Un portavoce del Pentagono ha detto che oggi più di una dozzina si stanno addestrando in territorio USA e in Danimarca. Dunque, anche sommando tutti gli uomini impegnati adesso nell’acquisizione delle capacità di manovrare il caccia F-16, si è molto al di sotto del numero totale di jet che gli alleati occidentali hanno promesso a Zelensky. E soltanto la realtà della battaglia scioglierà il dubbio amletico se tali piloti abbiano acquisito una preparazione sufficiente oppure no.

E mancano pure i tecnici

La difficoltà del processo sta nel fatto che gli ucraini devono prendere confidenza con velivoli totalmente nuovi per loro, devono farlo in inglese e già con la prospettiva di impiegarli in combattimento, cioè nelle condizioni più estreme di tutte. E senza nemmeno considerare che gli aerei, proprio come i cavalli da guerra di una volta, non necessitano solo di un cavaliere, ma anche degli stallieri. Kiev deve quindi pensare ai tecnici e agli ingegneri per la manutenzione e gli altri servizi ad essa collegati. Peraltro si tratta di aerei relativamente datati, entrati in servizio nel 1978. Molti Paesi li stanno ormai ritirando per sostituirli con modelli nuovi, come l’F-35. L’Ucraina ha delle serie difficoltà in questo ambito, sebbene all’occorrenza sia relativamente meno complicato o rischioso far lavorare dei “consiglieri” o “istruttori” di Paesi della NATO. Rimane comunque un’attività rischiosa, per la quale l’Ucraina possiede pochi mezzi.

I problemi degli F-16 secondo l’esperto britannico

Prima ancora della questione della capacità dei piloti e di quella dei tecnici, sugli F-16 pende la minaccia di venire distrutti dall’artiglieria russa direttamente negli aerodromi che li ospitano, senza nemmeno avere il tempo di levarsi in volo. Ne ha parlato il professor Justin Bronk, esperto di cose militari che collabora col Royal United Services Institute (RUSI) di Londra. Fino ad oggi gli ucraini hanno sparpagliato e cambiato di base i propri velivoli il più possibile, allo scopo di confondere i russi. Questo genere di tattica potrebbe non funzionare con gli F-16, spiega l’accademico, perché ad essi servono condizioni pressocché ideali per operare efficacemente. Dunque occorrono piste di decollo lisce e pulite, prive di pietre o detriti che potrebbero finire nei motori. In circostanze come quelle che vive oggi l’Ucraina, è naturalmente impossibile garantire la perfetta manutenzione degli aerodromi e dei velivoli stessi.

I problemi operativi

Nel momento in cui gli ucraini dovessero intensificare i lavori su un determinato aerodromo per adattarlo alle esigenze degli F-16, l’intelligence russa se ne accorgerebbe con facilità e lo renderebbe immediatamente un obiettivo per l’artiglieria. Inoltre, dice Bronk, se i caccia volano troppo in alto, diventano preda dei sistemi anti-aerei di Mosca, ma se si tengono troppo bassi, devono avvicinarsi molto agli obiettivi dentro il territorio nemico per poterli colpire, esponendosi però alla difesa russa. Il comandante in capo delle Forze armate di Kiev Oleksandr Syrsky ha dichiarato che gli F-16 rafforzeranno le capacità dell’aviazione ucraina, ma ha anche stabilito di tenerli a una distanza massima di 40 chilometri dalla prima linea, per evitare che vengano colpiti.

Non dei game changer

Insomma, gli F-16 richiesti insistentemente da Zelenksy non sono proprio dei game changer. Nell’estate del 2023 la stampa euroatlantica diceva che l’Ucraina e i suoi alleati occidentali speravano che potessero rappresentare il “punto di svolta” nel conflitto. Tuttavia il loro destino sembra ricalcare quello dei Leopard tedeschi, esaltati come wunderwaffen e poi in forte affanno sui campi di battagli dell’Ucraina. L’Atlantic Council, prestigioso think tank di Washington, ammette che gli F-16 non sono le “armi meravigliose” che possono cambiare le sorti della guerra, ma almeno aiutano a sollevare il morale! In altre parole, hanno un ruolo più mediatico che pratico. I primi F-16 sono finalmente atterrati in territorio ucraino. Grandi annunci ed enormi aspettative per quella che costituisce l’ennesima “linea rossa” varcata dall’Occidente nel suo confronto con la Russia. Ma per la delusione di Zelensky, questi pochi velivoli difficilmente faranno la differenza nel corso della stagione.

Martin King
Martin King

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