Trattato New START: trovare compromessi sarà impegnativo, dice un membro dell’Accademia Russa delle Scienze

Trattato New START: trovare compromessi sarà impegnativo, dice un membro dell’Accademia Russa delle Scienze

7 Aprile 2021 0

Il presente e il futuro del Trattato sulla riduzione delle armi nucleari è stato oggetto di una lunga intervista ad Alexei Arbatov, dirigente del Centro di sicurezza internazionale IMEMO (Istituto nazionale di ricerca sull’economia mondiale e le relazioni internazionali “Primakov”) dell’Accademia Russa delle Scienze (RAN).

Secondo Interfax, l’estensione di altri cinque anni del trattato New START ha significato in pratica anche l’inizio dei lavori di preparazione per la conclusione di un nuovo accordo. Anche se le tempistiche per l’avvio dei colloqui non sono ancora state fissate, gli esperti di entrambi i Paesi si sono già messi a scrivere, come si conviene. Quali sono i problemi che si presentano loro, che cosa devono o non devono cambiare nel Trattato attualmente in vigore e infine che cosa è lecito attendersi da un nuovo accordo? Il corrispondente speciale Vjačeslav Terehov ha conversato su questo tema proprio con Alexei Arbatov, accademico e dirigente dell’IMEMO RAN “Primakov”.

Foto Barack Obama Dmitrij Medvedev firmano il trattato New Start a Praga

Il Trattato non è più idoneo per “anzianità”?

– In cinque anni il trattato New START è invecchiato al punto da doverlo modificare integralmente?

– Il trattato New START non è invecchiato per niente! Aveva semplicemente una scadenza, così come ce l’hanno tutti i trattati sugli armamenti offensivi. È qualcosa che riguarda tutti gli accordi di questo genere, tranne il Trattato sui missili a medio e corto raggio, che era a durata illimitata, ma che, come sappiamo, ha cessato di essere in vigore lo scorso anno. Anche il Trattato sulla difesa antimissilistica era senza scadenza, ma nel 2002 gli Stati Uniti lo hanno denunciato. Così pure il New START – come gli altri accordi precedenti – aveva un certo termine, scaduto il 5 febbraio. È sorta la questione se fosse possibile prolungarlo. L’amministrazione Trump ha apertamente sabotato tale opzione, inventando sempre nuove richieste e proposte che “tirava fuori dal cilindro”, perché non voleva estendere il trattato. Donald Trump ha sempre criticato questo accordo. Parlando in modo schietto, dobbiamo dire che inizialmente lui non ne conosceva bene neanche l’essenza, ma poi glielo hanno descritto in modo tale che ha iniziato a dire che era pessimo accordo. I consiglieri che aveva attorno, specialmente quelli come Bolton, avversavano in linea di principio il controllo degli armamenti. In breve, alla fine non hanno prolungato il Trattato. Biden, invece, una volta entrato in carica, ha firmato senza porre condizioni il suo prolungamento per tutta la durata possibile, cioè cinque anni.

Ci si dovrà accordare su due questioni principali

– Al momento vi sono due problemi principali sui quali la Russia e gli USA si dovranno mettere d’accordo: si tratta degli armamenti strategici non nucleari e degli armamenti non strategici nucleari. A Suo parere, in linea di principio è possibile un compromesso su tali questioni?

– Se le parti lo vogliono, il compromesso è sempre possibile, anche se le due questioni sono molto serie. Gli specialisti, in particolare, dovranno trovare una via d’uscita dalle difficoltà oggettive di carattere puramente tecnico. Il fatto è che qualunque accordo deve essere accompagnato da misure affidibili di controllo e da verifiche, e tali metodiche non devono violare l’operato consueto delle Forze armate, non devono riguardare alcun segreto che né l’una né l’altra parte vogliono scoprire. E comunque la differenza fondamentale tra Russia e USA nell’approccio all’accordo sta nel fatto che gli Stati Uniti vogliono ridurre le armi nucleari sia strategiche che non strategiche, mentre la Russia vuole limitare le armi strategiche sia nucleari che non nucleari.

– La Russia accetterà di includere nel futuro accordo nuove armi, in particolare i missili da crociera a propulsione nucleare “Burevestnik” e il veicolo sottomarino senza pilota “Poseidon”?

– Per quanto riguarda il “Burevestnik”, è tutto abbastanza chiaro: la Russia accetterà sicuramente, ma solo se gli USA verranno incontro su altre questioni importanti. Ritengo che in generale questo sistema d’arma sia molto controverso, non vedo in esso alcuna reale giustificazione strategica. Ed è pure pericoloso, se consideriamo il suo impianto di propulsione nucleare: pericoloso sia nei test che nel suo utilizzo. Però, se proprio vogliamo parlarne in modo altisonante, allora diciamo che la Russia cercherà di farne qualcosa e di portarlo a termine. Comunque sul piano della sua limitazione non sorge alcun problema serio. Questo sistema è un missile da crociera basato a terra. In linea di principio è simile al sistema che era stato vietato dal Trattato sui missili a medio e corto raggio, che proibiva sia i missili balistici che quelli da crociera. Questo missile è semplicemente più grande e avrà una sua rampa di lancio, ma limitarne la quantità tramite l’inclusione nel plafond del Trattato non rappresenterà nulla di complicato dal punto di vista delle verifiche, cioè dei controlli. Per il “Poseidon”, invece, è sicuramente tutto molto più difficile, perché è un sistema essenzialmente nuovo che non avevamo mai avuto né noi né gli americani. A mio parere anche il “Poseidon” è un sistema assolutamente discutibile e dubbio, per il quale non vedo alcun obiettivo strategico ragionevole dal punto di vista del contenimento. Però ormai è stato presentato e ne sono già state dette talmente tante cose buone agli alti livelli, che la domanda è se possa essere inserito nell’accordo oppure no. Il presidente della Federazione Russa Vladimir Putin ha puntualizzato come tutti questi nuovi sistemi non rappresentino una “vacca sacra”, ma siano materiale per i colloqui su cui è possibile raggiungere un accordo, per esempio sulla loro inclusione nel plafond del Trattato sia per i vettori sia per le cariche esplosive, se l’accordo limiterà sia gli uni che le altre. Mentre dal punto di vista delle verifiche e dei controlli sull’osservanza delle norme, questo sistema è ancora più semplice dei tradizionali missili basati in mare sui sottomarini strategici, cioè controllarlo è molto più facile dei missili marini esistenti.

Non consideriamo il potenziale nucleare della Cina, ma quello inglese e francese…

– Se non contiamo il potenziale della Cina, allora sarà necessario porre la questione del potenziale nucleare francese e in particolare di quello britannico, incluso nel sistema di pianificazione nucleare americano che permette di aggirare le limitazioni del New START per quanto riguarda il tempo di volo?

– Occorre capire che il potenziale cinese è una cosa, mentre quello francese e britannico un’altra, ma se gli USA insisteranno a includere la Cina, allora la Russia tornerà sicuramente sulla questione del coinvolgimento di Gran Bretagna e Francia. Tuttavia, gli americani adesso non stanno proponendo di mettere anche la Cina nel prossimo accordo sulla limitazione degli armamenti. Con la Cina vogliono condurre colloqui solamente sui missili stanziati a terra di medio e corto raggio, cioè su quelli vietati dal Trattato INF. Sono proprio questi i missili che intendono disporre nell’area Asia Pacifico entro la portata della Cina. Gli USA ipotizzano che cinesi, spaventati dai missili, acconsentano a sedersi al tavolo delle trattative sulla riduzione o sulla limitazione dei missili a medio e corto raggio. In questo contesto Gran Bretagna e Francia non vengono toccate perché esse non dispongono di tali missili.

Foto Ronald Reagan e Michail Gorbačëv stipulano il trattato INF
alla Casa Bianca, Washington DC, 1987.

…e per quanto riguarda i sistemi di difesa antimissilistica? Che cosa ne sarà?

– Si ritiene che il nuovo accordo debba contenere una norma sui sistemi di difesa antimissilistica?

– Sicuramente insisteremo su questo punto, e considerando che gli americani propongono un’ulteriore riduzione degli armamenti nucleari, la Russia tornerà sulla questione della difesa antimissilistica. Non vi è alcun dubbio, ma per giungere a un consenso su tale argomento, bisogna prima risolvere due problemi pesanti. Ecco in sintesi di cosa si tratta: la Russia creerà un proprio sistema di difesa antimissile nel corpo di un più ampio ed esteso sistema di difesa aerospaziale. Ad esempio, la difesa antimissile di Mosca è compresa nel sistema generale di difesa aerospaziale. E la Russia nel corso degli ultimi anni a partire dal 2002, quando gli USA uscirono dal relativo Trattato, non ha formulato nemmeno una volta delle proposte concrete di limitazione o di regolamentazione dei sistemi di difesa antimissilistica, e nemmeno gli Stati Uniti ne hanno fatte. Così, se la Russia farà proposte del genere, potremo vedere quanto saranno accettabili come base per un compromesso. E questo è il primo problema. Il secondo invece è questo: quando venne concluso l’accordo sulla difesa antimissilistica nel 1972, URSS e USA detenevano sistemi antimissile analoghi per principio di dispiegamento. L’URSS li schierava intorno alla capitale, mentre gli USA intorno alla base dei missili intercontinentali “Minutemen” nel Dakota nel Nord. I due Paesi si erano accordati per avere due aree di posizionamento con una limitazione sul numero di antimissili, avevano concordato la limitazione quantitativa delle stazioni radar e così via. Bisogna ricordare che quei sistemi erano analoghi ed erano direzionati l’uno contro l’altro, ed è per questo che lo scambio “uno mio per uno tuo” risultava alquanto logico nel quadro del contenimento nucleare reciproco: ci limitiamo noi, ma si limitano pure gli americani. In seguito la riduzione è arrivata fino ad avere una sola area di postazione secondo la scelta di ognuna delle parti, cioè o intorno alla capitale o intorno a una base di missili intercontinentali, ed è su questo che si basa il Trattato sulla difesa antimissilistica. Ora, invece, questi sistemi sono completamente diversi; dopo 40 anni, i programmi antimissile si sono diversificati molto l’uno dall’altro. Gli americani hanno un sistema di un certo tipo, la Russia costruisce un sistema di tipo totalmente differente. Gli americani affermano che il loro sistema non è destinato a difendersi dalla Russia, mentre noi praticamente dichiariamo di avere un sistema antimissile per proteggerci dagli USA: di sicuro, mettere nella medesima scatola questi due diversissimi sistemi e programmi di modernizzazione sarà eccezionalmente complicato.

Un’opinione seria ma poco professionale

– Alcuni militari di alto grado esprimono l’opinione per cui le armi americane ad alta precisione possono neutralizzare le forze strategiche russe. Questo fattore va contato nel nuovo accordo?

– Si tratta in primo luogo di un’opinione assolutamente gratuita, direi persino poco professionale.

– Ma ne parlano persino alcuni generali!

– I generali parlano di tante cose, a volte parlano di certi loro scopi che non sono affatto connessi con l’analisi della situazione strategica. I sistemi americani ad alta precisione attualmente esistenti praticamente non possono fare nessun danno serio contro le forze strategiche russe. D’altro canto, i sistemi dotati di missili da crociera ad alta precisione, situati a terra o in mare, certamente possono prendere di sorpresa obiettivi fissi privi di difesa, come ad esempio i sottomarini nelle loro basi, l’aviazione strategica nei suoi aeroporti, i ricoveri leggeri per i complessi terrestri mobili di superficie senza protezione tipo il “Kronа”. Se i missili trasportabili sono sparati da lì, allora è possibile colpire quegli hangar, ma ciò non influisce sull’efficacia della nostra risposta con l’utilizzo dei missili trasportabili. Questi missili da crociera non sono praticamente in grado di attaccare dei siti di lancio protetti nelle loro postazioni sotterranee: bisognerebbe spararne così tanti e così a lungo per riuscire a liquidare appena un silos! E allora, in primo luogo un missile non basta, e in secondo luogo il tempo di volo è molto lungo, trattandosi di un missile subsonico ed essendo enorme la distanza fino all’obiettivo da colpire. Come è noto, le nostre basi sono sparse per tutta la superficie del Paese e non si trovano in zone periferiche, ma in aree profonde del territorio: in altre parole, è pressocché impossibile raggiungerli. Questi missili da crociera possono sicuramente fare qualche danno, ma non sarebbero danni tali da impedire alla Russia di portare a termine una ritorsione micidiale persino quando l’aggressione è già in corso. E da parte degli USA sarebbe un atto di mostruosa avventatezza e di stupidità  dare inizio a una guerra globale con l’utilizzo di armamenti di cui già si conosce l’inefficacia, e non usando invece le armi più efficaci ovvero i missili balistici strategici a testata MIRV, di cui dispongono più che a sufficienza: in conformità al nuovo accordo di sole testate se ne possono detenere fino a 1550. Si tratta perciò di paure molto esagerate. È vero, la tecnologia va avanti e vengono inventati nuovi sistemi ipersonici: gli americani non ce l’hanno ancora, ma ne stanno elaborando con postazioni diverse, sia aeree che marittime. Con quella terrestre per il momento hanno rallentato perché non gli stava riuscendo bene. Comunque li costruiranno di sicuro, e bisognerà tenerne conto, così come bisogna contare anche i missili da crociera esistenti, persino se sono subsonici. D’altronde, l’aviazione in generale è subsonica. Il fondamento della posizione russa consiste proprio in questo: limitare gli armamenti strategici, non solo nucleari, ma anche non nucleari. E quelli non nucleari al momento attuale sono i missili da crociera subsonici a lungo raggio basati in aria e in mare.

Bisogna cambiare la composizione quantitativa dei missili?

– Occorre riconsiderare il livello quantitativo degli arsenali delle forze nucleari strategiche dispiegate?

– Dipende da ciò che vogliamo vedere in questo accordo: se la Russia insiste nel ricomprendere nell’accordo gli armamenti strategici non nucleari, e se Stati terzi in un prevedibile futuro non vi prenderanno parte, allora non credo abbia molto senso al fine di ridurre sensibilmente questo massimale; lo si può diminuire in modo esiguo, per poi allargarne però la copertura. Gli americani hanno di principio tutto un altro approccio. Non desiderano trattare sugli armamenti strategici non nucleari, ma propongono una riduzione profonda. Per adesso non è stato detto nulla in maniera ufficiale, ma molto probabilmente proporranno di ridurre di un terzo le forze nucleari strategiche a livello di testate, all’incirca fino a mille unità. E qui sorgono grossi problemi.

– Bisogna includere nel nuovo accordo una disposizione sulle forze spaziali?

– Si può inserire nel preambolo una disposizione secondo la quale le parti condurranno colloqui col fine dell’inammissibilità del dispiegamento degli armamenti spaziali. Qui vi è una grossa differenza tra noi e loro: noi parliamo di armamenti a posizionamento nello spazio, cioè sistemi d’attacco orbitali, mentre gli americani parlano di armi spaziali, il che include i sistemi antisatellitari a posizionamento terrestre, aereo e marittimo. Quindi si potrebbe mettere nel preambolo una qualche formula accettabile da entrambi, e credo occorra effettuare i colloqui veri e propri separatamente. È un tema assolutamente diverso, con approcci diversi e anche tutto il resto, rispetto a quello che ci è familiare a proposito di armamenti strategici offensivi. Se lo includessimo nell’ordine del giorno delle trattative, queste finirebbero subito in un vicolo cieco per lunghi anni.

Le cyber-armi sono qualcosa di reale?

– Oggi molti parlano di cyber-attacchi. Esiste una reale possibilità di controllare i cyber-sistemi?

– No, non esiste. Non vi è alcuna reale possibilità di controllo sui cyber-sistemi, o almeno per il momento non vi è nessuna possibilità di controllarli. E non ci è nemmeno chiaro il modo in cui tali sistemi possano interagire, ma ciò è necessario per accordarci sul loro controllo esterno e le loro limitazioni. Bisogna conoscere con precisione ciò che gli uni possono fare agli altri contro le forze strategiche, però non ne abbiamo alcuna idea. Su questa tematica sussitono varie fantasie. Molti film di genere thriller mostrano ad esempio come essi possano in un certo modo paralizzare la ritorsione e spegnere tutti i missili etc., ma in realtà non ne conosciamo nulla. Sappiamo solo che i missili MIRV possono distruggere questi o quegli obiettivi di questo o di quel Paese, e in base a questo formuliamo le posizioni sul controllo degli armamenti. Su quel problema, invece, c’è ancora una fitta nebbia, quindi includere quei sistemi nelle trattative lo si può fare solo come preambolo, come suggerimento per il futuro. Ma aprire realmente delle trattative su questo argomento nella cornice del prossimo START significherebbe far finire nuovamente i colloqui in una profonda impasse. Comunque entrambe le parti potrebbero certamente accordarsi in modo separato sotto forma di dichiarazioni che impegnano a livello politico a rifiutare di impiegare l’una contro l’altra mezzi di cyber-guerra contro sistemi strategici informativo-gestionali. L’interesse reciproco qui sarà evidente perché gli uni e gli altri possono paralizzare l’effetto sui sistemi informativo-gestionali o possono provocare un attacco accidentale. È qualcosa di molto pericoloso ed entrambe le parti ne hanno molta paura, così è assolutamente plausibile assumere queste istanze sotto forma di dichiarazione di intenti. Vorrei ricordare che abbiamo delle posizioni concordate con gli Stati Uniti per non puntarci addosso i missili strategici. Non è qualcosa di verificabile, ma tutte e due le parti nella pratica lo attuano e rimangono nel presupposto che l’accordo venga rispettato; ha un effetto limitante, stabilizzante e pacificante, pur senza verifiche e pur potendo essere annullato letteralmente nel giro di pochi minuti. Nel complesso, però, tale accordo è considerato un fattore positivo. Questo stesso approccio si può attuare anche verso i cyber-sistemi.

Redazione Strumenti Politici
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