Tunisia. Nuovi arresti per lo scandalo “Instalingo” coinvolti islamisti e giornalisti

Tunisia. Nuovi arresti per lo scandalo “Instalingo” coinvolti islamisti e giornalisti

24 Luglio 2023 0

Procede a ritmo sostenuto, la ricerca della Giustizia in Tunisia per le vittime del terrorismo e della corruzione che ha portato al declino la giovane repubblica nordafricana. Nel quasi totale silenzio dei media concentrati ad occuparsi di migranti dopo il Memorandum raggiunto con l’Europa,

La Camera d’Accusa della Corte d’Appello di Sousse ha esaminato, lo scorso giovedì 20 luglio, la decisione di chiudere l’inchiesta relativa al cosiddetto caso “Instalingo”. Ed ha rigettato l’appello del Pubblico Ministero di archiviare le accuse nei confronti di nove imputati, deferendo il caso alla Camera penale del Tribunale di Sousse 1 ed emettendo mandati di rinvio a giudizio nei confronti di quattordici imputati.

Lo scandalo “Instalingo” in che cosa consiste

Lo scandalo vede coinvolti oltre quarantuno sospettati, di cui 14 in arresto cautelare, chiamati a rispondere di eterogenee accuse: dalla minaccia alla sicurezza nazionale, cambiando la forma dello Stato, incitando le persone ad armarsi l’una contro l’altra e per attaccare il Presidente della Repubblica. Ventisette indagati sarebbero inoltre accusati di riciclaggio di denaro e tre di finanziamento illecito.

Secondo l’avvocato Hazem Ksouri, che cita fonti giudiziarie, due persone coinvolte sarebbero accusate, tra l’altro, di aver trasferito fondi all’estero senza l’autorizzazione della Banca centrale della Tunisia e altri due di esportazione e importazione senza autorizzazione.

Dalle carte si apprende che, sulla lista dei quarantuno imputati, solo quattordici sono attualmente in stato di detenzione. Gli altri sarebbero ancora a piede libero o in fuga. Dopo la chiusura delle indagini, lunedì 19 giugno 2023, il gip ha deciso di archiviare senza ulteriori azioni il caso per quindici indagati.

Arresti a 360°

La giornalista Shada Haj Mubarak sarebbe stata arrestata per il suo presunto coinvolgimento nello scandalo Installingo. L’ondata di arresti è poi continuata nei giorni scorsi.

Secondo i resoconti della stampa locale, almeno 27 individui verranno arrestati in queste ore dalle forze dell’ordine tunisine. L’avvocato ed ex leader di Ennahdha, il partito islamista radicale guidato da Rachid Ghannouchi, anche lui in stato di fermo, Samir Dilou, ha annunciato, in un post condiviso venerdì 17 giugno 2022, che il giornalista Lotfi Hidouri era stato arrestato.

Lotfi Hidouri è un giornalista dell’Acahed preso in custodia dalla polizia su ordine del pubblico ministero. Nello scandalo, sarebbero coinvolti inoltre un ex agente di polizia, membro di Ennahda, Adel Daâdaâ. Contestata anche la posizione dell’ex addetto alla presidenza del governo, Achraf Barbouche, e del blogger Salim Jebali. Il 13 settembre 2021, la Procura ha poi deciso di aprire un’indagine sul caso “Instalingo”, società con sede a Kalâa Kebira, nel Governatorato di Sousse. La società è specializzata nella creazione di contenuti e comunicazione digitale.

Tutti gli indagati sono sospettati di orchestrare un colpo di stato, incitamento dell’opinione pubblica alla violenza, provocare disordini, omicidi e saccheggi sul territorio tunisino, ai sensi degli articoli 67, 68 e 72 del codice penale e dell’articolo 94 della legge n. 26 del 2015 relative alla lotta al terrorismo e al riciclaggio.

Lo stop alla libera audizione degli indagati

Il 21 settembre 2021 il Pubblico Ministero ha impugnato la decisione del giudice istruttore sulla libera audizione degli indagati. La camera d’accusa della Corte d’appello di Sousse aveva emesso, il 5 ottobre 2021, mandati di rinvio a carico di quattro sospettati. I mandati erano stati emessi contro il dirigente della società, il produttore, il capo delle risorse umane e l’editore. Sei degli imputati già posti in custodia cautelare, su disposizione dell’accusa, sono in seguito stati rilasciati dal gip. Altri tre sospetti che si trovano all’estero sono stati inseriti nella lista dei ricercati internazionali.

Dal giugno 2022, l’accusa aveva disposto l’apertura delle indagini preliminari nei confronti di ventotto persone, tra cui Rachid Ghannouchi. Ricordiamo che il primo interrogatorio della guida del partito dei Fratelli Musulmani tunisini è avvenuto lo scorso 10 novembre. Secondo la difesa, l’interrogatorio sarebbe durato più di quattordici ore.

Al termine dell’udienza, Ghannouchi ha dichiarato che il fascicolo era “costruito ex novo e privo di solide argomentazioni“.

Il presidente del movimento islamista è stato condannato a un anno di carcere e mille dinari (circa 350 euro) di multa per “apologia del terrorismo”. Questo caso fa seguito a una denuncia presentata da un sindacato di polizia. L’accusa è di incitare i tunisini a uccidersi a vicenda, a causa dei commenti fatti all’inizio del 2022 durante i funerali di un leader di Ennahdha. Ha poi affermato che il defunto “non temeva né i governanti né i tiranni”.

La richiesta di scarcerazione

In un comunicato diffuso lunedì 15 maggio, il partito islamista ha chiesto la scarcerazione del suo presidente, ritenendo che “Ghannouchi sia detenuto per aver espresso la sua opinione”. La nota sottoline poi “che non aveva mai esitato a comparire davanti al gip in precedenti occasioni, tuttavia, quando si è accorto che volevamo fargli del male, aveva ritenuto opportuno non farlo”.

Il movimento Ennahdha ha evocato inutilmente “gli scritti di Ghannouchi ostili al terrorismo e all’estremismo e che sostengono la moderazione e il mezzo felice“. L’avvocato Mokhtar Jemai, parte del team difensore del leader del movimento Ennahdha, ha confermato che il suo assistito è attualmente perseguito per ben diciannove casi, mentre attualmente è detenuto.

Le minacce all’Europa del leader di Ennhadha

Infatti, Ghannouchi, attualmente in carcere, è perseguito nell’ambito di numerosi casi, alcuni dei quali di natura terroristica. Lo scorso aprile, è stato citato in giudizio da una persona che in precedenza aveva affermato di avere un video che riprendeva un incontro tra Ghannouchi ed elementi terroristici.

Il leader di Ennhadha ha spesso minacciato l’Europa, strumentalizzando il fenomeno migratorio, in una serata politica ha anche avvertito di una guerra civile in caso di eliminazione dell’islam politico dalla scena politica tunisina. Ghannouchi è stato ufficialmente accusato circa la vicenda dell’apparato segreto di Ennahdha nel giugno scorso. Secondo quanto riferito da “La Presse” è stato il comitato di difesa dei due martiri, vittime del terrorismo, a rivelare questa decisione del tribunale.

Vanessa Tomassini
Vanessa Tomassini

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