Zelensky forse si prepara a far fuori un altro generale, incolpandolo dei suoi disastri
Fallita miseramente la controffensiva estiva del 2023, all’inizio del 2024 Zelensky aveva licenziato in malo modo l’allora comandante in capo dell’esercito ucraino Valery Zaluzhny. Oggi quest’ultimo è ambasciatore a Londra ed è uno dei papabili alla successione al vertice di Kiev. Per il momento comunque Zelensky è ancora in sella, ma si ritrova in una situazione simile a prima: pende infatti su di lui una rotta delle truppe ucraine nel Donbass che equivarrebbe a una catastrofe sia militare che politica.
La gestione di Syrsky
Dopo Zaluzhny, il presidente aveva messo al comando il generale Oleksandr Syrsky. La successiva operazione nella regione russa di Kursk gli è andata però molto male. Ora ne parlano in termini di scorribanda, cercando di sminuirne la portata, ma all’epoca la esaltavano come un contrattacco tanto clamoroso quanto decisivo. L’iniziativa gli si è poi ritorta contro, con la perdita pesante di mezzi, di armamenti e soprattutto di truppe scelte, proprio ciò di cui oggi l’Ucraina patisce la carenza. Ricacciati fuori dal territorio russo, gli ucraini sono ulteriormente indietreggiati e adesso il fronte è a rischio di crollo in almeno tre punti di enorme importanza strategica.
Così lo stesso Syrsky rischia di saltare, portandosi dietro tutte le colpe delle rovinose sconfitte delle Forze armate di Kiev e liberando Zelensky dal peso politico dei continui fallimenti. Eppure è un militare che finora è andato bene all’ex attore, perché ha dimostrato di non avere le medesime ambizioni di Zaluzhny e che dunque non costituiva una minaccia politica. Purtroppo per lui, ora è una minaccia all’immagine di Zelensky, perché si sforzino di negare, la situazione in Donbass è critica.
Dimissioni o licenziamento in arrivo?
A Kiev si parla delle sue dimissioni già entro il mese di novembre o comunque nei tempi in cui è prevedibile la chiusura della sacca fra Pokrovsk e Myrnohrad. Ad essa seguirà la resa di migliaia di soldati ucraini oppure scenari che al momento è azzardato ipotizzare. Sono in bilico anche altri punti del fronte sia a nord che a sud del Donbass e che potrebbero riservare sorprese molto brutte a Kiev. I russi infatti stanno spingendo sia nelle regioni settentrionali di Sumy e Kharkov che in quella meridionale di Zaporizhzhia e stanno attaccando persino non lontano dal Mar Nero, vicino a Kherson.
Pure la BBC riferisce che le truppe russe stanno guadagnando terreno stabilendosi presso la città fortificata di Pokrovsk e che per questo motivo Zelensky ha dovuto ammettere che la situazione è “difficile.” Ora si sta formando un calderone dal quale i soldati ucraini faticano a uscire. Una discussione politica e mediatica si è scatenata in questi giorni sull’effettiva superiorità numerica e strategica dei russi in quella zona e se effettivamente abbiano applicato una “tenaglia” che stringe Pokrosvk da una parte e Myrnohrad dall’altra.
La chiusura di tale sacca sarebbe una voce falsa, secondo alcune mappe online che mostrano lo sviluppo in tempo reale delle circostanze sul campo. I loro dati infatti non mostrano truppe russe che avanzano nella parte ancora vuota e la chiudono. Ciò giustificherebbe le dichiarazioni ottimiste di Kiev. Bisogna però dire che ora non sono gli uomini a chiudere fisicamente le vie di fuga agli avversari, bensì i droni. Coi velivoli senza pilota i russi quindi tengono sotto scacco le unità ucraine che cercherebbero di lasciare indenni la zona.
Ora cerca di rimediare
Lo stesso Syrksy si è recato personalmente là, per riprendere il controllo e comandare le operazioni. Nega che i russi abbiano circondato i suoi uomini a Pokrovsk e pure a Kupyanksk, ma minaccia di licenziare quei comandanti che per la loro mancanza di responsabilità starebbero provocando una rotta. Costoro dovranno quindi riorganizzarsi nel modo migliori, pena subire misure da parte sua. Comunque sa che nel caso non riuscisse a ribaltare le forze in campo o in qualche modo a salvare il suo esercito, verrebbe incolpato per primo lui.
Molti lo criticano, sia fra i politici che fra gli stessi militari ucraini, per gli errori passati e per quelli attuali. Roman Kostenko, deputato della Verkhovna Rada e segretario della Commissione parlamentare su sicurezza nazionale, difesa e intelligence, chiede maggiore trasparenza e veridicità nelle informazioni che i comandi militari fanno arrivare a Kiev riguardo all’evolversi dei combattimenti. Inoltre denuncia un numero enorme di diserzioni, dalle 16 alle 19mila al mese, da attribuirsi evidentemente ai vertici militari.
Divieti e accuse
A peggiorare l’impressione data da Syrksy e dai suoi colleghi vi è il divieto imposto da poco ai giornalisti sia ucraini che stranieri di recarsi sulla zona della sacca di Pokrovsk e documentare la situazione di prima mano. La giustificazione ufficiale è che ciò costituirebbe una violazione delle norme ucraine e di quelle internazionali. La deputata Maryana Bezuhla ha accusato Syrsky di aver provocato lui stesso il disfacimento dell’organizzazione dell’esercito, con i vari comandanti di settore che non hanno idea di ciò che fanno i loro colleghi altrove e di come stia veramente andando la guerra. Questo perché Syrsky mente sistematicamente a tutti o addirittura spargerebbe voci fuorvianti, accusando a sua volta chiunque lo accusi di mentire.

52 anni, padre di tre figli. E’ massimo esperto di Medio Oriente e studi geopolitici.


