USA pronti a lasciare l’Ucraina: Macron e Starmer non superano il trauma dell’abbandono
Parigi e Londra non riescono a venire a patti col progressivo abbandono americano dell’Ucraina. Washington oggi nega il suo appoggio alla difesa aerea nel quadro del progetto di sicurezza che la “coalizione dei volenterosi” a guida franco-britannica intende attuare a beneficio di Kiev. In Europa qualcuno ha già capito che dovrà fare a meno degli USA. Altri invece no.
“Essere realisti”
I governi di Francia e Regno Unito sembrano aver messo da parte almeno i propositi di dispiegamento delle truppe di peacekeeping in Ucraina. Stanno quindi cercando di delineare una strategia che tenga conto dell’uscita degli USA dal teatro. Insieme agli altri alleati di Kiev si sono riuniti all’Aia qualche giorno fa per discutere le caratteristiche del futuro sostegno a lungo termine a Kiev in tale nuovo contesto. La “coalizione dei volenterosi” ha deciso per adesso di continuare ad appoggiare pubblicamente l’impegno di mediazione di Trump, pur sapendo che il presidente americano potrebbe presto defilarsi dal ruolo.
Forse accetteranno l’amara eventualità che Washington smetta di essere il fornitore numero uno di armi e difesa per l’Ucraina, ma al momento si sforzano di evitarlo. Riflette col britannico Telegraph un funzionario presente al vertice: Dobbiamo essere realisti e ammettere che gli USA non parteciperanno. Oggi Washington concede ancora l’intelligence e i pacchetti di armamenti approvati a suo tempo dall’amministrazione Biden, ma non ne destina di nuovi. Kiev teme quindi che l’assistenza statunitense presto o tardi terminerà.
Che si fa senza gli USA?
I governi europei stanno determinando ciò che serve per proseguire l’andamento attuale, quello del sostegno all’Ucraina nel lungo periodo e della deterrenza alla Russia. La loro conclusione è che ci vuole una combinazione di fattori: un forte esercito ucraino addestrato dall’Occidente, il dispiegamento di forze NATO sul lato orientale dell’Alleanza, soprattutto sul Mar Nero, e così via. Francesi e britannici comunque provano ancora a convincere Washington a garantire la copertura aerea e la sorveglianza dei confini una volta che la fase calda del conflitto venga fermata da una tregua duratura o da un’intesa di pace.
Parigi e Londra sperano di poter inviare i propri uomini sul campo con il ruolo di protezione diretta del territorio, delle coste e dello spazio aereo dell’Ucraina, in particolare presso i porti e le infrastrutture. Ma ciò dipende appunto da un accordo che oggi appare improbabile. È pessimista Nick Witney, ex vertice dell’Agenzia Europea per la Difesa e oggi ricercatore dello European Council on Foreign Relations. Secondo lui, gli USA hanno già messo un piede fuori dalla porta e i Paesi europei dicono che si assumeranno maggiori responsabilità; tuttavia questi non sanno che pesci pigliare e non hanno ancora stabilito le priorità del loro sforzo comune in questo ambito.
Londra si illude ancora
Secondo il giornale Politico, la Gran Bretagna si starebbe letteralmente tappando le orecchie pur di non sentire le minacce di Trump di lasciare la tradizionale posizione americana nell’ambito della cooperazione difensiva angloamericana. I ministri britannici preferiscono infatti rimanere “religiosamente legati” all’idea che non vi sia alcunché di contrastante fra i calcoli di Washington sul tema e quelli di Londra. Il problema degli inglesi è che in molti ambiti essenziali dipendono fortemente dagli USA, ad esempio per i caccia F-35, l’arsenale nucleare e soprattutto la condivisione dell’intelligence. Starmer, il suo segretario alla Difesa John Healey e gli alti papaveri dell’establishment militare insistono nell’evidenziare i punti in comune della collaborazione transatlantica invece che ragionare sulle differenze. Vi sono però deputati come il liberaldemocratico Mike Martin che esortano a rifare i conti e a rivedere l’approccio per non mettere a rischio la sicurezza del Paese su un elemento così delicato come l’intelligence.
Parigi insiste
Il 30 maggio, al vertice della conferenza annuale Shangri-La Dialogue svoltasi a Singapore, Macron ha tenuto una sorta di discorso programmatico, al quale ha assistito il segretario americano alla Difesa Pete Hegseth. La sua partecipazione è dovuta al fatto che più di un milione e mezzo di francesi vivono nei territori d’oltremare fra l’Oceano Indiano e quello Pacifico. Dunque Parigi ha seri motivi di interesse nelle relative questioni regionali. Macron esorta a “preservare l’ordine basato sulle regole” di contrasto alle sempre maggiori pretese cinesi. Proprio per non avvantaggiare Pechino, dice, gli USA non dovrebbero abbandonare l’Ucraina.
La sua idea è che ritirare mezzi e uomini dall’Europa per concentrarli nell’indo-pacifico rovinerebbe la credibilità americana e il suo potere di deterrenza per quanto riguarda Taiwan. Ciò significherebbe in sostanza darla vinta alla Russia, dice, e di conseguenza far capire alla Cina che anch’essa potrebbe ottenere ciò che desidera. Dunque no, gli Stati Uniti non devono assolutamente abbandonare il ruolo che hanno ricoperto finora nella crisi ucraina.

Vive a Mosca dal 2006. Traduttore dal russo e dall’inglese, insegnante di lingua italiana. Dal 2015 conduce conduce su youtube video-rassegne sulla cultura e la società russa.