Terremoto a Kiev: Zelensky licenzia il capo dell’esercito Zaluzhny, anzi no (per ora)
I noti dissensi fra Zelensky e il comandante in capo delle Forze ucraine Zaluzhny sembrano stati risolti da una drastica decisione del primo. Il presidente ha infatti licenziato il generale dopo un vertice a porte chiuse avvenuto lunedì. Per adesso la notizia è smentita ufficialmente, ma al tempo stesso viene confermata in modo anonimo dai militari e dai politici. La scelta di Zelensky non ha stupito nessuno, ma lascia i cittadini sgomenti perché getta ombre scurissime sull’esercito e sull’Ucraina nel suo complesso.
Un licenziamento quasi in tronco
Già dal 29 gennaio circolavano voci sulla decisione di Zelensky, ma il Ministero della Difesa ha smentito il licenziamento. E in effetti tecnicamente è così, perché non vi è stato alcun decreto o comunicato ufficiale. Funzionari di palazzo riferiscono in forma anonima che nella fatidica riunione di lunedì Zelensky avrebbe chiaramente detto al generale che lo attendeva il licenziamento.
I due avrebbero sfogato le tensioni e i dissapori particolarmente riguardo alla questione mobilitazione. A Zaluzhny sarebbe stata offerta un’altra posizione, che lui ha rifiutato; dicono che piuttosto si ritirerebbe dall’esercito, ma per fare cosa? Forse il presidente dell’Ucraina, essendo stato descritto come possibile successore di Zelensky persino dagli alleati occidentali. Un funzionario governativo e un parlamentare hanno entrambi rivelato che Zelensky aveva in programma già da tempo di farlo fuori, ma è tornato sui suoi passi nel momento in cui la voce ha iniziato a circolare troppo.
Il problema di rendere la rimozione definitiva e ufficiale è che manca ancora un sostituto: l’esercito non può rimanere senza comandante, dunque è impossibile togliere di mezzo Zaluzhny finché non c’è chi ne prenderebbe subito il posto. Quindi il suo licenziamento è solamente rimandato, un po’ come fu per l’ex ministro della Difesa Oleksii Reznikov. Lo scorso anno, a seguito dei tanti scandali di corruzione nel suo dicastero, gli vennero di fatto imposte le dimissioni, che però diventarono effettive soltanto dopo qualche tempo.
Pressioni e smentite
Le smentite alla decisione di Zelensky sono arrivate immediatamente dopo le voci sul licenziamento di Zaluzhny. Sarebbero in bilico anche diversi membri dello staff del generale. Pressato dalle richieste di conferma dalla stampa nazionale e da quella euroatlantica, il portavoce presidenziale Serhiy Nykyforov ha negato tutto, tranne l’incontro fra i due.
Nel corso del vertice il presidente avrebbe detto al generale che gli ucraini sono stanchi della guerra e che i sostenitori occidentali stanno diminuendo drammaticamente i volumi di assistenza e di finanziamento: perciò una nuova figura a capo dell’esercito potrebbe ravvivare gli entusiasmi e ridare slancio alla situazione. Volodymyr Ariev, deputato del partito Solidarietà Europea, denota quale grossa stranezza il fatto che un attore consumato come Zelensky possa essere incappato in un errore di comunicazione talmente grave: L’assenza di comunicazione equivale alla conferma che il problema sussiste.
Lo sbaglio del presidente è evidenziato pure dall’Economist, che lo scorso novembre aveva ottenuto un’intervista esclusiva dal generale Zaluzhny nella quale lo stesso aveva riconosciuto il fallimento della controffensiva e il subentrare di uno stallo con i russi. Zelensky non aveva gradito per niente queste ammissioni e aveva cercato di minimizzare i commenti. Comunque vada, scrive il giornale britannico, il presidente ne esce male: se tiene in carica il generale appare come un debole, ma se lo licenzia farà una brutta figura a causa della pessima gestione della vicenda.
Un rapporto controverso
I problemi fra i due capi non sono certo una novità. Zaluzhny è in carica dal 2021 e nel corso del conflitto la sua popolarità è salita al punto da risultare politicamente una minaccia alla leadership di Zelensky. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è però quella della mobilitazione. Vista dal campo, la guerra si avvia a una sostanziale sconfitta ucraina: per avere qualche chance di riequilibrare i conti Zaluzhny ha chiesto di arruolare un numero enorme di uomini, almeno 500mila.
Ciò comporterebbe non solo un incredibile sforzo organizzativo, ma anche spese gigantesche per l’addestramento, il sostenamento e gli armamenti necessari ai nuovi soldati. E finché USA ed Europa non mandano altri finanziamenti, Zelensky banalmente non ha i soldi per dare al generale ciò che chiede. Al tempo stesso, però, lo pressa per ottenere avanzamenti e vittorie tali da giustificare i proclami di trionfo che nei due anni passati faceva a Washington e a Bruxelles. Ma col tempo aumentano le perdite e dimunuiscono le munizioni, mentre mancano ancora gli aerei per pensare di riacquisire il controllo del cielo.
Zaluzhny è irritato da queste contraddizioni e a inizio gennaio ha sbottato di fronte ai parlamentari: se non riuscite a darmi gli uomini che mi servono, chiedete soldati al resto del mondo oppure andateci voi a combattere. Lunedì avrebbe ribadito il concetto al Ministro della Difesa, facendogli notare che il suo lavoro è quello di dargli i mezzi per combattere, senza i quali altrimenti non può fare nulla.
Chi prenderebbe il posto di Zaluzhny?
Poiché ormai sembra sicuro che Zaluzhny verrà prima o poi licenziato, si fanno i nomi dei probabili successori. Al momento i candidati preferiti da Zelensky sono due. Il primo è il colonnello generale delle forze di terra Oleksandr Syrsky. Militare esperto, è apprezzato per la sua opera intorno alla capitale all’inizio dell’operazione speciale russa e per la controffensiva nella regione di Kharkov nell’autunno del 2022.
Tuttavia non è per nulla amato dai soldati semplici, che non gradiscono il suo stile di comando piuttosto cruento: nella battaglia di Bakhmut, perduta dall’esercito ucraino, ha tenuto a lungo gli uomini sotto il fuoco nemico, di fatto sacrificandoli per difendere posizioni indifendibili. L’altro candidato è il tenente generale Kyrylo Budanov, capo del GUR, l’intelligence del Ministero della Difesa. La sua nomina implicherebbe l’idea di Zelensky di passare a un approccio “asimmetrico” al conflitto. Budanov infatti non è un comandante di prima linea, ma è noto per aver ordinato attacchi in profondità in territorio russo con i droni.
È considerato ambizioso ed enigmatico, essendo a capo dei servizi segreti e avendo probabilmente organizzato azioni omicide contro rivali politici. Si dice che abbia già rifiutato il nuovo incarico di dirigere l’esercito, essendo un compito troppo diverso e oneroso rispetto a ciò che è abituato a fare. Altri dicono invece che non avrebbe la possibilità di negarsi qualora il presidente lo nomini capo delle Forze armate.
Le reazioni dei militari
Le reazioni degli ucraini alla notizia del licenziamento di Zaluzhny sono state immediate. Lo Washington Post riporta il commenti di Oleksandr, comandante di un battaglione dislocato ad est, per il quale non è affatto positivo in questo momento togliere dal suo posto un comandante rispettato e benvoluto dall’80% dell’esercito. E a proposito del successore, Oleksandr prega che non venga scelto proprio Syrsky. Nel complesso il cambio secondo lui sarebbe “una mossa catastrofica” che abbatterebbe il morale sia dei militari che dei cittadini.
A peggiorare la percezione negativa di questa decisione ci sono i dubbi sulle sue reali ragioni: si pensa allora che a Kiev vogliano fare di Zaluzhny il capro espiatorio degli insuccessi militari. Per Andrii, vicecomandante di battaglione, la causa potrebbe essere che al palazzo presidenziale vogliono sentirsi dire che si sta vincendo, che va tutto bene, mentre Zaluzhny dice loro soltanto la verità. Il New York Times riferisce il parere del luogotenente della 101esima Brigata Pavlo Velychko: se viene rimosso un ottimo comandante come Zaluzhny, allora il messaggio che passerà a tutti i ranghi sarà questo: anche se fate bene il vostro lavoro, potrete essere licenziati in qualunque momento e senza alcun motivo plausibile.
I noti dissensi fra Zelensky e il comandante in capo delle Forze ucraine sembrano stati risolti da una drastica decisione del primo. Il presidente ha infatti licenziato il generale dopo un vertice a porte chiuse avvenuto lunedì. Questa scelta non ha stupito nessuno, ma lascia i cittadini sgomenti perché getta ombre scurissime sull’esercito e sull’Ucraina nel suo complesso.
Raccogliere le voci dei protagonisti dalle varie parti del mondo e documentare i numeri reali inerenti ai grandi dossier e questioni d’attualità è il modo migliore e più serio per fare informazione. L’obiettivo finale è fornire gli strumenti ad ogni lettore e lettrice per farsi una propria opinione sui fatti che accadono a livello mondiale.