Conferenza su Sviluppo e Migrazioni, Meloni: “Interessi molto più convergenti di quanto noi stessi riconosciamo”
Per la Conferenza internazionale su sviluppo e migrazioni, organizzata su iniziativa della presidente del Consiglio Giorgia Meloni, presso la sede del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Roma ha convenuto la leadership dell’Unione Europea, Ursula von der Leyen, e Michel Cousin, sedici capi di Stato e di Governo dei Paesi della sponda sud del Mediterraneo, oltre agli Stati membri dell’Ue di primo approdo, in aggiunta alle delegazioni di Stati del Golfo, del Corno d’Africa e del Sahel.
L’invito del premier italiano Meloni ad un dialogo tra pari
La presidente Meloni ha affermato che “Quello che inauguriamo oggi è soprattutto un dialogo tra pari, basato sul reciproco rispetto perchè tra Europa e Mediterraneo allargato non può esserci un rapporto competitivo o conflittuale, perchè in realtà gli interessi sono molto più convergenti di quanto noi stessi riconosciamo”.
“Primo obbiettivo di questa conferenza – ha spiegato – è lanciare progetti e iniziative su ciò che è strutturale e quindi su sei settori principali: agricoltura, energia, infrastrutture, educazione e formazione, acqua. Il partenariato deve essere non predatorio e non paternalistico, per favorire lo sviluppo dei nostri popoli”.
Da Antonio Tajani condanna al colonialismo
Nel suo discorso di apertura, il vice presidente e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha dichiarato: “È un grande onore potervi accogliere nel palazzo della Farnesina”, la conferenza di oggi sia “l’inizio di una nuova stagione”. Ha auspicato che “Roma vuole essere crocevia di dialogo e confronto” voltando dunque la dolorosa pagina del colonialismo, a favore di relazioni basate su rispetto ed amicizia.
Giorgia Meloni ha incontrato il presidente della Repubblica di Tunisia, Kais Saied, prima dell’inizio dei lavori. Presenti anche il Primo Ministro libico, Abdel Hamid Dabaiba, e il capo del Consiglio di Presidenza, Mohamed Al-Mnefi. Libia e Tunisia svolgono un ruolo cruciale nel controllo dei confini sud dell’Unione europea. A luglio, Meloni, il Primo Ministro olandese, Mark Rutte, e la presidente della Commissione Ue, Ursula von Der Leyen, hanno stretto con Cartagine un Memorandum in cui la questione migratoria è centrale e che prevede assistenza all’economia tunisina e maggiore cooperazione nella lotta al traffico di esseri umani e alle rotte migratorie illegali.
Il Memorandum tra Ue e Tunisia
L’intesa, fondata su cinque pilastri, prevede solo un vago riferimento alla tutela dei diritti umani e nei giorni scorsi i media hanno dato largo spazio ai respingimenti verso il confine con Libia ed Algeria da parte delle autorità tunisine, dopo la caccia all’uomo a Sfax ed altre città interessate dal fenomeno migratorio.
Le organizzazioni umanitarie continuano a denunciare abusi e violenze contro i migranti di origine subsahariana e temono che la situazione nel Paese possa degenerare. A tal proposito il presidente Kais Saied ha denunciato: “Ci sono tante organizzazioni che nello statuto parlano del loro ruolo umanitario, ma purtroppo non hanno fatto nulla e si sono accontentate di fare dichiarazioni che non hanno nessun valore”.
Saied ha anche lanciato un’idea, “instaurare un fondo monetario internazionale nuovo che possa essere finanziato dai crediti dopo che vengono cancellati, dai soldi riciclati, per gettare la base di un nuovo sistema umano, creando speranza e benessere a favore di tutti”.
“Il processo di Roma rappresenta un’opportunità per unire le forze, per capirci meglio, per unificare interessi e trovare soluzioni che siano di beneficio per tutti” ha spiegato, da parte sua, la presidente della Commissione europea.
Il buco nell’acqua dell’ultimo Consiglio d’Europa
La questione migratoria è stata anche al centro dell’ultimo Consiglio europeo di fine giugno. Un vertice che però si è concluso con un nulla di fatto, dopo che Polonia e Ungheria hanno scelto di non sostenere il nuovo Patto sulle migrazioni e sull’asilo che era stato negoziato dai ministri dell’Interno dei Paesi membri e che avrebbe portato a una gestione più coordinata del fenomeno migratorio.
“Serve un impegno comune e più collaborazione per contrastare la rete dei trafficanti,” ha ribadito la presidente Meloni, evidenziando che “Al centro dei flussi migratori ci sono persone, ci sono vite, speranze, sofferenze. È nostro dovere occuparci del destino di queste persone”.
“Italia ed Europa hanno bisogno di immigrazione ma non possiamo dare il segnale che verrà premiato chi entra illegalmente. Se da una parte siamo aperti a far entrare persone ma poi non ci occupiamo del destino che avranno nelle nostre nazioni non è solidarietà”. Ha ricordato la presidente del Consiglio, aggiungendo che “L’immigrazione illegale di massa danneggia tutti, se non le organizzazioni criminali, che usano la loro forza sulla pelle dei più fragili. Serve un impegno comune e più collaborazione per contrastare la rete dei trafficanti“.
L’impegno del Governo libico
“Un migrante che lotta contro la morte è un fatto che non possiamo più accettare. È un momento cruciale per affrontare le questioni dello sviluppo e delle migrazioni. Oggi in Libia ci sono 2 milioni di migranti”, ha detto il premier libico a capo del governo transitorio di Unità Nazionale, Abdel Hamid Al-Dabaiba.
“Siamo riusciti a ridurre il numero degli sfollati interni della guerra, che oggi sono 105 mila”, ha aggiunto parlando del progetto di “riconciliazione nazionale” curato dal Consiglio di presidenza della Libia e culminato nei giorni scorsi con il meeting preparatorio alla Conferenza inclusiva di riconciliazione a Brazzaville, in Congo. “Negli ultimi due decenni, ci sono stati tantissimi incontri tra Unione europea e Unione africana, con una serie di dichiarazioni congiunte, discorsi e prese di posizione condivise. Il processo inaugurato oggi a Roma deve avere l’obiettivo di trovare consenso per superare le divergenze del passato e la mancata attuazione di quanto già concordato“, ha dichiarato il presidente libico Mohamed Al-Menfi.
“Migliaia di africani sono costretti a diventare vittime di bande di trafficanti che li portano ad affrontare la morte. È una tragedia umana che si ripete. Gli africani sono costretti a cercare una vita migliore altrove, emigrando verso l’Europa, e questo ci costringe a considerare la migrazione clandestina come un fenomeno mondiale. La Libia, in particolare, subisce problemi di criminalità organizzata, essendo un Paese di transito. Per questo l’approccio securitario ormai non basta più, perché questo fenomeno si accompagna ad attività criminali che non possono più essere contrastate senza puntare l’attenzione sulle radici profonde, cioè sulla necessità di creare sviluppo e rafforzare i Paesi di transito aiutandoli a far prevalere la loro sovranità nazionale”. Ha concluso il capo del Consiglio presidenziale libico.
Vanessa Tomassini è una giornalista pubblicista, corrispondente in Tunisia per Strumenti Politici. Nel 2016 ha fondato insieme ad accademici, attivisti e giornalisti “Speciale Libia, Centro di Ricerca sulle Questioni Libiche, la cui pubblicazione ha il pregio di attingere direttamente da fonti locali. Nel 2022, ha presentato al Senato il dossier “La nuova leadership della Libia, in mezzo al caos politico, c’è ancora speranza per le elezioni”, una raccolta di interviste a candidati presidenziali e leader sociali come sindaci e rappresentanti delle tribù.
Ha condotto il primo forum economico organizzato dall’Associazione Italo Libica per il Business e lo Sviluppo (ILBDA) che ha riunito istituzioni, comuni, banche, imprese e uomini d’affari da tre Paesi: Italia, Libia e Tunisia. Nel 2019, la sua prima esperienza in un teatro di conflitto, visitando Tripoli e Bengasi. Ha realizzato reportage sulla drammatica situazione dei campi profughi palestinesi e siriani in Libano, sui diritti dei minori e delle minoranze. Alla passione per il giornalismo investigativo, si aggiunge quella per l’arte, il cinema e la letteratura. È autrice di due libri e i suoi articoli sono apparsi su importanti quotidiani della stampa locale ed internazionale.