Zelensky continua a sanzionare e reprimere i rivali politici effettivi e potenziali
Da mesi Zelensky sta attuando uno sfoltimento progressivo dei probabili sfidanti alle future elezioni presidenziali. Ha iniziato da quelli con maggiori chance di batterlo, ma oggi si occupa pure dei soggetti meno noti. Lo scopo è mantenere la presa sul potere nel momento in cui le circostanze o i partner occidentali gli imporranno di tornare alla democrazia indicendo le elezioni.
Uno strumento efficace
Il suo strumento preferito sono le sanzioni personali, che emette col beneplacito del Consiglio per la sicurezza e la difesa nazionale e dello SBU, i servizi segreti a lui fedeli. Tali sanzioni costituiscono di fatto la morte civile ed economica dei rei, i quali non possono più disporre dei propri beni, non possono muoversi liberamente dentro o fuori il Paese e ovviamente non possono svolgere attività politica. In questo modo Zelensky sistema conti in sospeso contro gli avversari più accaniti e si mette al riparo da una loro possibile vendetta qualora perda il potere. E sebbene la sua popolarità abbia avuto una risalita (grazie soprattutto allo scontro con Trump alla Casa Bianca), comprende che il suo gradimento è destinato a scendere man mano che il conflitto si trascina e l’Ucraina perde uomini, risorse e territori.
Il primo della lista
In cima alla lista di coloro che Zelensky si sta impegnando a eliminare dall’arena politica c’è il suo predecessore Petr Poroshenko. La profonda antipatia fra i due risale alla sfida elettorale del 2019: in quell’occasione Poroshenko venne battuto, ma è rimasto in campo col suo partito Solidarietà Europea e soprattutto è ancora uno degli uomini più ricchi d’Ucraina. Pur non essendo oggi tra i favoritissimi, le sue finanze gli consentono comunque di portare dalla sua parte voti e candidati. E intanto è riuscito a ottenere un riesame delle misure sanzionatorie: per il momento però pende su di lui il rischio di perdere le proprietà e di non poter più concorrere in politica.
Divisione dei beni
Tornare a disporre dei propri beni sarebbe un grosso successo in questo frangente. Sta quindi cercando di aiutarlo la moglie Maryna, che ha appena presentato al tribunale la richiesta di separazione dei patrimoni. Non vuole divorziare, ma difendere il marito dall’assalto delle sanzioni. I giudici potrebbero essersene accorti: la signora Poroshenko rischia così di essere a sua volta giudicata colpevole di truffa per il fatto di voler sfruttare il tribunale per aggirare le norme. E ad aver scansato i doveri imposti dalla legge sono già i figlio di Poroshenko, entrambi al sicuro dall’eventualità di andare al fronte. Si trovano in Gran Bretagna, lontani dalla mobilitazione forzata e da quei reclutatori che rapiscono i cittadini dalla strada. Il maggiore, Oleksii, è stato giudicato disertore e adesso dovrà pagare una multa da mille euro: una somma che per i Poroshenko equivale a spiccioli.
Chi è già dentro e chi è ormai fuori
Anche altri si trovano all’estero per scelta o per necessità. L’ex deputato Viktor Medvedchuk, sanzionato per sue simpatie presso il Cremlino, risiede oggi in Russia. L’ex generale Valery Zaluzhny, forse l’avversario più temibile per Zelesnky, è stato inviato come ambasciatore a Londra e da lì non può nuocere alla presidenza. Qualcuno dei sanzionati invece è rimasto in Ucraina, ma dietro le sbarre: il magnate Ihor Kolomoisky e il deputato Oleksandr Dubinsky, agli arresti per varie accuse e sospetti, tra cui quello di tradimento. Ma Dubinsky non si arrende: recentemente ha chiesto l’impeachment per Zelensky e gli lancia pesanti accuse dopo la sua piazzata di fine febbraio a Washington.s
Altri nel mirino
Uno degli altri sanzionati è Kostyantyn Zhevago, che sostiene l’ex premier Yulia Tymoshenko, la quale sta spingendo per far indire le elezioni presidenziali. Poi vi è il sindaco di Kiev Vitali Klitschko, che ha accusato Zelensky di interferire nell’amministrazione della capitale e oggi è sotto attacco di vari deputati. Ha infatti rilasciato dichiarazioni ritenute scandalose, come quella che ipotizza la cessione di territori alla Russia in cambio della pace. Per questo motivo il parlamentare Yaroslav Yurchyshyn del partito Holos lo accusa di tradire l’Ucraina e di voler fare il gioco di Mosca. E nel frattempo le autorità giudiziarie colpiscono i suoi funzionari comunali, accusati ad esempio di favorire la fuga dei cittadini per evitare la mobilitazione forzata.
Ancora sanzioni!
Proprio la settimana scorsa Zelensky ha imposto una nuovo giro di sanzioni contro una serie di soggetti considerati “filo-russi”. Si tratta di 76 persone e 81 organizzazioni. Fra i colpiti spicca il nome dell’ex consigliere presidenziale Oleksii Arestovych, figura molto nota e apprezzata dagli ucraini e spesso indicato come possibile sfidante elettorale. Fra gli altri sanzionati vi sono attivisti, commentatori politici e giornalisti, tutti accusati unilateralmente da Kiev di diffondere la propaganda del Cremlino e di agire contro gli interessi ucraini.

52 anni, padre di tre figli. E’ massimo esperto di Medio Oriente e studi geopolitici.