Altre decine di migliaia di ucraini in arrivo: Germania e Polonia stanche di accogliere

Altre decine di migliaia di ucraini in arrivo: Germania e Polonia stanche di accogliere

2 Novembre 2025 0

Lo scorso agosto Zelensky aveva allentato le restrizioni ai giovani per l’uscita dal Paese. Così in due mesi quasi centomila ucraini si sono riversati in Germania, in Polonia e in Repubblica Ceca. La situazione sta ormai toccando il livello di insostenibilità e i governi europei chiedono a Kiev di fermare o almeno di rallentare l’esodo.

Allentamenti alle restrizioni

Iniziate le ostilità, il governo di Kiev aveva subito imposto la legge marziale. Uno dei suoi effetti è stato il divieto di uscita dal Paese a tutti i maschi dai 18 ai 60 anni, anche ai non coscritti. Di conseguenza chi dall’estero sarebbe rientrato in Ucraina avrebbe poi dovuto restarci. Fino allo scorso anno, l’obbligo di servire riguardava gli uomini a partire dai 27 anni, ma a seguito delle pressioni dell’amministrazione Biden e di alcuni governi europei l’età è stata abbassata a 25. Gli alleati temevano infatti che l’esercito ucraino sarebbe presto andato in deficit di soldati e che i mercenari stranieri non sarebbero bastati: Zelensky doveva quindi mandare al fronte altri giovani. Ovviamente questi ultimi e le loro famiglie non gradivano tale prospettiva. Molti hanno cercato di nascondersi o di scappare illegalmente, ma ad agosto una nuova legge ha cambiato la situazione.

Ora ai ragazzi fino ai 23 anni di età è consentito uscire dal Paese. Con tale norma Kiev spera di incentivare il ritorno dei giovani che vivono da anni all’estero e che adesso non dovranno temere di rimanere intrappolati in Ucraina per poi essere spediti in trincea. Anzi, nella prospettiva di Zelensky coloro che tornano potrebbero essere convinti ad arruolarsi volontariamente, senza il trauma della mobilitazione forzata. Il suo timore infatti è che un’intera generazione di ucraini abbia quasi completamente tagliato i legami con la madrepatria poiché si è già costruita una vita all’estero. Molte famiglie sono fuggite o hanno mandato i figli minorenni in altri Stati, per terminare altrove gli studi e vivere là salvandosi dall’obbligo di andare in guerra. Tuttavia la misura di allentamento ha prodotto l’effetto opposto a quello sperato da Kiev: una nuova ondata di ucraini legalmente fuggitivi in Europa e che non accenna a diminuire.

Polonia

I due membri UE che in termini assoluti hanno accolto il maggior numero di profughi ucraini sono Berlino e Varsavia. Ad oggi ne sono andati 1,2 milioni in Germania e un milione in Polonia, cioè più della metà degli ucraini a cui l’Unione Europa ha garantito lo status di rifugiati. È un numero enorme che ha pesato sui bilanci statali e sulla tenuta sociale dei due Paesi più generosi. Tedeschi e polacchi sono in generale ancora ben disposti verso l’Ucraina, ma col nuovo afflusso e in vista di un duro inverno che richiederà ulteriori sforzi finanziari da parte dell’Europa, prevalgono stanchezza e irritazione. Se da gennaio ad agosto erano entrati in Polonia 45mila ucraini di età fra i 18 e i 22 anni, negli ultimi due mesi ne sono arrivati più del doppio. Con un ritmo di 1600 al giorno, da agosto ad oggi Varsavia ne ha già accolti 99mila.

Gli ucraini costituiscono il 6% della forza lavoro della società polacca. Un ruolo sostanzialmente positivo, ma poiché costoro percepiscono aiuti e benefici statali, i polacchi non vogliono fare di più. Il partito Confederazione Libertà e Indipendenza, che conta 18 seggi alla Camera e 6 all’Europarlamento, ha affermato che la Polonia non può continuare ad essere rifugio di migliaia di uomini che dovrebbero invece difendere il proprio Paese e che pesano sui contribuenti polacchi con il costo della loro diserzione. Recentemente, il presidente polacco Karol Nawrocki ha posto il veto sulla legge che avrebbe prolungato l’assistenza ai profughi ucraini, motivandolo col principio che soltanto chi lavora e paga le tasse in Polonia ha diritto di ricevere dei sussidi statali.

Repubblica Ceca

Anche Praga finora ha accolto un numero molto elevato di ucraini, almeno in termini relativi rispetto alle dimensioni del Paese. La svolta a una minor generosità e minor apertura ai bisogni di Kiev si è già avuta nella Repubblica Ceca con l’elezione a ottobre del nuovo premier Andrej Babiš, euroscettico e propenso alla neutralità nel conflitto con Mosca. L’ondata di ucraini che è seguita alla norma di agosto si è riversata anche qui: se fino a settembre le richieste di asilo approvate erano circa 1500 alla settimana, ora sono più che raddoppiate. La portavoce del Ministero degli Interni Hana Malá ha dichiarato che l’aumento è stato pressocché immediato. Il dicastero ha dovuto destinare ulteriori risorse per far fronte alla maggior quantità di richieste di asilo. A questo proposito, lo stesso ministro Vít Rakušan ha esortato alla collaborazione fra membri della UE qualora il numero dovesse continuare a salire.

Germania

La Germania ha già le sue grane in materia di bilancio statale e di immigrazione, che oggi il cancelliere Merz sta cercando di regolamentare in modo più severo. L’aumento degli arrivi non può che appesantire il fardello sui contribuenti tedeschi: da agosto a ottobre il numero di ucraini sotto i 22 anni entrati nel Paese è aumentato da 1400 a 1800 alla settimana. Un recente sondaggio INSA mostra che la maggioranza dei tedeschi non vuole più pagare l’assistenza ai rifugiati ucraini e chiede che quelli in età militare se ne tornino a casa. L’istanza è promossa dalla formazione di destra Alternative für Deutschland, che ha un consenso popolare in continua ascesa e che chiede al governo federale di smettere completamente col sostegno militare a Kiev.

Posizioni simili, anche se più sfumate, si trovano anche nel partito di governo, la CDU, il cui deputato Jurgen Hardt spiega: Non abbiamo interesse a che giovani ucraini passino il loro tempo in Germania anziché difendere il proprio Paese. L’Ucraina prende le sue decisioni, ma la recente modifica legislativa ha generato una tendenza di emigrazione della quale dobbiamo occuparci. Il presidente della Baviera Markus Söder, appartenente alla CSU, partito affiliato alla CDU del cancelliere Merz, ha proposto di limitare a livello europeo la concessione automatica dello status di rifugiato protetto se Kiev non farà in modo di trattenere la nuova ondata migratoria. Spiega Söder: la nostra solidarietà resta, ma richiede regole chiare e responsabilità da entrambe le parti.

Vincenzo Ferrara
VincenzoFerrara

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