Una Polonia nucleare: l’appello del presidente Duda alza la tensione in Europa
Nel corso della sua recente visita nordamericana il presidente polacco Andrzej Duda ha affermato che Varsavia è pronta ad ospitare le armi nucleari statunitensi. La dichiarazione ha avuto un grosso impatto sull’opinione pubblica europea e ha dato un’ulteriore spinta all’escalation con la Russia. Mosca ha infatti replicato che qualora gli arsenali polacchi contengano missili nucleari USA, diventerebbero obiettivi “legittimi” in caso di scontro aperto, perché costituirebbero una minaccia diretta al territorio russo.
La seconda visita a Washington
Duda ha offerto la disponibilità della Polonia al termine del giro di incontri a Washington, poco più di una settimana fa. Sul piatto c’erano diversi temi di discussione, fra cui quello degli investimenti USA a Varsavia e del coinvolgimento finanziario americano nel Paese, come fatto notare dal presidente stesso. Il suo giro in Nordamerica è poi proseguito in Canada, dove ha conferito con l premier Justin Trudeau. Questo è il suo secondo viaggio del 2024 negli States. Vi era già stato a marzo su invito di Biden per celebrare i 25 anni dell’adesione polacca alla NATO. Duda fa notare come non sia tanto importante chi sia l’inquilino della Casa Bianca, quanto piuttosto il rafforzamento delle relazioni bilaterali fra USA e Polonia, soprattutto con riferimento alla sicurezza militare di quest’ultima. Il suo chiodo fisso è infatti disturbare la “politica imperialista russa” e impedire che Mosca esca vincitrice dal conflitto ucraino.
Le parole di Duda
Al termine della visita a Washinton, Duda ha concesso un’intervista al quotidiano polacco Fakt. Ha parlato delle “ambizioni imperiali” di Mosca, vedendovi un segno nella cooperazione nucleare con la Bielorussia e nel rafforzamento militare delle regione di Kaliningrad (exclave russa situata fra Lituania e Polonia). Duda insiste sulla forza bellica dell’Occidente, nel quale include la Polonia stessa, che deve edificare capacità difensive ancor più massicce, che scoraggino l’avversario. Tale responsabilità tocca pure il tema del “Nuclear Sharing” con gli USA. Duda ammette da tempo se ne parla con Washington e che ha già fatto sapere che Varsavia è pronta. Qualora i nostri alleati decidano di dispiegare armi nucleari in attuazione parziale del Nuclear Sharing anche sul nostro territorio per aumentare la sicurezza del fianco orientale della NATO, noi siamo pronti. Siamo un membro dell’Alleanza Atlantica e a questo proposito abbiamo degli obblighi, cioè semplicemente implementiamo una politica comune.
La reazione di Mosca
Il Cremlino ha subito espresso preoccupazione e delineato le condizioni per una sua eventuale reazione. Il portavoce del presidente Putin Dmitry Peskov ha infatti dichiarato: I militari, ben inteso, analizzeranno la situazione nel caso in cui vengano realizzati quei piani e ad ogni modo faranno tutto ciò che è necessario, tutti i passi necessari di risposta per garantire la nostra sicurezza. Il Ministro degli Esteri russo ha comunicato che la Polonia viene vista con particolare attenzione e che potrebbe essere considerata come una minaccia. Se sul suo territorio gli americani dovessero piazzare i propri ordigni atomici, le relative installazioni diventerebbero per Mosca un obiettivo legittimo se vi fosse un confronto militare diretto con la NATO.
Lo scenario politico polacco sulle armi nucleari
Duda, in carica dal 2015, è al suo secondo mandato. Eletto con l’ex partito di maggioranza PiS, oggi si trova a presiedere un governo formato da una coalizione tripartitica e guidato da Donald Tusk, ex presidente del Consiglio europeo e premier della Polonia dal 2007 al 2014. Fra i due vi è scarsa compatibilità sia sul piano interno che delle relazioni internazionali. Tusk ha criticato le parole di Duda e ha invitato a una maggiore riflessione e condivisione delle scelte sulla sicurezza nazionale. Altri hanno criticato le sue uscite definendole avventate e non conformi ai reali interessi nazionali. Solamente il partito di estrema destra Konfederacja Wolność i Niepodległość sostiene l’adesione al Nuclear Sharing. Quest’ultimo è probabilmente funzionale agli equilibri politici interni della Polonia, invece di provenire da reali considerazioni di carattere strategico. Varsavia vuole lanciare un segnale a Mosca e agli altri alleati NATO, ma soprattutto ai suoi cittadini.
Le ambizioni militariste di Varsavia
Già col precedente governo i polacchi puntavano sulla propria potenza militare. Proprio un anno fa l’allora premier Mateusz orawiecki si era recato in visita ufficiale a Washington e aveva dichiarato l’intenzione di rendere la Polonia il centro di manutenzione dei carri armati americani Abrams dislocati sul continente. Inoltre lanciava l’obiettivo di costruire nel Paese fabbriche per la produzione dei proiettili a uranio impoverito impiegati dai cannoni di questi tank. Varsavia poi ha scelto proprio gli USA come fornitore e ha ordinato 250 carri Abrams dei più avanzati e 116 modernizzati. Duda sottolinea come le spese militari polacche siano da record se paragonate agli altri membri dell’Alleanza. Inoltre evidenzia la preferenza agli Stati Uniti come principale alleato e difensore contro Mosca. Dice infatti che è nell’interesse degli USA che la Polonia e l’Europa Centrale non siano un’area di influenza russa, ma è meglio che siano nella sfera americana.
Washington commenta con cautela
Tuttavia gli USA non sono entusiasti dell’aiuto polacco quando si tratta di armi nucleari. Già a ottobre 2022 Duda ventilava la disponibilità di partecipare al Nuclear Sharing. Ma Washington, pur esaltando Varsavia come amica e alleata, escludeva l’intenzione di dispiegare il nucleare sul territorio di un Paese divenuto membro NATO dopo il 1997. Il progetto di condivisione nucleare coinvolge i seguenti membri dell’Alleanza Atlantica: Belgio, Germania, Italia, Olanda, Turchia, oltre ovviamente agli USA. Il discorso cambia un po’ per le altre due potenze nucleari della NATO, cioè Francia e Regno Unito. Vi sono poi altri Paesi che partecipano per così dire dall’esterno alla gestione e all’assistenza dei portatori degli ordigni americani, ad esempio i bombardieri, tramite il programma SNOWCAT (Support of Nuclear Operations With Conventional Air Tactics): due Stati di cui non è dato conoscere l’identità, più Danimarca, Repubblica Ceca e finalmente anche la Polonia.
Precedenti inquietanti
La Polonia come avamposto nucleare del Pentagono non è un’idea estemporanea degli attuali leader, spinti dal panico per la situazione sul campo in Ucraina. Eppure Varsavia dovrebbe sapere che in caso di guerra aperta rischierebbe di venire incenerita da entrambe le fazioni. I tempi della Guerra Fredda non sembrano aver lasciato traccia. Proprio il governo polacco nel 2005 aveva reso noti documenti segreti del 1979 relativi a esercitazioni per un’eventuale guerra con la NATO. Nello scenario elaborato dagli strateghi del Patto di Varsavia si immaginava la risposta del blocco sovietico a un’aggressione occidentale. La serie di attacchi e contrattacchi avrebbe implicato di fatto la distruzione nucleare della Polonia. Anche a Bruxelles e a Washington venivano redatti piani analoghi, che comprendevano l’uso di molte bombe atomiche sul territorio polacco.
Oggi Duda sostiene che rafforzarsi militarmente il più possibile sia un atto di responsabilità che eviterà la guerra. Secondo lui, poiché la deterrenza è stato l’elemento che ha impedito la Terza guerra mondiale nel XX secolo, allora sarebbe giusto e sacrosanto far ripartire una corsa agli armamenti che mostri alla Russia la potenza bellica della Polonia e del blocco euroatlantico. Nel corso della sua recente visita nordamericana il presidente polacco ha affermato che Varsavia è pronta ad ospitare le armi nucleari statunitensi. La dichiarazione ha avuto un grosso impatto sull’opinione pubblica europea e ha dato un’ulteriore spinta all’escalation con la Russia. Mosca ha infatti replicato che qualora gli arsenali polacchi contengano missili nucleari USA, diventerebbero obiettivi “legittimi” in caso di scontro aperto, perché costituirebbero una minaccia diretta al territorio russo.
Vive a Mosca dal 2006. Traduttore dal russo e dall’inglese, insegnante di lingua italiana. Dal 2015 conduce conduce su youtube video-rassegne sulla cultura e la società russa.