Italia, una campagna elettorale da Anni ‘60/‘70 marchiata da toni e violenze verso le forze di centrodestra

Italia, una campagna elettorale da Anni ‘60/‘70 marchiata da toni e violenze verso le forze di centrodestra

15 Settembre 2022 0

Una campagna elettorale anomala, quella che si chiude con l’apertura dei seggi elettorali ormai imminente, con i cittadini chiamati finalmente alle urne dopo una legislatura accidentata, segnata da polemiche e tensioni che hanno accompagnato il succedersi di tre maggioranze e altrettanti governi a loro volta anomal, anche perché formati da forze politiche che poco o niente avevano in comune, l’ultimo dei quali espresso da una maggioranza con tutti i partiti dentro – tranne uno – Fratelli d’Italia che proprio anche da questa singolarità ha beneficiato di un crescente consenso dei cittadini, in base ai sondaggi, consenso in gran parte sottratto agli altri due partiti dello schieramento di destra, e in particolare alla Lega. Anomala non solo perché si è svolta sotto il solleone d’agosto, ma soprattutto perché ha raggiunto toni altissimi difficilmente visti in passato, toni che hanno sfiorato la violenza, verbale ovviamente, ma che ha anche registrato in queste ultime settimane qualche espressione di violenza fisica (come avvenne talvolta tra gli anni ’60, ’70 e oltre) ai danni dei partiti di destra, Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia con un paio di assalti a gazebo e banchetti di propaganda nelle piazze, scritte sui muri minacciose, e perfino il ritorno in campo di più o meno sedicenti brigate rosse con minacce nei confronti di Giorgia Meloni. 

Certo, quegli episodi di violenza messi in atto da facinorosi accecati dal fanatismo politico non possono essere attribuiti a cuor leggero ai toni e agli argomenti usati da taluni vertici dei partiti della sinistra nei confronti di leader della destra come Giorgia Meloni e Matteo Salvini. Ma forse la demonizzazione messa in atto dalla sinistra, a cominciare dal capo del Pd Letta, da quello dei Cinquestelle Conte e da qualche altro dello schieramento di sinistra o comunque avverso alla destra, può aver giocato qualche ruolo nell’animo di chi non sa e non vuol sapere che cosa sia il confronto politico democratico. I sondaggi per molte settimane hanno dato per vincente lo schieramento di destra capeggiato dalla leader di Fratelli d’Italia Meloni, e la sinistra politica, affiancata da diversi commentatori che si ritengono interpreti dell’opinione pubblica, si è inventata il rischio di un ritorno del fascismo, attribuito ai programmi e alle intenzioni di riforme istituzionali dello schieramento di destra, a cominciare da un cambiamento in senso presidenziale della Costituzione. 

E nella sinistra c’è chi teme che una vittoria schiacciante della destra, come hanno previsto i sondaggi, possa portare a riforme costituzionali adottate solo con la forza dei numeri, senza possibilità di successivo referendum, e senza il confronto con l’opposizione. Timori da molti considerati infondati, anche perché le riforme della Costituzione non si fanno in tre giorni, e impegnano altresì in un serrato dibattito non solo il Parlamento con i suoi numeri, ma anche le migliori intelligenze di cui dispone il Paese al di fuori della Camera dei deputati e del Senato. E comunque attribuire tali intenzioni alla destra appare a prima vista come vuoto esercizio polemico di propaganda. Peraltro, a valutare dal responso di sondaggi, i cittadini hanno mostrato di non vedere tali rischi. Eppure la sinistra ha insistito a lungo su questi temi, prima di accorgersi del vuoto di questi argomenti speciosi su cui basare una campagna elettorale che col passare dei giorni si è rivelata come perdente. 

Ma c’è ben altro di cui dovrà occuparsi chi vincerà le elezioni, chiunque sia, a cominciare dalle preoccupazioni che tolgono il sonno ai cittadini. L’inflazione galoppante con l’aumento dei prezzi di tutti i generi di consumo, che di fatto riduce il valore di salari e stipendi; il costo dell’energia – che peraltro scarseggia – e che costringerà a tagli e razionamenti di diversa natura; le insormontabili difficoltà delle famiglie e delle imprese di far fronte alle bollette impazzite, senza un deciso intervento dello Stato, che in ogni caso deve cercare di evitare di indebitarsi ulteriormente, e soprattutto senza un coraggioso passo dell’Europa per calmierare il costo dell’energia, al di là delle posizioni di taluni Paesi che stanno egoisticamente approfittando di questa situazione. Proprio il prezzo alle stelle dell’energia sta già provocando la chiusura di numerose attività commerciali legate alla ristorazione, e come prevedono molti esperti, se non si corre ai ripari, porterà nelle prossime settimane alla crisi di aziende più grandi e più significative per il prodotto interno lordo del Paese, per il made in Italy, per l’occupazione.

Una situazione economica e sociale esplosiva quella che si troveranno di fronte i partiti e le coalizioni che usciranno vincitori dalle urne. E proprio questa situazione così difficile porta molti esperti e commentatori a prevedere la necessità di un ulteriore periodo politico di unità nazionale, al di là di chi prevalga alle elezioni, in cui tutti i partiti siano chiamati a dare un loro contributo al governo del Paese. Una eventualità che un po’ tutti, tanto a sinistra quanto a destra, tendono ad escludere. Ma a sinistra sembra ci sia già chi sta pensando e lavorando sottotraccia a soluzioni del genere, al di là dei programmi, spesso del tutto inconciliabili, con cui si sono presentati agli elettori.                

Nino Battaglia
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