Giappone, crisi produttiva alimentare: opportunità per il Piemonte
La sicurezza alimentare del Giappone è a rischio già da tempo e la situazione non sembra voler migliorare. I raccolti e la pesca inferiori alle attese hanno messo in evidenza la vulnerabilità di Tokyo in questo ambito, mentre il Paese vive un periodo di incertezza politica interna e di tensioni internazionali.
Numeri scarsi
Gli ultimi dati parlano di un grado di autosufficienza alimentare nipponico del 38%. Ben al di sotto dei numeri di altri Paesi sviluppati che sono anche esportatori di cibo: per le statistiche del 2022, l’Italia è al 52%, il Regno Unito al 59%, la Germania al 79%, e Stati Uniti, Canada, Australia e Francia sono addirittura oltre il 100%. Il comparto agroalimentare giapponese è ancora lontano dall’obiettivo di Tokyo di portare al 45% entro il 2030 il grado di autosufficienza, che negli ultimi dieci anni è oscillato fra il 37% e il 39%. Per avviare una tendenza positiva il Giappone punta oggi sull’aumento della produttività grazie alle tecnologie avanzate. Ci si attende già adesso un miglioramento, poiché il raccolto di riso del 2025 dovrebbe essere maggiore del 10% rispetto allo scorso anno e ammontare a un volume che non si vedeva da nove anni.
Necessità di importazioni dall’estero
Ma è presto per cantare vittoria. Bisogna ancora aspettare il riscontro del mercato: i prezzi al dettaglio finalmente si abbasseranno? Dopo aumenti costanti durati mesi, il governo aveva cercato di alleggerire l’onere che grava sui consumatori importando riso dall’estero e intaccando le riserve nazionali. I primi carichi del 2025 sono giunti dagli USA e dalla Corea del Sud, ma ne manca ancora. Generalmente i giapponesi guardano con diffidenza il riso straniero, ma ve ne è necessità: dunque l’import andrà avanti e offrirà opportunità per il Paese coltivatore numero 1 in Europa, che è l’Italia.
Opportunità per il Piemonte
Il 50% della produzione italiana di riso viene dal Piemonte. Al recente evento Risò di Vercelli si erano presentati sei importatori nipponici, anticipando il grande interesse che ora si vede all’Expo 2025 in corso a Osaka. Si sono recati alla fiera gli esponenti della politica regionale, per attuare quella che si potrebbe chiamare “diplomazia gastronomica”. Al padiglione italiano, oltre al Commissario nazionale l’Expo 2025, vi erano infatti il governatore del Piemonte Alberto Cirio, l’assessore all’Agricoltura Paolo Bongioanni, il sindaco di Torino e il rettore del Politecnico. Quindi ai giapponesi si è parlato anche di innovazione tecnologica e ricerca universitaria grazie a un ateneo che ha prestigio mondiale, ma la proposta riguardava soprattutto i prodotti alimentari di eccellenza come tartufo, carne di fassona e riso di altissima qualità, coltivato con pochi pesticidi, rispettoso delle stringenti norme UE e marchiato IGP e DOP.
Pure il sushi è in crisi
Un altro elemento della dieta tradizionale giapponese vive una fase di profonda difficoltà: il pesce per il sushi. All’Expo di Osaka gli esperti dell’industria ittica hanno messo in guardia contro l’aumento sproporzionato dei costi e il rischio di impoverimento irreversibile delle risorse marittime. La Kura Sushi, una delle principali compagnie di ristorazione giapponese, ha lanciato l’iniziativa chiamata SUSHI-tainable, con cui aiutare la sostenibilità di questo piatto utilizzando per esempio tipi di pesce solitamente scartati in quanto considerati poco adatti.

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