Tunisia: autorità elettorale annuncia lista definitiva dei candidati alle presidenziali ma è scontro con tribunale amministrativo

Tunisia: autorità elettorale annuncia lista definitiva dei candidati alle presidenziali ma è scontro con tribunale amministrativo

3 Settembre 2024 0

In Tunisia, l’Alta autorità elettorale indipendente (Isie) ha annunciato ieri la lista definitiva dei candidati alle elezioni presidenziali del 6 ottobre, ma è scontro con il tribunale amministrativo. Solo tre i candidati ritenuti idonei: il presidente uscente che corre per un secondo mandato, Kais Saied, l’ex parlamentare e segretario generale del Movimento popolare, Zuhair Maghzaoui, e l’ingegnere chimico e fondatore del movimento Azimoun, Ayachi Zammel.

Quest’ultimo tuttavia è stato arrestato ieri mattina all’alba per sospetta falsificazione delle raccomandazioni popolari, 10 mila quelle necessarie secondo la legge elettorale che disciplina l’intero processo. Come anticipato nei giorni scorsi dal capo dell’Isie, Farouk Bouaskar, l’autorità elettorale ha detto l’ultima parola sui candidati, dopo aver esaminato in consiglio le determinazioni del tribunale amministrativo e le sue motivazioni, nonché le sentenze della magistratura. Isie tuttavia non ha ammesso tre aspiranti candidati i cui ricorsi erano stati accettati in appello dal tribunale amministrativo, ovvero quelli di Imed Daimi, Mondher Zanaidi, Abdellatif Mekki. Nelle scorse ore, la disputa tra tribunale amministrativo ed Isie aveva già alimentato il dibattito pubblico, con il foro che ha respinto una richiesta di ricusazione di alcuni magistrati presentata dall’ente elettorale.

La reazione dei tre esclusi

I tre aspiranti candidati alle presidenziali del 6 ottobre in Tunisia, esclusi dall’elenco definitivo nonostante i loro ricorsi erano stati accolti in appello dal tribunale amministrativo, hanno criticato la scelta dell’Isie e oggi promettono battaglie legali. Zenaidi ha descritto come “illegale” la decisione della commissione elettorale, accusandola di aver “perso la sua indipendenza emettendo una decisione arbitraria e motivata politicamente” ed aggiungendo che “questa decisione avrà un impatto sui risultati delle elezioni e creerà un pericoloso precedente che mina lo stato di diritto, minaccia la pace civile e mette a repentaglio le istituzioni statali”.

Abdellatif Mekki ha invece espresso “sgomento” per quello che definisce come “un impegno continuo verso pratiche di esclusione e palese abuso legale in un ambiente pieno di pressioni e intimidazioni contro i candidati”, invitando i colleghi esclusi a coordinarsi per dare battaglia legale alla scelta dell’Isie. Imed Daimi, da parte sua, ha affermato di non riconoscere la decisione dell’ente elettorale, definendola “illegittima”. Daimi ha anche promesso, in un video pubblicato sui canali social, che utilizzerà “tutti i mezzi legali a sua disposizione per porre fine al caos, perseguire i responsabili e ripristinare il diritto del popolo a elezioni libere ed eque”, anticipando inoltre battaglie legali nelle aule dei tribunali nazionali e all’estero. Fonti dell’autorità elettorale, citate dai media tunisini, avrebbero affermato che le sentenze in appello non sono state prese in considerazione perché l’autorità non ne ha ricevuto una copia secondo i tempi richiesti.

Di tutt’altro avviso il foro amministrativo, che ha sostenuto l’irreversibilità delle sue sentenze. Il portavoce del tribunale amministrativo, Faisal Bouguerra, ha dichiarato che “le sentenze relative ai ricorsi dei candidati esclusi sono state comunicate all’ente elettorale il giorno stesso della loro emanazione e che le copie sarebbero state trasmesse successivamente come è sempre avvenuto dal 2011”. Il tribunale amministrativo ritiene infatti che non vi sia alcun motivo legale per la loro mancata applicazione. Ieri solo poche decine di persone hanno manifestato davanti alla sede centrale dell’autorità elettorale in un clima di generale disinteresse da parte dell’opinione pubblica.

Chi sono i tre candidati alle presidenziali

Kais Saied, 66 anni, nazionalista, professore di diritto e appassionato di letteratura arabo, ha avviato durante il suo primo mandato un profondo processo di trasformazione del Paese nordafricano, iniziato con l’estromissione di governo e Parlamento il 25 luglio 2021 e culminata con la stesura di una nuova Costituzione approvata tramite referendum il 25 luglio del 2022, dando vita ad una Repubblica presidenziale. In economia, Saied ha rifiutato un prestito del Fondo monetario internazionale (Fmi) di circa 2 miliardi di dollari, preferendo un percorso di riforme interne basato sulle risorse nazionali. Sul fronte migratorio, la Tunisia ha dichiarato una propria area Sar (ricerca e soccorso in mare) e avviato una stretta contro le “mafie” che gestiscono il traffico di esseri umani – in particolare subsahariani.

Zuhair Maghzaoui, 59 anni ex attivista sindacale e simbolo del nazionalismo di stampo nasserista, ha dichiarato che la sua candidatura rappresenta un’opportunità per trasformare la Tunisia nei prossimi cinque anni, proponendo un programma elettorale basato su una visione scientifica e non su illusioni.

Ora viene la parte più difficile da fare, per costruire un futuro migliore per la Tunisia. Le elezioni presidenziali sono un’opportunità per trasformare il Paese nei prossimi cinque anni e passare dagli slogan e alla concretizzazione degli obiettivi in realtà. La Tunisia non può più sopportare di perdere tempo nella lotta contro i mulini

Ha dichiarato poco dopo l’accettazione della sua candidatura. Maghzaoui è stato prelevato questa mattina dagli agenti della Guardia nazionale per essere nuovamente interrogato in relazione a quattro denunce presentate contro di lui per sospetta falsificazione delle raccomandazioni popolari.

Ayachi Zammel, ingegnere chimico e direttore generale del gruppo Ayachi attivo nell’agroalimentare, è un ex parlamentare e fondatore del movimento Azimoun, che propone un “patto sociale nazionale per una nuova Tunisia”. Laureato alla Facoltà di Scienza a Tunisi, Zammel ha acquisito competenze economiche gestendo un progetto agricolo collettivo. Candidato alla presidenza con 10.457 raccomandazioni popolari, si oppone a Saied e critica il governo di Ahmed Hachani, promuovendo idee social-liberali e difendendo le libertà democratiche. In passato, è stato deputato del partito secolarista Tahya Tounes e ha difeso gli uomini d’affari tunisini dalle accuse di corruzione che, secondo lui, sarebbero in realtà le prime vittime di quello che ha definito “il processo individualista avviato dal 25 luglio”.

Il quadro legislativo

Le elezioni presidenziali in Tunisia si svolgono in base alle disposizioni della Costituzione del 25 luglio 2022 che ha introdotto nuovi criteri di ammissibilità per i candidati e della legge elettorale adottata da Isie. La Costituzione del 2022 non contraddice la legge elettorale del 2014 che ha disciplinato le ultime elezioni presidenziali del 2019, ad eccezione di una piccola differenza per quanto riguarda l’età, la nazionalità e il godimento dei diritti civili e politici, criticata dall’opposizione di Saied.

L’articolo 89 della suddetta Costituzione prevede infatti che il diritto di eleggibilità alle elezioni presidenziali è un “diritto riconosciuto a qualsiasi uomo o donna tunisina, che non possieda una nazionalità diversa da quella tunisina, padre e madre nati e nonni paterni e materni tunisini”. Il candidato deve avere, al giorno della presentazione della candidatura, almeno quarant’anni e godere dei diritti civili e politici. L’articolo 90 prevede invece che il Presidente della Repubblica sia eletto per un mandato di cinque anni a suffragio universale, libero, diretto e segreto, a maggioranza assoluta dei voti espressi negli ultimi tre mesi del mandato presidenziale.

Se nessuno dei candidati ottiene la maggioranza assoluta al primo turno di votazioni, si tiene un secondo turno nelle due settimane successive alla comunicazione dei risultati finali del primo turno. Al secondo turno si presentano solo i due candidati che hanno ottenuto il maggior numero di voti al primo turno.

L’assenza di una Corte costituzionale

Al momento dell’elezione, davanti alle due Camere riunte in sessione congiunta, il presidente eletto presta il seguente giuramento: “Giuro su Dio Onnipotente di preservare l’indipendenza della Patria e la sua integrità, di rispettare la Costituzione e la legislazione dello Stato e vigilare scrupolosamente sugli interessi della Patria”. Se questo giuramento non può essere prestato davanti alle due camere, qualunque sia il motivo, il presidente della Repubblica lo presta davanti alla Corte costituzionale, che tuttavia non è stata mai istituita.

La mancata istituzione rappresenterebbe secondo la Corte africana, a cui il Paese aderisce, una lacuna nel sistema giurisdizionale interno e conseguentemente una violazione da parte della Tunisia dell’art. 7(1)(a) della Carta africana, che garantisce l’accesso alla giustizia, in combinato disposto con l’art. 26 della predetta Carta, che sancisce il principio di indipendenza della funzione giurisdizionale. Un elemento di non poco conto soprattutto alla luce dello scontro tra Isie e il tribunale amministrativo, divenuto de facto garante dell’intero processo elettorale.

La Costituzione tunisina proclamata nel 2014 prevedeva la creazione di una Corte costituzionale e ne definiva la composizione e le prerogative. Tuttavia, dopo la sua entrata in vigore e l’adozione della legge organica n. 2015-50 relativa alla sua istituzione, la Corte Costituzionale non ha mai visto luce a causa delle divergenze tra i partiti politici.

Era stato previsto un termine di un anno imposto dal comma 5 dell’articolo 148 della stessa Costituzione, secondo cui la Corte Costituzionale può pronunciarsi sulla costituzionalità di progetti di legge presentatigli dal presidente della Repubblica, dal capo del governo o da trenta rappresentanti eletti dell’Assemblea dei rappresentanti del popolo (Arp); progetti di riforma costituzionale presentati dal presidente dell’Arp; trattati internazionali sottopostogli dal presidente della Repubblica; le leggi sottopostegli dai tribunali; del regolamento interno dell’Arp sottopostale dal suo presidente.

Inoltre, la Costituzione attribuisce alla Corte costituzionale altre prerogative, come dichiarare la vacanza provvisoria o definitiva della presidenza della Repubblica o pronunciarsi sui conflitti di giurisdizione tra il capo dello Stato e il primo ministro.

Vanessa Tomassini
Vanessa Tomassini

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