Nagorno-Karabakh, dopo due anni l’Azerbaijan riporta la guerra in Armenia. Il baluardo del cristianesimo sempre più solo

Nagorno-Karabakh, dopo due anni l’Azerbaijan riporta la guerra in Armenia. Il baluardo del cristianesimo sempre più solo

15 Settembre 2022 0

A due anni esatti dal conflitto in Nagorno-Karabakh, la regione separatista del Caucaso meridionale contesa da tre decenni da Armenia e Azerbaijan, si riaccende la tensione fra i due Paesi. Dalla notte di lunedì il confine sud-orientale è sotto attacco delle forze azere. Le autorità armene parlano di “un’aggressione militare su larga scala in diverse direzioni”, attraverso l’uso di artiglieria pesante, lanciarazzi e droni Bayraktar di fabbricazione turca. I bombardamenti si sarebbero concentrati sulle città armene di Goris, Jermuk, Vardenis, Kapan, Sotk e sui villaggi vicini, lasciando sul terreno almeno 49 soldati armeni e 50 azeri. In una nota diffusa dall’Ambasciata armena in Italia si legge di “un’aggressione non provocata e ingiustificata contro il territorio sovrano dell’Armenia, l’ennesima violazione da parte dell’Azerbaijan della Carta delle Nazioni Unite, dell’Atto finale di Helsinki e della Dichiarazione trilaterale del 9 novembre 2020”. 

Image title

Your subtitle here

Sin dai primi attacchi, il premier armeno Nikol Pashinyan ne ha discusso con il presidente del Consiglio Europeo Charles Michel e con i copresidenti del Gruppo di Minsk dell’Osce, rappresentati dal presidente francese Macron e dal suo omologo russo Putin, e per gli Stati Uniti il segretario di Stato USA Anthony Blinken. Nel frattempo lo stesso governo si appellavaufficialmente al Consiglio di Sicurezza dell’Onu e all’Organizzazione del trattato di sicurezza collettiva, che impegna gli Stati dell’alleanza guidata da Mosca ad intervenire in difesa di uno paese membro sotto attacco. Al momento le forze militari russe sono schierate sia in territorio armeno, nella base di Gyumri nel nord del Paese, che nel vicino Nagorno-Karabackh, con un contingente di pace. La Russia, che nel 2020 ha sostenuto la Repubblica di Armenia, è al momento impegnata sul fronte ucraino, dove ha subito una battuta d’arresto nella zona nord orientale. Non si conosce ancora quale potrebbe essere la mossa del Cremlino, ma in una conversazione telefonica fra Pashinyan e Vladimir Putin, durante la quale si sarebbe parlato dell’escalation degli ultimi due giorni, i due leader avrebbero deciso di rimanere in contatto. Dopo la riconquista nel novembre 2020 da parte di Baku dei territori dell’enclave a maggioranza armena del Nagorno-Karabakh, l’Armenia aveva espresso la sua profonda preoccupazione alla comunità internazionale per il deterioramento della situazione della sicurezza nella regione e lungo il confine fra i due Paesi. In più,aveva anche avvertito che “i continui incitamenti all’odio, le azioni e le dichiarazioni degli alti funzionari del governo azero testimoniavano i preparativi di una rinnovata aggressione da parte dell’Azerbaijan contro l’Armenia e l’Artsakh”, scrivono i funzionari dell’Ambasciata armena. Come due anni fa, anche questa volta non sono mancate le accuse reciproche, con l’Armenia che, senza tanto girarci attorno, definisce “l’aggressione dell’Azerbaijan e dei suoi sostenitori contro il territorio sovrano della Repubblica di Armenia” come “l’ennesimo attacco contro il primo paese Cristiano del mondo, allo lo scopo di realizzare l’inequivocabile ambizione di mettere a punto il progetto dell’unione pan-turca, che colleghi l’Azerbaijan alla Turchia attraverso il territorio armeno”. Quindi, una frecciata al Bell Paese che “ha ricevuto ai massimi livelli Aliyev (il presidente dell’Azerbaijan, ndr.). Il primo Paese europeo a farlo dopo la seconda guerra contro il Nagorno-Karabakh del 2020”. Il riferimento, evidentemente, è all’incontro avvenuto lo scorso aprile nella capitale azera, fra il ministro degli Esteri Luigi Di Maio e il presidente Ilham Aliyev, con l’obiettivo di rafforzare il partenariato strategico multidimensionale tra Italia e Azerbaijan. A bilanciare, oggi, la visita del segretario della Lega Matteo Salvini  all’Ambasciata della Repubblica d’Armenia a Roma, dove il leader leghista ha ricevuto la medaglia di Gratitudine conferita dal presidente della Repubblica d’Armenia, in occasione dell’anniversario dell’Indipendenza armena. Il senatore si è detto addolorato per le famiglie delle vittime – che  dai comunicati ufficiali continuano a salire – auspicando  che l’aggressione armata cessi immediatamente e che la comunità internazionale condanni esplicitamente  l’aggressore e qualsiasi azione in violazione della Carta delle Nazioni Unite.Da parte sua l’ambasciatrice Tsovinar Hambardzumyan ha ricordato come “gli armeni non dimenticheranno il sostegno del Senatore, anche nei giorni più difficili della guerra del 2020 e la sua presenza alla manifestazione che si è tenuta a Roma, davanti al Montecitorio, per chiedere la pace”. Una parola che ieri, alla luce degli innumerevoli conflitti che flagellano il mondo, violandolo, ha perso il suo significato.

Marina Pupella
MarinaPupella

Iscriviti alla newsletter di StrumentiPolitici