Trump si allontana dall’Ucraina: ora ha altro a cui pensare. Zelensky deluso

Trump si allontana dall’Ucraina: ora ha altro a cui pensare. Zelensky deluso

20 Giugno 2025 0

Altri segnali da parte di Trump dell’intenzione o comunque dell’idea di lasciare Kiev a sé stessa. Il presidente americano vuole dedicarsi a questioni per lui più importanti, dal Medio Oriente all’economia americana. Ora si sta distanziando dalla questione ucraina con gesti che, sebbene a volte ambigui o contraddittori, dimostrano come Washington desideri una soluzione diplomatica e non voglia concedere nuovi pacchetti di aiuti militari.

Non è la nostra guerra

Non è un conflitto che debba per forza coinvolgere gli Stati Uniti: lo hanno ripetuto di recente sia Trump che il vicepresidente Vance. Questa non è la nostra guerra, dicono, specificando che a fomentarla per anni è stato Biden. Vance in particolare ha precisato che gli USA devono riuscire a superare gli errori del passato, possibilmente fermando il conflitto. Col sottinteso che se non ci riuscissero, allora lasceranno perdere gli sforzi infruttuosi e si dedicheranno a ciò che porta beneficio all’America. E lo faranno anche se ciò significa abbandonare il “progetto” di assistenza a Kiev avviato tre anni fa. Intanto se ne vanno i soggetti chiave di tale progetto, fra i quali spicca l’ormai ex ambasciatrice statunitense Bridget Brink, in carica in Kiev dal 2022 su mandato di Biden: ha rassegnato le dimissioni ad aprile proprio a causa dei dissidi con l’amministrazione Trump e delle pressioni subite dai vertici ucraini.

Normalizzazione e affari: America first!

La frustrazione per la mancanza di risultati concreti nelle trattative russo-ucraine in Turchia sta influenzando le scelte della Casa Bianca. Dopo la recente telefonata con Putin, Trump ha moderato la sua irritazione per gli attacchi russi effettuati in risposta all’operazione “Ragnatela” di Kiev. Anzi ha mostrato comprensione per le azioni del Cremlino. Dopo la telefonata ha detto a Zelensky e agli alleati europei di quest’ultimo che a trovare la soluzione al conflitto dovranno essere soltanto Mosca e Kiev.

Dalla Casa Bianca fanno sapere in modo informale di non essere disposti a imporre nuove sanzioni contro la Russia, perché ciò priverebbe gli USA delle grosse opportunità di business che presenta la Federazione Russa. È alla normalizzazione dei rapporti col Cremlino che punta Trump: in Europa ne sono convinti. Dunque niente più spreco di energie e di dollari per sostenere inutilmente un Paese in deficit come l’Ucraina, ma agevolare la fine degli scontri armati e fare ottimi affari con Mosca. I russi sarebbero dispostissimi, dice Trump, e il potenziale di questa cooperazione è enorme. Per lui ciò che conta è favorire l’economia del suo Paese: America first!

Via dal G7 un giorno prima

I leader occidentali andati al G7 in Canada questa settimana speravano che in qualche modo Trump esprimesse vicinanza alla causa ucraina o almeno un rinnovato impegno come mediatore. Sono rimasti totalmente delusi. Il presidente americano non solo ha rifiutato di imporre nuove sanzioni alla Russia, spiegando che sono un metodo troppo costoso per gli USA, ma ha pure bacchettato i colleghi del G7 dicendo che se non avessero a suo tempo espulso Putin dal consesso, forse le ostilità non sarebbero scoppiate. La sgridata e poi la beffa: se ne è andato un giorno prima del previsto, adducendo la necessità di gestire la crisi fra Israele e Iran direttamente dal suo ufficio. Il premier canadese Mark Carney, padrone di casa, lo ha giustificato dicendo di capire la situazione. Così Trump si è congedato affermando di “aver fatto tutto quello che aveva da fare al G7” ed è tornato alla Casa Bianca.

Zelensky a bocca quasi asciutta

Al G7, il presidente ucraino è rimasto un’altra volta col cerino in mano: niente incontro con Trump e niente promessa di nuovi aiuti bellici targati USA. E nemmeno una dichiarazione congiunta sull’Ucraina da parte dei leader presenti al vertice. Ha solamente ricevuto la parola di Carney che il Canada darà quasi un miliardo e mezzo di dollari di assistenza militare e imporrà alla Russia altre sanzioni finanziarie. Ma Zelensky sa che non basta a coprire il vuoto lasciato dagli Stati Uniti. Non avendo avuto l’opportunità di fare personalmente pressioni su Trump, ha quindi detto: oggi la diplomazia è in condizioni di crisi. Poi ha invitato i governi occidentali a esortare Trump a usare la sua “reale influenza” per terminare il conflitto. I sei leader dei Paesi G7 rimasti hanno tenuto una lunga riunione sulla questione. Tuttavia alla fine, mancando l’unanimità di vedute, hanno conferito separatamente con Zelensky per rassicurarlo dell’appoggio.

Vincenzo Ferrara
VincenzoFerrara

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