Ucraina: nuove richieste di soldi e attrezzature elettriche, ma alcune potrebbe darle solo la Russia

Ucraina: nuove richieste di soldi e attrezzature elettriche, ma alcune potrebbe darle solo la Russia

19 Dicembre 2022 0

Con le infrastrutture energetiche danneggiate dai bombardamenti mirati, iniziati dalla Russia a ottobre, l’Ucraina ha presentato le sue nuove richieste davanti al consesso euro-atlantico: stavolta si tratta di materiale, attrezzature specifiche e, naturalmente, anche di soldi.

Zelensky chiede e ottiene altro denaro

Per l’ennesima volta in questi mesi, anzi anni, all’Unione Europea vengono chiesti sacrifici e sforzi che tradurrà nei consueti appelli alla generosità dei cittadini. In collegamento video col Consiglio Europeo, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha esortato la UE ad aiutare il suo Paese ad acquistare gas ed elettricità per superare la stagione fredda: servono due miliardi di metri cubi di gas per compensare i danni causati dai colpi russi, oltre a vari tipi di generatori di energia. Zelensky ha poi detto che Kiev vorrebbe importare elettricità dall’Europa per un valore di 800 milioni di euro.

Intanto la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (BERS) ha concesso un pacchetto di finanziamenti da 370 milioni di euro alla Ukrenergo, l’operatore nazionale ucraino dell’elettricità. I soldi saranno destinati alle riparazioni di emergenza e al mantenimento della rete durante l’inverno: il pacchetto consiste di 300 milioni di prestito sovrano garantito, di cui una metà serviranno all’acquisto di materiale e l’altra metà per puntellare il capitale patrimoniale; i restanti 70 milioni sono una sovvenzione proveniente dall’Olanda.

Gli investimenti della BERS

Gli investimenti della BERS in Ucraina sono infatti realizzati in collaborazione con singoli Paesi o donatori. Gli USA, ad esempio, hanno finora contribuito con 500 milioni di dollari al Fondo di risposta alla crisi e garantiscono fino al 50% del valore dei prestiti. In realtà, la BERS sta “promuovendo la transizione economica” in Ucraina già da trent’anni e oggi afferma di preparare la ricostruzione del futuro.

Nel 2022 ha elargito a Kiev 1 miliardo di euro, di cui circa 150 milioni sono andati alla Ukrenergo in qualità di liquidità di emergenza: a questa sovvenzione ha partecipato anche il Fondo europeo per lo sviluppo sostenibile (EFSD), che costituisce uno degli “strumenti finanziari esterni” dell’Unione Europea.

In una visita svolta a Kiev in ottobre, la presidente della BERS, la francese Odile Renaud-Basso, ha promesso a Zelensky che la Banca darà fino a 3 miliardi di euro nel biennio 2022/23 per mantenere in vita l’economia dell’Ucraina e sostenere le sue aziende. La Renaud-Basso ha sottoscritto il più recente finanziamento il 13 dicembre con a fianco il premier ucraino Denys Shmyhal, nel corso della conferenza “Standing with the Ukrainian People“, tenutasi a Parigi sotto l’egida del governo francese.

Richiesta di attrezzature

Proprio la presidente della BERS durante la conferenza ha sottolineato come le riparazioni urgenti della rete elettrica ucraina siano la priorità assoluta dell’azione della Banca. In particolare serve intervenire sulle linee di trasmissione e sulle sottostazioni ad alta tensione. In effetti, già a fine novembre, nel corso di una conversazione telefonica, il ministro ucraino dell’Energia German Galushchenko aveva chiesto aiuto urgente per ripristinare le apparecchiature ad alta tensione a Kadri Simson, commissaria europea per l’Energia, e al capo del Dipartimento americano dell’Energia. Questi ultimi avevano naturalmente dato “piena disponibilità” per intraprendere le azioni necessarie allo scopo.

Il primo invio di materiali elettrici

Pochi giorni fa Washington ha effettuato il primo invio di materiali elettrici per un valore di 13 milioni di dollari, mentre altre due consegne sono sulla strada, per un totale di 53 milioni che dovrebbero comprendere trasformatori e generatori, oltre a sistemi di difesa aerea. La spedizione è partita da una base militare americana. David Turk, vicesegretario del Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti, sta discutendo con le compagnie del settore oil&gas per trovare altre maniere per sostenere la “resilienza energetica” ucraina.

Zelensky ha dichiarato nel corso della conferenza di Parigi che garantire la stabilità energetica dell’Ucraina è “una delle chiavi per fermare l’aggressione della Russia”. Perciò i generatori sono necessari allo stesso modo dei veicoli corazzati e dei giubbotti antiproiettile. Zelensky ha quindi richiesto 50 milioni di lampadine a LED, che essendo più efficienti di quelle a incandescenza possono far risparmiare un gigawatt, cioè circa il 40% rispetto al totale del deficit elettrico attuale. L’Unione Europea per il momento si è impegnata a mandarne 30 milioni.

Servirebbero elementi proprio dalla Russia…

Alla conferenza di Parigi sono stati presi impegni per raccogliere più di 1 miliardo di euro, anche se Zelensky ha detto che per ristabilire la rete energetica ucraina servono 1 miliardo e mezzo. L’ex attore comico ha anche detto che è urgentemente necessario un numero maggiore più generatori.

Questo è certamente vero per sopperire alle mancanze contingenti di case e servizi di emergenza, ma per recuperare i due gigawatt e mezzo che mancano servono apparecchiature ben più grosse e costose. Si tratta dei trasformatori delle sottostazioni, utilizzati per convertire l’alta tensione in potenze inferiori utilizzabili nelle abitazioni e nelle attività economiche. Anzitutto, il peso di alcuni trasformatori della Ukrenergo può raggiungere le duecento tonnellate.

È evidente, quindi, che non si tratta di semplici pezzi da importare e mettere in funzione, ma di apparecchi da costruire e assemblare sul posto. Nelle circostanze attuali, si tratta di un lavoro forse impossibile da realizzare. Senza contare la questione se esistano ancora le fabbriche per produrre i pezzi e se gli specialisti ucraini sia ancora in grado di farli. E i trasformatori più utilizzati sono quelli comuni ai Paesi ex sovietici, cioè da 330 kw e 750 kW, mentre in Europa occidentale vi sono quelli da 220 e 400 kW.

Dunque si tratta di un ostacolo in più a ciò che Zelensky chiede ai “partner” europei. D’altro canto, sarebbe un elemento in più da aggiungere all’elenco di punti che un tavolo di negoziati fra Russia e Occidente – con o senza l’Ucraina verrebbe deciso a Washington o a Bruxelles – potrebbe risolvere. Con le infrastrutture energetiche danneggiate dai bombardamenti mirati, l’Ucraina non può fare altro che continuare ad avanzare le sue richieste al consesso euro-atlantico, chiedendo materiale, attrezzature e soldi.

Vincenzo Ferrara
VincenzoFerrara

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