Armi americane nelle mani di Hamas: arrivano dall’Ucraina?

Armi americane nelle mani di Hamas: arrivano dall’Ucraina?

18 Ottobre 2023 0

È balzata immediatamente agli occhi degli osservatori la quantità e la qualità della armi con cui Hamas ha effettuato il suo attacco a sorpresa del 7 ottobre. La domanda che sorge spontanea è: come ha fatto ad averle? Qui tornano alla ribalta temi che a Washington infervorano ancora gli animi: la corruzione in Ucraina e lo scarso controllo sulle attrezzature belliche fornite a Kiev.

La denunce degli esperti

Che le armi occidentali donate a Zelensky non siano arrivate proprio tutte nelle mani dei soldati ucraini non è un mistero. È invece il risultato di un sistema corrotto per colpa del quale ogni tanto saltano dei nomi importanti. L’ultima testa a cadere è stata quella di Reznikov, il navigato ministro della Difesa la cui reputazione è stata compromessa dagli scandali che, pur non avendolo toccato direttamente, hanno portato Zelensky a estrometterlo.

I casi di malagestione o di corruzione sono talmente smaccati da aver convinto parte del Congresso americano a limitare i fondi da  destinare alla “guerra per procura” contro Mosca. Non si tratta nemmeno di una teoria complottista, come i media americani classificano spesso ciò che sfugge alla narrativa dettata da Washington. Lo smercio di materiali NATO sottratti in loco non è un fenomeno nuovo o imprevedibile, ma è un caso già visto nel recente passato (si pensi all’Afghanistan e prima ancora alla Jugoslavia).

Ed è anche oggetto degli avvertimenti lanciati a partire dallo scorso anno dall’Europol, l’agenzia UE per la lotta al crimine nel territorio degli Stati membri. Le sue indagini hanno mostrato che il traffico di armi che prospera in Ucraina è una vera e propria minaccia per la sicurezza del continente. Infatti in Paesi come Svezia, Finlandia, Olanda e Danimarca la polizia ha già trovato depositi di tali armi presso le reti di trafficanti.

Le bande criminali sono i primi acquirenti di questo genere di articolo, che interessa naturalmente pure ai terroristi e le formazioni paramilitari. A sua volta, l’Interpol ha messo in guardia contro il deflusso di armi dall’Ucraina verso altri “mercati” e ha chiesto ai governi occidentali di controllare meglio il percorso delle loro forniture.

Armi americane in mano ad Hamas

A Washington già sapevano di dover fare più attenzione a dove andavano le loro armi. Infatti manca un metodo efficace di riscontro, specialmente per armi come il lanciarazzi Javelin, facilmente “riciclabile” dai trafficanti. Agli americani manca il personale per poter condurre verifiche accurate in loco, dunque le crepe nel sistema sono tante e tali da rendere plausibile il fatto che Hamas abbia usato in certa misura armi occidentali passate dall’Ucraina.

Lo ha denunciato quasi subito la deputata repubblicana Marjorie Taylor Greene, che ha esortato Israele a cooperare con Washington per verificare i numeri di serie sulle armi usate da Hamas e vedere se arrivano dall’Afghanistan o dall’Ucraina. Secondo lei, è probabile che siano vere entrambe le ipotesi. La Greene ha ripreso la denuncia fatta da Donald Trump Jr., figlio del 45° presidente degli Stati Uniti, che aveva suggerito che le milizie palestinesi stessero usando armi date loro dai talebani.

Ne ha parlato pure Larry Johnson, ex collaboratore della CIA e della sezione anti-terrorismo del Dipartimento di Stato americano. In un’intervista su Judging Freedom, il canale YouTube dell’ex giudice del New Jersey Andrew Napolitano, ha ipotizzato che i miliziani di Hamas stiano sparando con le armi che i Paesi della NATO hanno fornito agli ucraini e ha dunque suggerito che Israele possa incontrare parecchi problemi se fosse così, trattandosi di armi di ottimo livello.

La teoria Kiev sulle “armi-trofeo” sfruttate dai russi

Quel che è certo è che i combattenti di Hamas stanno utilizzando anche armi di provenienza statunintense. Ed è confermato proprio dall’intelligence ucraina, che ne incolpa la Russia. Addirittura di fronte alle denunce delle organizzazioni anti-crimine europee, a Kiev hanno sempre negato qualunque responsabilità, preferendo derubricare i sospetti a mera disinformazione russa.

Lo fanno pure stavolta, arrivando a dire che i russi con un piano ben congegnato abbiano posto le armi occidentali nelle mani di Hamas. Insomma, quando la spiegazione apolitica più semplice è quella dei trafficanti ucraini che rivendono il materiale al miglior offerente, senza curarsi troppo della destinazione finale, l’intelligence di Kiev chiede invece di credere a un complotto internazionale.

I russi sarebbero riusciti a mandare nella striscia di Gaza armi della NATO di cui si erano impadroniti sul campo di battaglia dell’Ucraina orientale. La finalità del fornire tali “armi-trofeo” era appunto quella di organizzare “una provocazione di grandi dimensioni” contro l’Ucraina stessa.  Persino Zelensky ha fatto un collegamento fra le azioni belliche di Mosca e gli attacchi di Hamas contro Israele.

Tuttavia la settimana scorsa, rispondendo alle domande dei giornalisti, il portavoce del Segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres ha detto che è impossibile smentire o confermare che i russi avrebbero fornito armi ad Hamas. Stéphane Dujarric de la Rivière, che ha lavorato anche per i precedenti segretari dell’ONU, ha quindi messo da parte le ipotesi ventilate dallo stesso ambasciatore ucraino presso il Palazzo di Vetro.

Altri esperti americani incolpano l’Iran

Negli Stati Uniti gli esperti indicano l’Iran come un probabile fornitore privilegiato dei palestinesi. Jonathan Finer, vice consigliere della Casa Bianca sulla sicurezza nazionale, ha affermato che senza dubbio l’Iran è ampiamente complice di questi attacchi. L’Iran è stato un sostenitore primario di Hamas per decenni. Ha fornito loro le armi, l’addestramento, il supporto finanziario.

Daniel Byman, collaboratore del CSIS (Center for Strategic and International Studies) dice che Teheran ha dato ai combattenti di Gaza addirittura dei sistemi a lunga gittata e li ha aiutati a fabbricare da soli il proprio arsenale. Si sono impegnati per un anno intero a imbastire il piano di attacco realizzato nei giorni scorsi, ma alla fine ce l’hanno fatta. Tramite la sua delegazione presso l’ONU, l’Iran nega ogni coinvolgimento diretto, sebbene abbia elogiato Hamas per quanto fatto.

Si pensa che gli iraniani abbiano violato il blocco intorno a Gaza riuscendo a dare armi ad Hamas, ad esempio con barche di contrabbandieri o passando da tunnel sotterraeni. Tuttavia né il governo americano né quello israeliano hanno saputo avanzare delle prove che dimostrino  un appoggio concreto degli iraniani in questa vicenda.

E Israele incolpa la Corea del Nord

In effetti, se consideriamo che si tratta di un territorio relativamente piccolo, incastrato fra Egitto e Israele (che da anni ne bloccano i rifornimenti provenienti da altri Paesi) è notevole che i palestinesi abbiano saputo lanciare un attacco di tali dimensioni, con migliaia di razzi, droni che sganciavano esplosivi e di armi di vario tipo.

Qualche analista suggerisce che la risposta a questo dubbio consista non tanto in un fornitore unico, ma in un mix di tenacia, furbizia e improvvisazione che  sono state agevolate da un “benefattore” straniero. Oltre a Teheran, l’altro “cattivo” su cui di solito si fanno cadere i sospetti è Pyongyang. Akiva Tor, ambasciatore israeliano in Corea del Sud, dice che i palestinesi hanno utilizzato armi nordcoreane che sarebbero transitate dall’Iran.

Anche l’americano James Jeffrey, che è stato rappresentante speciale di Washington in Siria, sottolinea come per anni a rifornire le forze radicali del Medio Oriente sia stata la Nord Corea. Quest’ultima però bolla come “voci false e senza fondamento” quelle diffuse dagli USA a proposito del suo coinvolgimento negli attacchi a Israele. È balzata immediatamente agli occhi degli osservatori la quantità e la qualità della armi con cui Hamas ha effettuato il suo attacco a sorpresa del 7 ottobre. La domanda che sorge spontanea è: come ha fatto ad averle? Qui tornano alla ribalta temi che a Washington infervorano ancora gli animi: la corruzione in Ucraina e lo scarso controllo sulle attrezzature belliche fornite a Kiev.

Martin King
Martin King

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