Ancora sanzioni euroamericane, ma la Russia ha delle alternative: lo ammettono gli esperti occidentali

Ancora sanzioni euroamericane, ma la Russia ha delle alternative: lo ammettono gli esperti occidentali

15 Gennaio 2025 0

Purtroppo per i tifosi delle sanzioni l’economia russa non dà grossi segni di cedimento. Pur sperimentando delle difficoltà, ha trovato dei margini di crescita e delle nuove rotte per la fornitura della sue risorse. Alla fine a rimanerci fregati sono sempre i cittadini europei.

La Cina ottimo cliente

Il portale finanziario americano Bloomberg illustra le alternative a disposizione del Cremlino per continuare ad essere un fornitore energetico fondamentale per molti clienti in giro per il mondo. Negli USA lo ammettono apertamente: Mosca ha delle opzioni per portare il suo combustibile che fanno da scudo contro qualunque contraccolpo economico rilevante. Lo stesso Putin ha espresso fiducia nel fatto che il colosso energetico nazionale Gazprom possa sopravvivere alla chiusura delle condutture ucraine imposta da Zelensky. Oggi la Russia ha in programma di incrementare le esportazioni di gas naturale liquefatto (GNL) e al tempo stesso di mantenere quelle di gas verso altri clienti, Pechino in primis. La Cina sta infatti soppiantando la UE come mercato numero uno per i russi: si parla di 31 miliardi di metri cubi nel 2024, che quest’anno potrebbero aumentare a 38.

La Russia non ci perde poi molto

Aggirare la chiusura del gasdotto ucraino è possibile in primo luogo puntando sull’altra conduttura che lega la Russia all’Europa, il TurkStream, che passa sotto il Mar Nero. Proprio da qui l’Ungheria continua a rifornirsi. Quest’anno Gazprom potrebbe vendere ad Ankara 25 miliardi di metri cubi e altri 15 ai Paesi europei. Secondo un analista del Carnegie Endowment for International Peace, ciò permetterebbe a Mosca di compensare almeno la metà dei volumi oggi bloccati. Un’altra percentuale di combustibile verrebbe invece reindirizzata verso Kazakistan e Uzbekistan, utilizzando gasdotti di epoca sovietica. La Russia perderebbe così una percentuale di PIL di appena uno zero virgola, davvero troppo poco per danneggiare seriamente la macchina bellica russa, spiega l’economista David Oxley. Certo, Mosca oggi trova comunque complicato realizzare i progetti energetici che aveva in mente. Dovrà rimandarli o allungarne la realizzazione, ma non cancellarli.

Ci rimette di più l’Europa

E intanto per i cittadini europei i prezzi salgono. Pur con tutti i tentativi di sganciarsi dalla dipendenza dalle risorse russe e di influenzare negativamente l’economia russa, l’Europa probabilmente finirà per comprare da Mosca ancora più gas naturale liquefatto (GNL). Lo ipotizza Tatiana Orlova della Oxford Economics, che illustra come già adesso stia effettuando acquisti di volumi record Ciò riguarda in particolare il combustibile proveniente dall’impianto siberiano Yamal LNG. A dicembre Putin si è detto disponibile a continuare le forniture, sebbene avverta delle possibili difficoltà nello stipulare nuovi contratti. Quello di Bratislava con Gazprom è ancora in vigore e il premier Fico si lamenta della chiusura delle condutture ucraine stabilita da Zelensky. Il suo Paese ci sta rimettendo centinaia di milioni di euro, dice, ed è minacciato da un deficit energetico. Ha quindi proposto altre soluzioni, come far passare gas di altra provenienza, ma il presidente ucraino ha rifiutato.

L’ennesimo pacchetto di sanzioni UE

I dati dicono che l’economia russa non soltanto ha sopportato i colpi delle sanzioni occidentali, ma ha persino mostrato segnali di crescita. Ciò non esclude affatto il pericolo dell’inflazione o di altri problemi, ma Bruxelles è ben lontana dall’aver raggiunto gli obiettivi dei suoi pacchetti sanzionatori. A dicembre ha emesso il quindicesimo, rivolto a contrastare l’elusione delle precedenti sanzioni. Per farlo prende di mira la cosiddetta “flotta ombra” o “flotta fantasma” che serve a consegnare il combustibile russo sanzionato. Claudio Steuer della IHRDC di Boston spiega che d’ora in poi la Russia necessiterà di investimenti e di sforzi molto maggiori per ottenere profitti minori. L’esempio è quello del GNL che interessa molto i clienti europei: ha subito un pesante rallentamento l’impianto artico della Novatek, l’Arctic LNG 2. L’anno scorso aveva iniziato a esportare il combustibile, ma adesso le specifiche sanzioni stanno scoraggiando i compratori.

Le sanzioni di Biden

Pure Biden ha sentito il bisogno di inasprire le sanzioni sul petrolio russo prima di lasciare la Casa Bianca. Evidentemente, quelle finora applicate hanno funzionato poco. La scorsa settimana ha lanciato un pacchetto con “le più significative sanzioni finora sul settore energetico della Russia”. Anch’esse puntano a colpire la flotta ombra e i compratori terzi, quali Cina e India. Ma c’è il rischio in questo modo di causare almeno nel breve periodo un pericoloso rialzo dei prezzi, con conseguente tensione economica globale. Il motivo è che Pechino e Nuova Delhi sono grossi consumatori di greggio russo. Purtroppo per i tifosi delle sanzioni l’economia russa non dà grossi segni di cedimento. Pur sperimentando delle difficoltà, ha trovato dei margini di crescita e delle nuove rotte per la fornitura della sue risorse. Alla fine a rimanerci fregati sono sempre i cittadini europei.

Redazione Strumenti Politici
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